Domenica da dimenticare in fretta per il VeneziaMestre

24.12.2018 01:45 di Manuel Listuzzi   vedi letture
Domenica da dimenticare in fretta per il VeneziaMestre

Non è bastata nemmeno una buona dose di fortuna al VeneziaMestre per strappare almeno un punticino in quella che alla vigilia si presentava come la grande occasione per il salto di qualità in classifica. Un vero e proprio blackout per la formazione arancioneroverde, apparsa totalmente fuori dal match sotto ogni profilo, da quello tecnico a quello atletico, ma è soprattutto l’atteggiamento mentale a preoccupare maggiormente i sostenitori lagunari. Un passo falso che lascia quasi disorientati gli spettatori giunti al Penzo in questa sfida che come accennato avrebbe potuto aprire spiragli di classifica veramente interessanti per i ragazzi di Zenga, ma che invece ha solo rispolverato antiche paure che sembravano scomparse per sempre.

Il tecnico milanese sceglie ancora una volta una formazione senza prime punte di ruolo, optando per un tridente tutto velocità e fantasia, almeno sulla carta. La mediana è composta da Bentivoglio, Schiavone e Segre, mentre la retroguardia è la classica, in attesa del pieno recupero di Garofalo. L’inizio è di marca arancioneroverde con il tema tattico veneziano basato sulle verticalizzazioni alle spalle dell’imponente ma lenta difesa calabrese. Il palo colpito da Citro in avvio però è solo un’illusione per il popolo unionista che minuto dopo minuto vede la propria squadra perdere di ritmo e di lucidità. Il centrocampo del Cosenza inizia a dominare fisicamente ed i contrasti sono puntualmente vinti dagli ospiti, che neutralizzata l’unica vera arma veneziana costituita da Di Mariano, trovano ampi spazi per attaccare. Le rare ripartenze dei padroni di casa vengono disinnescate da chirurgici falli tattici, spesso sottovalutati dal direttore di gara, mentre la squadra del patron Tacopina  fatica a completare tre passaggi in serie a causa sia della pressione rossoblu, sia della pessima giornata dei propri interpreti in cabina di regia. Gli ospiti alzano il ritmo, quasi sorpresi dalla mancanza di aggressività dei ragazzi di Zenga, e le occasioni iniziano a fioccare. Prima la traversa infatti, poi un clamoroso doppio palo allo scadere graziano il VeneziaMestre, con il doppio fischio dell’arbitro a risuonare quasi come un gong con il pugile stremato alle corde.

Si va all’intervallo tra i sospiri di sollievo del pubblico di Sant’Elena, ma la speranza di una reazione rabbiosa nella ripresa viene disattesa fin dall’avvio, quando l’atteggiamento, inteso anche come linguaggio del corpo, resta lo stesso della prima frazione. Zenga appare quasi frastornato dentro la sua area tecnica, ma i continui rimproveri ai suoi giocatori non sortiscono effetto alcuno. In un pomeriggio in cui sarebbero servite dieci sostituzioni, la scelta dell’uomo ragno ricade dapprima su una variazione tattica, con Garofalo a modellare un 3-5-2, in seguito con l’inserimento di Vrioni per uno spento Citro. Falzerano ritrova così la posizione da mezzala, ma le sue idee continuano ad essere imprecise e troppo personali palesando ben poca tranquillità mentale, chiamata “motivazione” dai più. Un irriconoscibile Bentivoglio sbaglia giocate su giocate e la coppia di attaccanti è costretta a lottare continuamente su palle alte e sporche.

Per la prima volta da quando è giunto in laguna il tecnico milanese decide di non aggredire la partita, scegliendo cambi volti più al riequilibrio tattico che alla ricerca dei tre punti. Almeno fino a quando il Cosenza non trova meritatamente il contropiede giusto, innescato dall’ennesima pessima “intuizione” veneziana, questa volta di Bruscagin, e l’equilibrio si spezza. La reazione arancioneroverde è quasi esclusivamente di nervi, e l’ingresso di Litteri non sblocca la manovra veneziana che trascina allo scadere quella che probabilmente sarà ricordata come la peggior performance del nuovo VeneziaMestre di Walter Zenga, o almeno si spera.

Gli scivoloni nel calcio ci possono stare, in particolare in seguito ad un periodo molto positivo come quello lagunare; ma se prima di Cosenza la mancanza di una vera identità di gioco era stata oscurata dalla grande intensità di squadra e dalle decisive giocate dei singoli, dopo questa domenica dovranno esser prese delle decisioni importanti, in particolare verso quei giocatori che sembrano aver concluso la loro avventura in laguna, almeno dal punto di vista mentale. Rimanendo dell’avviso che la rosa messa a disposizione dal ds Angeloni sia di tutto rispetto, e che le alternative ci siano in quasi ogni zona del campo, bisogna altresì considerare che se si vorrà affrontare con serenità e magari qualsivoglia ambizione il girone di ritorno urgeranno dei ritocchi che, in una categoria come quella cadetta, potrebbero dimostrarsi indispensabili, in particolare a centrocampo ed in avanti.

Nonostante una prestazione negativa però è commovente ammirare come la curva ricordi ai propri beniamini che mai mancherà il loro supporto, e che già dalla prossima trasferta di Pescara saranno pronti a dimostrarlo, colorando con il nostro magico tricolore il grigio stadio abruzzese. Sta ora ai ragazzi di Zenga reagire come ci si aspetta, come undici leoni. Avanti Unione!