Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

28.09.2021 23:21 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

LA SERIE A È BELLA, MA NON CI VIVREI

VENEZIAMESTRE 1 – TORINO 1

Ah, la nostalgia! Parafrasando l’indimenticabile Luigi Guiscardo, rimpiangere i bei tempi andati è un elemento intrinseco e imprescindibile della cultura veneziana, ancora intenta a digerire la fine della Serenissima. Quando poi si parla di pallone, il nobile sentimento del ricordo raggiunge il parossismo e si riesce a sublimare anche un passato più che di vacche magre di autentiche boasse bovine, che da queste parti sono state calpestate e sguazzate fino alle carotidi. E lo ammetto, anche io talvolta ho ceduto alle sirene di chi decanta i fantastici tempi in cui prendevamo sberle dall’Union Quinto, le maglie avevano un arancioneroverde che più arancioneroverde non si può, i giocatori venivano ritenuti extracomunitari se nati più in là di Oderzo e, probabilmente, i treni partivano con puntualità straordinaria. Certo, nessuno mi toglierà le soddisfazioni enogastronomiche vissute alla sagra della Renga di Brugnera di Tamai, i caroselli di Gubbio o l’auto ironico urlo “Campeones” con cui veniva accolta la squadra dopo la vittoria della prestigiosissima “Coppa Chelmet”, roba che il Trofeo Birra Moretti in confronto è il Mundialito. Ma diciamoci la verità, sono tutte cazzate. La serie A è bella. È bello vedere i bacari pieni di tifosi intenti ad affogare la scomodità del Penzo in copiosi bicchieri di vino, è bello respirare la magia che solo le partite importanti regalano, ed è bello vedere un pubblico finalmente numeroso accompagnare i ragazzi in campo per novanta minuti con entusiasmo che da queste parti non si vedeva dai tempi di Alvaro da Nazareth, provincia di Montevideo. E diciamo anche un’altra verità, visto che siamo in vena di confidenze: questo ambiente, includendo tutti gli elementi che lo vanno a costituire, dal magazziniere al tifoso che chiede di abbassare la bandiera, ieri hanno dimostrato che in Serie A ci si può stare. Lo ha dimostrato Zanetti, se mai avesse nulla più da dimostrate alla vita e al calcio dall’alto dei suoi trentotto suonati, schierando una formazione all’apparenza più cervellotica dell’enigma scacchistico della settimana enigmistica. Il nero muove e vince. In questo caso non si è vinto, anzi, si è rischiato parecchio di perdere, quando un Mandragora profumato di Eriberto si involava a partita finita davanti al finlandese dal dente canuto, non trovando per grazia nostra niente di meglio che sparargli una saracca proprio tra gli incisivi bianchissimi. L’attacco leggero composto dal vagabondo Okereke e l’intermittente Eminem di Manuzio Palace ha convinto come no, con il primo a sprecare le occasioni più ghiotte e il secondo a vedersi annullare un gol secondo per bellezza solo a Costantino Vitaliano. Così, dopo un primo tempo in cui le migliori occasioni erano vestite con l’eleganza che solo Fly Nowhere sa regalare, alla prima occasione era il Torino a passare. Schnegg, preso probabilmente ai tempi in cui si cercava al massimo di bissare la storica vittoria del Chelmet di cui sopra, si perdeva tra le calli di Castello lasciando l’istrionico Singo libero di crossare per l’accorrente Brekalo, noto proprietario di una catena di negozi specializzati in bricolage, che insaccava più che soddisfatto. A quel punto però l’Unione reagiva, supportata anche da un pubblico che mai come stasera sembrava viaggiare, per dirla alla Nek, sulle stesse frequenze dei nostri eroi. A un certo punto Kiyine inventava un filtrante più insidioso dello spelling del suo cognome, su cui si avventava il figlio di John, che a sua volta disegnava un tacco magico per l’accorrente Okereke, falciato senza troppi complimenti dal nerboruto Gigi. Rigore è, perché arbitro fischiava e anche espelleva il difensore della Costa d’Avorio con evidenti radici veneziane, che si dirigeva sotto la doccia e poi in Via Garibaldi per un bicchiere scaccia pensieri. Sul dischetto Aramu tirava una scoresa che Milinkovic – Savic, fratello del centrocampista della Lazio, nonché figlio di una donna dal mestiere antichissimo, stando ai complimenti dello stadio, intuiva ma non toccava. Manco mal. A proposito di bei tempi: vi ricordate il povero Zago, forse per qualche istinto masochista, incitare il pubblico dopo un gol? Con il numero 10, ha segnato!!!!!!! LUIIIIII!!!!!! GIOVANNI …. (silenzio)!!! GIOVANNI …. (silenzio)!!! GIOVANNI …. (ma chi casso xe sto Giovanni?). Credetemi, la serie D è una vera merda. Infatti il Penzo esplodeva con un A-RA-MU che aveva la forza di ben oltre i quasi 5.000 presenti. C’era ancora da giocare, ma di fatto tutto accadeva nell’ultimo minuto di recupero, dopo una punizione conquistata dal tardivo (che mi perdoni l’Altissimo Zanetti per questo) ingresso del catafalco Henry. L’uomo dalle mille “I” calciava una palla insidiosa che non toccava nessuno, poi ci provava Mazzocchi con una ciabattata griffata De Fonseca, partiva un contropiede fulminante che colui che governa il calcio dai cieli riteneva evidentemente troppo anche per i nostri ingenui ragazzotti. Parata in salsa ugro finnica e fischio finale, con bagno di applausi (meritato) per i nostri prodi. Un buon punto, come insegnerebbe l’indimenticato Gianfranco Bellotto. Il Torino non è lo scapestrato Toro Loco che cantava Pelù. E in questa categoria tutti i punti pesano. Ora si va in Sardegna da Mazzarri e la sua boy band. Sarà dura, non decisiva. Ma è l’occasione giusta per confermare il nostro processo di crescita.

FORZA RAGAZZI!

IL PAGELLONE

MAENPAA: è il 94esimo e la reincarnazione di Eriberto si lancia a tu per tu con Denti Bianchissimi, risvegliando i ben vividi presagi d’orrore spezzini, ma stavolta lui ci mette una parata di disperazione regalandoci un lunedì sera sereno. A coronamento di una prestazione solida come l’economia finlandese. SAN NIKI DA ESPOO voto 6,5

SCHNEGG: ingeneroso stigmatizzare sulla sua voragine in occasione del gol granata dove si fa infilare da Singo come un grissino nel tonno Riomare; tra una ciabattata e l’altra fin lì se l’era anche cavata, ma in generale c’è bisogno di qualcosa di più. WAKE ME HAPS WHEN SEPTEMBER ENDS voto 5 - EBUEHI: prende il posto del compagno esiliando Mazzocchi sulla sinistra, dando libero sfogo al volteggiare gagliardo delle sue treccine. L’OREAL voto 6

CECCARONI: se avesse avuto la testa un po’ più grande, oltre ad essere vagamente deforme forse sarebbe anche riuscito a spizzare quel tanto che bastava la punizione di Kiyine nel finale; ahimè cranicamente normodotato, deve accontentarsi di una ennesima prestazione solida e di un tentato omicidio su Mandragora. TADDEO voto 6,5

SVOBODA: si ritaglia una serata da protagonista ritornando sui suoi proverbiali livelli asburgici. Un talento da valorizzare. DIE MAUER voto 6,5

MAZZOCCHI: in difesa ha preso le misure, in avanti si propone ma gli spazi sono intasati dalla densità muscolare dei tignosissimi uomini di Juric; nel finale ci emoziona con un tiro al volo ma il colpo esplode in canna. JIGEN voto 6

VACCA: giocoliere, palleggiatore, mastino, danzatore del ventre, chi più ne ha più ne metta; alcune giocate sopraffine, alcune fantasiose aperture per il guardalinee, poi il solito crac. Speriamo non sia nulla. IPHONE voto 6 - AMPADU: gettato nella mischia in mediana con grande sorpresa dei più, gioca una partita difficile da valutare per la meschina ragione che il sottoscritto deve ancora imparare a riconoscerlo tra gli altri. La sua acconciatura avrebbe senz’altro aiutato. Di questi tempi, il fatto che non lo si sia notato molto è già di per sè positivo. GREY EMINENCE voto 6

CRNIGOJ: il gigante buono riscopre il significato della parola qualità e gioca un match ordinato dipingendo anche un paio di cross da leccarsi i baffi; speriamo continui su questa strada perchè là in mezzo c’è bisogno di ciccia. KAKUNI voto 6 - ARAMU: entra nell’ovazione del Penzo e dopo un paio di punizioni in curva si prende la responsabilità di incornare il Toro segnando il suo primo gol in serie a. MATADOR voto 6,5 

BUSIO: tocco vellutato, gestione dei ritmi, istinto omicida, il ragazzo ha tutto quello che serve per sfondare; forse finora gli è mancato solo quel filo di arroganza per tentare giocate più decisive. THE YOUNG PÒPE  voto 6,5 - FIORDILINO: gradito rientro a centrocampo, giusto in tempo per un finale di paura e delirio. JOHNNY DEPP sv

KIYINE: contava di farsi un sonnellino in panchina, invece è il primo ad essere sopreso dal dover partire titolare, alternando giocate di qualità a momenti in cui sembra appisolarsi palla al piede; gli episodi depongono a suo favore: sua l’imbucata che porta al rigore, sua la punizione al 94esimo che per poco non beffava il portiere avversario. ASSOLTO voto 6 

OKEREKE: il talento nigeriano sembra intenzionato a segnare solo partendo da un centinaio di metri dalla porta, infatti nel primo tempo decide di graziare Milinkovic-Savic sparacchiando alto di testa da due passi, poi nella ripresa prima di poter decidere se buttarla dentro o no viene steso senza complimenti da Gigi guadagnando il rigore più evidente degli ultimi dieci anni di serie a. Nel complesso tanta quantità e sprazzi onirici di qualità. SIGMUND FREUD voto 6,5

JOHNSEN: una volta che la butta dentro glielo annullano, ma lui non si scompone e corre come Spirit dall’inizio alla fine, impreziosendo la sua prestazione con l’enjambement di tacco decisivo per procurare il rigore del pari. Boccheggia nel finale. SILURO DEL PO voto 6,5 - HENRY: cinque minuti di legnate, procura una punizione che poteva mandarci nell’empireo ma che poi finisce con l’illuminare il cielo di bestemmie fino al sollievo finale. IO SONO GROOT sv

ZANETTI: sorprende anche se stesso schierando una formazione inedita che quando leggiamo ci lascia sgomenti per qualche minuto. Poi ritorna la fede, e infatti i ragazzi danno prova di solidità anche se non brillano davanti. Alla fine arriva un punto che va benissimo, purchè gli si dia continuità. JOKER voto 6,5