Reyer, a tutto Spahija: "Con Venezia vogliamo andare avanti nella stessa direzione"

12.06.2024 19:11 di  Giovanni Girardi   vedi letture
Reyer, a tutto Spahija: "Con Venezia vogliamo andare avanti nella stessa direzione"
© foto di Credits: Umana Reyer Venezia

Neven Spahija, l’attuale allenatore della Reyer Venezia, è stato intervistato a Reyer Time, podcast condotto da Steve Giant e Pep Malaguti. Gli inizi a Sebenico, l’esperienza in NBA ed Eurolega per poi arrivare in laguna. I tre hanno fatto un excursus delle vicende di vita e lavoro dell’allenatore da croato.

LE RADICI E L’INIZIO CON PETROVIC:

“Sono nato a Sebenico, una città di pallacanestro con tanto amore per questo sport. In generale, l’ex Jugoslavia è una terra con tanto amore per la pallacanestro da quando la nazionale Jugoslava ha vinto i campionati del mondo. Abbiamo avuto anche grandi allenatori e dirigenti. Inoltre, sono cresciuto con Drazen Petrovic e suo fratello. La mia era una strada già segnata. Drazen era un ragazzo di talento. Lavorava tantissimo, era molto organizzato. C’era tanto equilibrio nella sua vita”.

LA NAZIONALE CROATA:

“Ho allenato la nazionale croata U21. Con loro sono arrivato secondo ai mondiali U21. Poi ho preso la nazionale senior con cui ho fatto due campionati europei. Abbiamo perso agli over time con la Spagna”.

A ROSETO:

“È stata un’esperienza diversa. Ho lavorato con il GM Martinelli, un grande talento. Abbiamo fatto un risultato straordinario, alcuni dicono il migliore nella storia della società. Roseto è diventata una famiglia aggiunta. Sono tornato lì anche con Maccabi”.

L'ESPERIENZA SPAGNOLA:

“L’ACB è una lega competitiva, c’è un livello di pallacanestro molto alto. Penso che sia il miglior campionato nazionale in Europa. Nell’anno che ho fatto a Tau abbiamo vinto la Liga e la Supercoppa, abbiamo giocato la finale di coppa e le final four di Eurolega. Il quintetto del Tau Ceramica è stato il migliore che abbia mai avuto nella mia vita da head coach”. Sull’esperienza a Valencia: “Quella è stata un’esperienza simile a quella che ho avuto in Reyer: sono arrivato a metà stagione, trovando una squadra molto vecchia, ma siamo tornati in Eurolega e abbiamo vinto l’Eurocup. A Valencia ho anche conosciuto Shengelia, che era in foresteria, e de Colo, che ho firmato io”.

IN TURCHIA:

“Con il Fenerbhace invece ho vinto il campionato e la coppa nazionale. Quelle annate hanno dato il via al periodo che ha portato il team tra le top d’Europa”.

NBA:

Sull’ inizio:“Un giorno di giugno mi ha chiamato Budenholzer, lo conosco da 23 anni. Mi ha tenuto un’ora al telefono per poi promettermi che mi avrebbe richiamato in agosto. Non ho dormito per quaranta giorni. Poi mi ha richiamato per chiedermi di lavorare con lui agli Atlanta Hawks”. Su Morant: “Poi sono andato a Memphils, dove ho visto Ja Morant durante un camp. I giocatori stavano giocando a street ball. Lui saltava, aggrediva, non avena un tiro spettacolare, però era un giocatore con un talento che non ho mai più visto nella mia carriera”. Sulla bolla di Orlando: “è stata un’esperienza nuova per tutti. Un giorno mi ha chiamato il mio allenatore e mi ha spiegato la situazione. Mi ha spiegato che dovevamo andare in un hotel in cui potevamo arredare la nostra stanza come volevamo, con tv, letti di qualsiasi misura e cose del genere. Nella mia non ho voluto modifiche, ma ho visto gente cambiare la propria completamente.”

EUROLEGA E NBA:

“Sono due sport diversi. Per fare l’allenatore in uno sport diverso devi essere là, devi andare a studiare là. Inoltre, l’America accetta il talento da tutto il mondo. Mentre a Tel Avv dovevo avere una licenza, nonostante i miei successi pregressi, in America non esistono licenze, se tu hai talento sei il benvenuto. In NBA sono stato assistente. Mi sono piaciuti quei quattro anni, è stata come un’università per me. Mi piace molto anche l’Eurolega, ma sono due sport diversi. Inoltre, in U.S.A è tutto programmato, si guarda sempre al futuro. Qui è un po’ diverso, ho perso il lavoro anche quando ho vinto".

VENEZIA:

“Qui mi trovo benissimo. Siamo una società di altissimo livello. Per quanto riguarda la vita privata, c’è un equilibrio nella mia vita che è importante per un allenatore professionista”. Sul prossimo anno: “Vogliamo andare avanti nella stessa direzione, con un gioco di atletismo, ma vogliamo più esperienza e un po’ più tiro”. Sullo staff: “dietro c’è tanto non solo allenatori. Io parlo con tutti quelli che ci sono nell’organizzazione. Non ho mai preso una decisione da solo. Anche il proprietario Luigi è una persona che vede il mondo in una maniera diversa. Poi c’è Casarin, la sua opinione è molto importante, poi c’è Billio e Molin. Tutto questo aiuta la mia decisione finale. Questa società conosce bene la pallacanestro”.

IL CAMPIONATO ITALIANO:

“È una finale giusta. Milano e Bologna sono le due più grandi squadre in italia, team da Eurolega. Il gap tra squadre italiane è tanto grande. Dobbiamo essere onesti, se uno paga una cosa 10 e tu la paghi 1, puoi vincere, ma quando giochi le partite non è facile. Ma lo sport è anche lavoro, emozioni, tifosi, tutte cose che aiutano a superare una squadra favorita.”

CURIOSITÀ :

Sui top allenatori: “Per me sono Greg Popovich, uno che ha cambiato l’NBA, poi Mike Budenholzen, allenatore con cui ho lavorato e che ha una conoscenza enorme. In Europa Obradovic, un allenatore straordinario. In Italia c’è Ettore Messina, Sergio Scariolo. Non voglio che qualcuno si arrabbi con me perché non l’ho citato, ce ne sono tantissimi”. Sui top giocatori: “Nel mio periodo da assistente in NBA, Paul Millsap, Ja Morant, il terzo forse Horford o Korver. In Europa forse i migliori sono stati quelli del quintetto che ho avuto a Tau, ma ce ne sono tantissimi". Sulle partite più belle della carriera: “Le più belle sono quelle punto a punto in cui vinci qualcosa di importante. Con Roseto abbiamo vinto facile, ma anche a Valencia contro il Barcellona quando abbiamo vinto con il tiro di Rapha Martinez".