Derby amaro per il VeneziaMestre

02.09.2018 22:04 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Derby amaro per il VeneziaMestre

2018 odissea per l’Euganeo. Ma più che fantascienza è un film dell’orrore per i sostenitori lagunari il viaggio verso questo primo derby in serie cadetta dopo quasi un ventennio. In un’epoca in cui si può fare la spesa dal divano, ed analizzare persino un pianeta lontano dallo schermo di un computer, centinaia di persone non sono state in grado di acquistare un tagliando (tra i 700 gentilmente offerti per l’occasione), mentre i più fortunati per ottenerlo hanno dovuto affrontare mille peripezie, incluse ore di attesa negli unici due distributori in zona dei fatidici biglietti. Ci si lamenta dei numeri sempre più miseri negli stadi, di una decadenza inesorabile del calcio nostrano, che per quanto i media provino a farci credere non cambierà nemmeno con CR7, per poi rendersi improvvisamente conto che non tutti sono così disposti a trascorrere il proprio tempo libero supplicando per un pass, che magari li costringerà a stare ore sotto un diluvio, tra un controllo di sicurezza e l’altro.

Perché il calcio nel nostro paese dev’essere uno spettacolo per indomiti guerrieri? Perché ci costringono a desistere, ad arrenderci al divano, alle tv? Tacopina ha fiutato le potenzialità di questo prodotto, gli enormi margini di crescita, ma prima di puntare il dito verso la pigrizia di alcuni sedicenti tifosi, farebbe meglio per il bene suo e del suo progetto a comprendere tutte le lacune di un sistema che questa settimana ha dimostrato tutti i suoi, paradossali, limiti. La chiave di volta di una partecipazione non così diffusa sta probabilmente tutta qui presidente, dietro un viaggio della speranza ed uno stadio che costringe a desistere la maggior parte di volenterosi sostenitori serenissimi.

Nonostante tutto, come sempre, la passione Unionista non conosce muri troppo alti, né sentieri troppo impervi, e sono più di seicento gli spettatori giunti dalla laguna per un match sentito ed importante, più per la scia di entusiasmo che potrebbe lasciare un eventuale successo che per gli effettivi tre punti. La curva veneziana è più compatta di quanto si temesse, i due gruppi cantano all’unisono trascinandosi gli uni con gli altri, ed il tricolore arancioneroverde domina il grigio stadio patavino. Poche sorprese negli undici iniziali, con Di Mariano sull’out di sinistra e Citro a completare il duo d’attacco con il giovane Vrioni.

Il VeneziaMestre parte forte, palesando fin dall’avvio un sistema di gioco basato sugli scambi palla a terra tra le punte, per poi liberare le fasce nell’uno contro uno. La corsia di destra suggerirebbe maggior propensione alla fase offensiva, con Falzerano che coadiuvato da Di Mariano sembra poter metter in difficoltà la retroguardia biancoscudata. Si arriva con buona frequenza nella trequarti locale, ma le conclusioni di azione sono forzatamente fumose e troppo elaborate. Vrioni lotta come può ma la stazza non è sufficiente per quel tipo di gioco, mentre Citro corre moltissimo senza però trovare lo spot giusto. Le soluzioni dalla distanza non sono contemplate, Stulac è un ricordo lontano, ed il Padova ha gioco facile nel chiudere i varchi. I palloni alti sono una chimera in quasi ogni settore del campo, e la verve lagunare scema d’improvviso. Alla mezzora il match cambia, con la mediana padovana ad aumentare giri e fisicità, prendendo spesso alle spalle un Bentivoglio troppo timido ed un Pinato ancora indietro di condizione. Il Padova prende metri e l’Unione fatica a trovare contromisure. La zuccata di Ravanelli per il vantaggio biancorosso è il naturale epilogo ad una situazione complicata che la stagione passata sarebbe stata probabilmente affrontata con maggior rabbia ed agonismo.

Si va all’intervallo con i biancoscudati meritatamente in vantaggio ed un VeneziaMestre incapace di cambiare registro. La ripresa ricalca lo stesso schema, e nonostante gli inserimenti di Geijo, Zigoni e Marsura le occasioni si contano con il contagocce. Falzerano dimostra di essere uno dei pochi capaci di sconvolgere i ritmi, ma il resto della squadra sembra troppo compassato per un derby, seppur d’inizio stagione. Mentre il temporale sancisce tuonando la fine del match e dell’estate, le tifoserie lasciano l’Euganeo con morali opposti, ma il tempo per celebrazioni o processi è molto, molto distante.

Perdere un derby, in particolare con i cugini padovani, è sempre doloroso, ed il modo in cui è arrivata la sconfitta non può lasciare sereni i tifosi veneziani. L’assenza di una reazione rabbiosa e veemente, anche in zona panchina, esige una risposta, ma questi ragazzi, questa società e la nostra storia unionista meritano una dimostrazione immediata d’amore. L’entusiasmo delle nostre due città non sarà scalfito da un inizio di stagione in chiaroscuro, i problemi nascono per essere risolti e questa terra ha tutti i mezzi per districare qualsiasi matassa.

Non ci resta che attendere la sfida di venerdì prossimo con il Benevento per mostrare al presidente ed a tutto il paese cosa significhi tifare VeneziaMestre! Avanti Unione!