Il VeneziaMestre ha bisogno di noi

28.02.2019 12:16 di Manuel Listuzzi   vedi letture
Il VeneziaMestre ha bisogno di noi

E’ difficile trovare le parole in un momento così. I ricordi volano tra le gioie di questi ultimi anni, le promozioni, i successi, una curva caldissima ed un entusiasmo che sembrava essersi riacceso come aspettavamo da più di quindici anni. Il progetto di mr Tacopina aveva ridato speranza a due città adagiate nell’anonimato e nelle memorie di epoche migliori. Ed è la paura a farmi uscire l’inchiostro, è l’angoscia di vedere tutto sfumato ad ispirarmi, è il terrore di perdere l’ultima vera occasione che ora ci deve far trovare l’orgoglio, la rabbia e l’ardire per ricompattare tifoseria, società, allenatore e giocatori per un solo, grande, fine. Il futuro del nostro VeneziaMestre.

Sarà difficile, estremamente difficile, in particolare dopo aver assistito all’ennesimo scempio agonistico andato in onda in questo turno infrasettimanale. La civile contestazione di fine partita suona come inevitabile alla luce di una prestazione volenterosa, ma totalmente acerba, timorosa e sconfortante. Dinnanzi ad un avversario apparso non insuperabile, ma perfettamente conscio dei vasti punti deboli lagunari, Zenga decide di cambiare nuovamente le carte in tavola, disegnando un centrocampo a rombo con Pinato vertice alto ed il giovane Zennaro da mezz’ala. La coppia d’attacco Bocalon e Vrioni traspare come una bocciatura per i due esterni d’attacco visti a Livorno.

L’inizio gara promette bene, con gli arancioneroverdi a dettare ritmi e giocate e gli umbri asserragliati nella propria metà campo. Ma l’equilibrio, la musica del calcio è fondamentale, e quando Schiavone perde il pallone nella zona nevralgica del campo si apre una prateria per i biancorossi che colpiscono con Umar. I padroni di casa subiscono il colpo e tutti i limiti mentali dei ragazzi in maglia nera si palesano nella propria totalità. Le distanze tra i reparti sono grottesche, non ci sono mai scarichi per i playmaker veneziani ed il pressing perugino ha il doppio merito di costringere il VeneziaMestre al lancio lungo ed alla riconquista palla in una zona scoperta e pericolosa. Nemmeno la fortuna gira bene ad i padroni di casa che alla mezzora hanno la possibilità di rimettere le cose a posto su penalty ( sul quale ci si domanda perché il giallo e non il rosso…), ma Bocalon si fa ipnotizzare e si resta sullo 0-1. Gli arancioneroverdi troveranno il pareggio con la zuccata di Segre sul primo cross degno di questo nome, ma tutta la fragilità emotiva ed il difetto di concentrazione di questi ragazzi esploderà solo un minuto più tardi quando gli ospiti troveranno in pantofole la rete del nuovo vantaggio. Nel finale di tempo c’è pure il regalo dell’uno a tre, dando l’impressione di una difesa di esordienti al cospetto di più esperti fuoriquota..

I fischi del Penzo fanno sperare in una reazione, ma nemmeno l’intervallo aiuta i veneti, che nel secondo tempo rischiano di sprofondare sotto i contropiedi biancorossi. La squadra è scossa, quasi allo sbando. La mancanza di personalità di alcuni suoi elementi è palpabile; ci si aspetterebbe di più in particolare da chi il prossimo anno dovrebbe calcare i terreni della massima serie, ma invece nessuno è in grado di portare sulle spalle questa squadra. La volontà non manca, ma le idee scarseggiano come acqua nel deserto. Zenga mette una, due, tre nuove punte ma è la filosofia che è assente, e nemmeno il fortunoso gol del 2 a 3 scuote più di tanto gli arancioneroverdi che da lì in poi non riusciranno nemmeno a rendersi minimamente pericolosi, scatenando la frustrazione di un pubblico che avrebbe almeno meritato l’arrembaggio finale.

Ed ora la situazione è buia, al limite del drammatico per quello che si respira attorno a questa squadra. Ma per noi che abbiamo il cuore a linee arancio e verdi la scelta è molto più semplice. O si contesta, si fischia, si molla e si gongola al suono del “io l’avevo detto”, oppure ci si stringe attorno a questa creatura, che non sarà perfetta, non sarà la più bella e non assomiglia nemmeno lontanamente a ciò che volevamo, ma è la nostra. E’ tutto ciò che ci fa battere il cuore, ci fa infuriare, imprecare e sognare. Ci fa spendere soldi, ci fa distruggere fegato e mobili di casa, ci fa litigare con le compagne ed i compagni, ci fa prendere gli insulti da chi non riesce a comprendere che onore sia tifare per questi colori. Ma ora, in questo preciso momento, ci dobbiamo chiedere che cosa sia per noi il VeneziaMestre, e la risposta non potrà che portarci tutti a Verona a lottare per un sogno. Avanti Unione!