Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

30.11.2021 23:38 di Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

UN PASALIC ADELANTE

ATALANTA - VENEZIAMESTRE 4-0

Quando giovine rampollo della borghesia veneziana mi affacciavo imberbe al magico mondo della dipendenza videoludica, uno dei titoli di maggior consumo era senz’altro il mitologico Iss Pro, progenitore dell’odierno patinatissimo Pes, ma prodotto d’avanguardia nell’allora ristretto panorama della simulazione calcistica. Abitudine quasi quotidiana era che il sottoscritto, accompagnato proprio da quel compagno di merende oggi sodale del gruppo KalkBrenner SPA, passasse i suoi pomeriggi di liceale sfaticato a farsi impartire lezioni di umiltà dall’impietosa intelligenza artificiale del suddetto videogiuoco in modalità 2 vs CPU. Particolarità delle nostre partite era quella di scegliere sempre e comunque squadre scarsissime, ai limiti dell’ingestibile, incuranti delle mille difficoltà e della rabbia vulcanica che ne scaturiva, e felici di assaporare quelle frequenti sconfitte roboanti che all’epoca ci piaceva definire “bagni di umiltà”, che tonificano, purificano, ti rendono migliore dentro. Era bello allora, quando la vita sembrava più semplice, i pomeriggi lunghi e gli impegni risibili. Come dimenticare le rare ma proprio per questo inestimabili perle su punizione del diez cinese Son Junjan? Come non commuoversi dinanzi ad un’improbabile incornata vincente del centravanti degli Emirati Salad, alto un metro e un sogno? O una discesa inarrestabile di Radouan, il Maradona del Nilo? Certo, sono state davvero poche le vittorie della nostra assidua carriera in tandem, ma quanta umiltà, signore e signori! Che lezioni di vita!

Ohibò, dirà lo spaesato lettore, che possa azzeccarci tutto ciò con la cronaca della partita odierna è un dilemma che può risultare astruso. Ma la soluzione più semplice è spesso quella corretta, come suggerì saggiamente Occam mentre si faceva la barba. Prima o poi una sana rumba doveva arrivare, e destino volle che sia arrivata ora, in un infrasettimale su un campo terribile dove in tanti la rumba l’hanno già presa e molti altri la rumba prenderanno. Pazienza, fioi. Prendiamo tempo, facciamo lunghi respiri, annacquiamo lo sciroppo amaro. A nessuno piace vedere la propria squadra del cuore prendere quattro scaloppine meste, e a nessuno piace scriverne a riguardo; e sospetto, da tifoso e assiduo lettore quale solitamente sono, che siano pochi anche coloro a cui a riguardo di queste sconfitte roboanti piaccia leggere. Ma la serie a è così, abbiamo voluto la bici e ora bisogna pedalare. 

E comunque, al di là di un risultato non certo da incorniciare, ci sono un paio di “peccato” che vale la pena menzionare. Peccato innanzitutto perchè nei primi cinque minuti la squadra sembrava scesa in campo col piglio giusto, tanto che si eran già fatti tanti tiri in porta e calci d’angolo a favore quanti se n’eran fatti complessivamente nelle due partite precedenti, e merita uno sprazzo di cronaca l’emozionante stoccata dalla trequarti di Busio, che forse non avrebbe cambiato le sorti del match ma meritava comunque miglior sorte. Peccato poi per la difesa, che dopo una serie di prestazioni davvero di alto livello si è fatta infilzare letteralmente al primo affondo perdendo forse qualche certezza, ma speriamo che sia solo un capogiro passeggero dovuto anche e soprattutto alla folgorante potenza offensiva degli Ugrofinnici. E peccato infine perchè anche l’Atalanta qualcosa lo concede sempre, e tutto sommato un golletto della bandiera si meritava di mettere in saccoccia.

Possiamo rimproverarci qualcosa? Probabile, perchè per fare punti in queste partite non bisogna mai abbassare la tensione e invece in certi momenti è parso che gli avversari potessero tagliuzzarci con la stessa maestria con cui lo Chef Tony tagliava quintali di cibo coi suoi Miracle Blade per poi far sparire tutto in un buco misterioso il cui contenunto avrebbe potuto sfamare una città di medie dimensioni. Probabile anche perchè le occasioni vanno sfruttate, sbagliare gol davanti al portiere è un lusso che dobbiamo lasciare a chi se lo può permettere. E infine, perchè per sopperire al divario tecnico che emerge in queste sfide bisogna metterci una dose massiccia di carogna che, ammettiamolo pure, in alcune uscite nostrane soprattutto in trasferta, vuoi per timidezza vuoi per amarezza è un po’ mancata.

Ma in queste partite c’è poco da dire, bisogna portare i peri a casa e ripartire, perchè non sono certo queste le sconfitte che compromettono il cammino nonostante le dimensioni amare. Come sa bene chi è temprato da mille sconfitte alla playstation, l’umiltà è una virtù ed è necessario saper accettare questi momenti continuando a guardare avanti con fiducia, perchè non si giocherà tutte le domeniche contro le prime quattro della combriccola. Già, e a costo di suonare retorici, ricordiamo che domenica al Penzo ci sarà un avversario contro cui ce la si può giocare, e sono queste le partite dove bisogna fare il tutto esaurito, dove il dodicesimo uomo può realmente fare la differenza. Perciò amici, armarsi di pazienza, vestiario pesante e vin brulè, e avanti tutta verso le gelide lande di Sant’Elena dove il soffio dell’Artico incontra l’insidiosa umidità della laguna, perchè la strada è lunga e per salvarsi c’è bisogno di tutti.

FORZA UNIONE!

IL PAGELLONE:

ROMERO: in una partita quasi ironicamente inoperosa, deve raccogliere una quantità di pere mature che neanche l’uomo Del Monte. Sfodera una buona chiusura in uscita a giochi già fatti, ma sul gol di Koopmeiners osserva la palla che si insacca con l’ammirazione con cui un innamorato osserva una stella cometa la notte di San Lorenzo. BACIO PERUGINA voto: 5,5

MAZZOCCHI: se giocare contro l’Atalanta è un po’ come andare dal dentista, fare il terzino di spinta con un passato da ala contro l’attacco della Dea è un po’ come immergersi nella vasca degli squali con un dito sanguinante. Esce frastornato domandandosi quale sia in fondo il vero senso della vita. JACQUES COUSTEAU voto: 5 – CRNIGOJ: entra per portare alla squadra un qualcosa che poi, cos’è non lo sappiamo nemmeno noi. Ha se non altro il pregio di scaldare i guantoni dello scenografico Musso. CON UN DECA voto: 5,5

CALDARA: reduce da una serie di belle prestazioni, non resiste all’incedere dei ricordi del suo passato e si ritrova a marcare uomini con la garra di quando andava a prendere un gelato passeggiando per Bergamo alta. BERGAMOTTO voto: 5

CECCARONI: per la legge dei grandissimi numeri, capita che anche il nostro ciuffato eroe contemporaneo inciampi in una giornata no. Malvagità del destino vuole che l’epidemia di insufficienze coinvolga un po’ tutti i suoi compari di sventura, al netto della straordinaria e mai troppo sottolineata bravura degli avversari. VENERDI’ 17 voto: 5

HAPS: l’uomo dalle movenze seducenti come un ballo di Joaquin Cortez si esibisce in doppi passi, accelerate e giochi di prestigio che gli avversari si accorgono ben presto si neutralizzino semplicemente rimanendo fermi. Quando poi si tratta di difendere è ospite fisso di Milly Carlucci. ENRIQUE IGLESIAS voto: 5 – SCHNEGG: riemerge dalla dimensione oscura in cui era precipitato per disputare una ventina di minuti dignitosa, con un paio di palle messe in mezzo e la sensazione che tutto sommato non avrebbe sfigurato dall’inizio. LESSIE voto: 6

AMPADU: viene utilizzato con la versatilità di Lino Banfi in “vieni avanti cretino", con risultati simili ma dall’ilarità decisamente più amara. Il giallo che rimedia a partita chiusa e che lo costringerà a saltare il derby rientra tra i peccati da cui si era stati messi in guardia fin dai tempi di Mosè. FILOMEGNA voto: 5

TESSMANN: abbina lo spirito indubbiamente guerriero a una velocità da bradipo assonnato, unita ad una precisione di esecuzione che difficilmente riceverebbe apprezzamento in un monastero benedettino. Si dice che l’impegno prima o poi paghi. LAVORARE CON LENTEZZA voto: 5

BUSIO: utilizzato con frequenza passibile di vertenza sindacale, dopo un tiro scoccato al rosseggiare del match, accusa d’un botto la stanchezza maturata tra partite ravvicinate, voli intercontinentali, passeggiate per Venezia e i corsi di merletto di Burano a cui è stato iscritto per favorire il suo ambientamento. Tutto umanamente molto comprensibile. NUNTEREGGAEPIU’ voto: 5 – PERETZ: entra per dare fiato all’esausto compagno e provare a ribaltare il destino fin qui a lui avverso e per poco ci riesce subito con una inzuccata che si spegne senza troppi perché. Poi gli avversari iniziano a sfrecciargli intorno come scugnizzi di Secondigliano in motorino, umiliando i suoi ritmi ancora sintonizzati sulle sonnolente melodie mediorientali. MURO DEL PIANTO voto: 5

KIYINE: altro giocatore che non fa di velocità e intensità i propri cavalli di battaglia, si culla a colpi di swing che mal si addicono ai ritmi da Teknival selvaggio che alimentano le serate del Gweiss Stadium. NICOLA ARIGLIANO voto: 5 – ARAMU: fiorettista i cui ingressi difficilmente spaccano le partite, si trova catapultato in una maledetta sporca faccenda, venendo travolto da eventi troppo più grandi di lui. AGNELLO DI DIO voto: 5,5

JOHNSEN: ancora alla ricerca della forma perduta assieme ai famosi pezzi di caviglia in uno scontro di diverse settimane fa, più che per le movenze tutt’altro che incisive desta preoccupazione per lo sguardo confuso e stralunato con cui scruta l’orizzonte come una persona che non ha la più pallida idea di che diavolo ci faccia lì. DOTTORE CHIAMI UN DOTTORE voto: 5 – SVOBODA: entra dopo il quarto pomodoro gratin incassato dalla squadra per salvare la pellaccia o quantomeno non trasformare la brutta figura in orrenda umijaccion. Ne esce una rara sufficienza per assenza di prove. NOT IN MY NAME voto: 6

HENRY: è per lungo tempo il migliore dei suoi, specialmente nella prima frazione quando tiene da solo le redini del fronte offensivo sfiorando il gol e beccandosi una serie di randellate, venendo però giudicato poco credibile dall’arbitro per via della stazza e pagando dazio oltre le proprie colpe. RUDY GUEDE voto: 6

ZANETTI: col senno di poi mia nonna sarebbe stata una carriola, Napoleone avrebbe vinto a Waterloo ed Emanuele Filiberto sarebbe stato fermato prima di partecipare al Festival di Sanremo. Imbarcata per imbarcata, forse si sarebbe potuto azzardare un po’ più di turnover, fatta vedere la luce del sole all’esiliato Forte, data una chance a qualche oggetto oscuro. E magari saremmo qui a commentare un match del Roland Garros, più che una consistente sconfitta. SE TELEFONANDO voto: 5,5