Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

23.12.2021 15:24 di Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

QUANDO CI SI FA MALE

VENEZIAMESTRE – LAZIO 1-3

Ai tempi del liceo avevo un professore di ginnastica dalla forte indole didattica. Appena arrivati cambiati in palestra, dopo aver svolto non senza un sincero patimento l’appello, chiudeva soddisfatto il registro prima di dirci le parole che noi tutti aspettavamo più dell’arrivo del nuovo Messia: “bene racazzi, andate a ciocà”. La sua coerenza educativa fu messa alla dura prova dalla notizia, poi rivelatasi infondata, che anche l’educazione fisica sarebbe stata materia d’esame alla maturità. Il poveretto si ritrovò improvvisamente costretto a inserire reali insegnamenti motori al suo programma, cercando di far apprendere ad una banda di debosciati privi di interesse quali eravamo, sport quali “il cetto del peso”, la “ballavolo”, il “lancio tel disco” (con annessa finestra fatta in mille pezzi) e altre amenità. Inutile dire che queste novità vennero accolte dalla classe con ululati, boicottamenti e proteste che non si vedevano dai tempi della battaglia di Valle Giulia, il che rende peraltro umanamente e socialmente comprensibile perché l’egregio Professore fosse solito ripiegare sul libero svago calcistico piuttosto che sull’insegnamento. Non è certo mia intenzione addentrarmi sul tristo ruolo dell’educazione fisica, se così si può chiamare, all’interno del sistema scolastico italiano, da cui deriva poi il fatto che lo sport più praticato in questo paese sia “guardare dal divano altri che fan sport”. Sarei giustamente passibile di ululati di disapprovazione e proteste ancora più veementi di quelli citati poco sopra. Mi basta solo dirvi che, a peggiorare una situazione già esplosiva, vennero tenute delle illuminanti lezioni in classe su argomenti di scienza motoria. Una di queste parlava di contratture e infortuni sportivi in genere e l’assunto base faceva più o meno così (le ripetizioni, seppur inspiegabili, non sono errori di stampa): “quando ci si fa male, male, bisogna fare una corsa lenta, lenta”. E di una bella corsa lenta, lenta avremmo bisogno tutti quanti oggi, perché l’impressione, al di là della forza insospettabile mostrata dalla Lazie dell’ex condottiero napoletano Sarri, è che ci sia fatti male da soli, senza aver dato il massimo fino in fondo, senza neppure averci creduto. C’entra poco l’assenza di Immobile, il buon Maurizio ha purtroppo sempre dato il meglio di sé quando gli è venuto a mancare il goleador da mille e una rete. E consola ancor meno il fatto che ora non si prenda più gol alla fine della partita, perché nelle file arancionervoerdi c’è una nuova tendenza più distruttiva dei balletti su Tik Tok, ovvero quella di subire gol dopo manciate di secondi dall’inizio. Èsuccesso a Genova e tutti abbiamo pensato al caso. Ma quando al minuto due e una manciata di petali di arancio Pedro è riuscito a corricchiare palla al piede per metà del campo, indisturbato come Annibale nella marcia verso l’Italia, prima di tirare una cacarella in porta su cui Romero non ha trovato meglio da fare che cadere a terra senza un lamento e in un solo momento, ecco che la casualità si è vista meno. Nessuno vuole imputare nulla ai ragazzi, che chiudono il girone di andata a +6 sulla terzultima, ma non è arrivato certo il tempo di abbassare la guardia, di essere molli come Malesani, cazzo! Anche perché il resto del primo tempo la squadra ha giocato. Niente di sensazionale, niente da raccontare ai nipotini assieme ai ricordi della Grande Guerra, ma si è stati in partita, cribbio se lo si è stati. E dopo aver fatto una fatica dell’anima il buon Forte, imbeccato come un cuculo di terra di Sumatra dalla solita palla al bacio del Diez Aramu, ha inscenatouna torsione scopadea di testa fulminando scipsciarop Strakoshaper la gioia dei settemila abbondanti del Penzo. La soddisfazione dello Squalo, al primo gol in serie A proprio contro la Lazio, lui vecchio cuore giallorosso, è stata un po’ la soddisfazione di tutti noi, vuoi per l’umiltà con cui ha affrontato la panchina dopo una B da protagonista, ingerendo cacche di tutte le sette tipologie della celeberrima scala di Bristol, vuoi perché comunque gli si vuole bene. Sembrava a quel punto l’inizio dell’ennesima bella favola, ma invece era l’ultima buona notizia di giornata. Perché dopo un finale di primo tempo stagno anche se a leggero predominio laziale, una volta riemersi dall’intervallo i nostri cadevano nuovamente ai principi del secondo tempo, sempre a quel maledettissimo minuto due e un pezzettin del mio codin. Corner di Cataldi, spalla o sbuffata di naso del pastore di genti Acerbi, immobilismo generale dei nostri, incertezza amletica del nostro amico Romero e due a uno per loro. Ora, tra i miei difetti c’è sempre stato quello di essere un po’ restio alle allegorie religiose, forse per la mia indole cinica, fatto sta che tra me e me ho sempre pensato che, pur non essendo certo persona rissosa, mai avrei porto l’altra guancia. Perché ok essere generosi, ma se per grazie divina ad un primo ceffone si può resistere, il secondo ti stende, come peraltro ampiamente dimostrato e documentato su youtubenei vari filmati dei campionati mondiali di sberloni sul muso. Infatti, pur essendoci tanto tempo da giocare, la partita non aveva praticamente più sussulti fino ai titoli di coda. Vuoi perché la Lazio, a differenza nostra, aveva imparato dai suoi errori, e sfoderava una solidità difensiva tanto inconfutabile quanto mai vista finora in campionato, vuoi anche perché i nostri, cambi compresi, sembravano, dopo essere stati splendidamente schiaffeggiati per la seconda volta, chi a corto di fiato, chi di idee, chi di entrambe le cose. Di fatto c’era solo il tempo al minuto 89 per una splendida palla piazzata che Ebuehi dai capelli lunghi un sogno rimetteva in mezzo, incontrando solitudine e indifferenza. Poi Maresca inventava un rosso a Tessman capace di far impallidire quello rimediato da Ampadu e che solo il risultato ospite ormai acquisito farà passare nella soffitta dei ricordi di poco valore. E i nostri, in inferiorità numerica e sbilanciatissimi,prendevano il pero della mestizia dal simpatico Luigi Alberto, che tentava poi di procurarsi un trauma cranico nell’esultanza, sfortunatamente senza esiti positivi. Non c’è più altro da aggiungere della fresca notte umida del Penzo. La fiducia è e deve restare intatta, senza però negare che qualche campanello d’allarme non deve essere sottovalutato. E forse per la prima volta appare inevitabile e doveroso un po’ di sano mercato, che sia di riparazione come sottolineato dal Reverendo Collauto o di redenzione che si preferisca. Ma non siamo noi, umilissimi cazzoni che si dilettano a disquisire in modo faceto del calcio a dover dire chi, cosa o perché vada fatto. Nel frattempo, al piccolo trotto, iniziamo il nostro avvicinamento in quel di Salerno, perché quando ci si fa male, male, bisogna pur sempre fare una corsa lenta, lenta, almeno finché Covid non ci separi.

FORZA RAGAZZI!

IL PAGELLONE

ROMERO: affoga in un bicchierino di grappa tutta l’amarezza di aver subito gol praticamente ad ogni tiro in porta; come tre giorni fa apre le danze cogliendo un’albicocca matura in fondo al sacco, ma se a Genova

responsabilità non ne aveva, l’impressione è che sul tiro di Pedro e sull’angolo del secondo gol i riflessi geriatrici abbiano avuto un loro peso. GAINA VECIA voto 5,5

EBUEHI: schierato ancora a sinistra tenta varie sortite in avanti cercando di impressionare i difensori laziali con la sua acconciatura da guerriero guineano, ma deve migliorare nei cross e nell’uso della cerbottana. MARGE SIMPSON voto 6

CECCARONI: clienti difficili da contenere, rapidi e smaliziati gli uni, colossi di muscoli e arroganza gli altri; pecca ancora forse di un briciolo di malizia, oltre che di un sano istinto omicida quando gli avversari fanno

troppo i fissi. BRAVO TOSO voto 5,5

CALDARA: come il compagno di merende, pecca nella nobile arte dell’omicidio preterintenzionale su Pedro, che andava abbattuto senza troppi complimenti, ma dà comunque un contributo di sostanza nell’arginare le per la verità non frequentissime sortite laziali. MASSIMO CAPUTI voto 6

MAZZOCCHI: corre come un cameriere a capodanno bruciando la fascia per novanta minuti ma senza mai causare troppi grattacapi al cuore della difesa avversaria. OMEOPATICO voto 6

AMPADU: alterna giocate di classe e tanta sostanza a momenti di opacità che ricorda i fogli di carta traslucida con cui si facevano le cartine geografiche alle elementari. Esce dopo aver abbattuto di giustezza un

avversario. MIETITREBBIA voto 6 - SIGURDSSON: reduce dalle prove brillanti contro Ternana e Sampdoria il furetto islandese prova a coronare la fase di crescita ma nella foga tende a scombussolare un po’ tutti,

compagni compresi. COJO COJO voto 5,5

VACCA: onesta partita da geometra del ventre basso del gioco unionista, presente e scattante quanto basta per un’oretta, poi esce per dare spazio a capigliature fresche. LOREAL voto 6 - BUSIO: ingresso impetuoso, tanta voglia e tanti capelli, ma al fin della fiera l’impatto col match è tutt’altro Che devastante. SBORAE IN PETTO voto 5,5

CRNIGOJ: tiene botta fisicamente contro un centrocampo di culturisti ma trovando un antagonista nell’arbitro che gli fischia contro ad ogni sguardo incerto, oggi però dobbiamo fare a meno delle sue proverbiali folate offensive. TEDDYBEAR voto 6 - TESSMANN: entra per le più classiche sportellate a centrocampo, forse un po’ troppo irruento secondo l’arbitro che lo espelle. Se era da rosso lui, il fallo di Pedro su Aramu era da ergastolo. AGNELLO DI DIO voto 5,5

KIYINE: dopo l’exploit di Genova torna a giocare in camicia da notte a scacchi, pantofole e copertina in tinta rosso verde scuro natalizio. Chiamato in panchina dopo 55 minuti per una fetta di torta e una cioccolata. NONNO voto 5,5 - JOHNSEN: con le sue sgroppate palla al piede dà quel tocco di imprevedibilità e rapidità ad un reparto che altrimenti, specie nella ripresa, sembrava giocare sotto narcotici. CAFFE’ BORGHETTI voto 6

FORTE: merita un plauso per l’impegno, la costanza, e per quel gol che sa di derby col quale ci aveva illuso potessimo pareggiare la partita. ROMA CAPOCCIA voto 6,5 - OKEREKE: rientro importante ma senza

acuti da segnalare. BARITONO voto 5,5

ZANETTI: dopo l’ottima prova di Genova sognamo di chiudere in bellezza ma le cose girano male subito e continuano a girare male pure dopo. Quando è così, è dura rimediare, specie se giochi con gente di un certo livello. GUASTARDO voto 6