L'inesperienza del Venezia, il talento di Busio e Cuisance stritolato dalla crisi di risultati

07.05.2022 15:14 di  Pierangelo Rubin   vedi letture
L'inesperienza del Venezia, il talento di Busio e Cuisance stritolato dalla crisi di risultati

La stagione sta per concludersi e indipendentemente da come finirà è tempo di bilanci anche in casa arancioneroverde. Due giocatori, al momento del loro acquisto, destavano particolare curiosità: lo statunitense Gianluca Busio e il transalpino Michaël Cuisance. Come è stata la loro esperienza con la maglia del Venezia?

BUSIO Fin dal suo arrivo non è stato accolto come un oggetto misterioso come sarebbe accaduto nemmeno tanti decenni fa vista la nazione di provenienza. Nell’odierno calcio globale ogni singolo calciatore è monitorato e il popolo arancioneroverde sapeva che lo statunitense aveva ottimi numeri, nonostante la giovanissima età (compirà 20 anni il prossimo 28 corrente mese, non bisogna dimenticarlo). Zanetti non ha avuto problemi nell’utilizzarlo sin da subito e già alla seconda di campionato (trasferta a Udine) l’americano è sceso in campo titolare. Alla terza presenza con il club (contro lo Spezia, primo turno casalingo veneziano dopo 19 anni) Gianluca ha sfornato l’assist per il momentaneo pareggio di Ceccaroni: da trenta metri ha scodellato in area su punizione un assist teso e preciso che ha permesso al difensore di pareggiare. Al settimo turno (a Cagliari) in pieno recupero un suo tiro, sporcato da un tocco di Cáceres, ha regalato un punto ai suoi. Alla decima giornata Busio ha servito l’assist a Okereke per il gol-vittoria. Si era verso la fine dello scorso anno, la squadra navigava con una certa tranquillità sopra la zona retrocessione e Busio, al di là dei numeri, aveva collezionato sovente buone prestazioni, tantoché a inizio 2022 il suo nome iniziò a essere gettonato e chiacchierato dai vari esperti di mercato. Il Venezia era una delle maggiori sorprese della Serie A e Gianluca ne era uno dei giocatori più in vista. Ma di lì a breve le cose sono iniziate a precipitare. Filotto di sconfitte, addio sogni di gloria e, soprattutto addio a Paolo Zanetti. E Gianluca Busio? Like a rolling stone… L’americano ha iniziato a perdere sempre più protagonismo e incisività negli incontri sino a scomparire quasi del tutto, come accaduto a Salerno. Ma come già sottolineato: non ha nemmeno 20 anni, davvero ci si poteva aspettare di più da un ragazzo digiuno di calcio italiano proveniente dal campionato statunitense? 

CUISANCE Situazione completamente differente per il francese ventiduenne ex Bayern e OM, quindi con un discreto bagaglio di esperienza in più rispetto al compagno di reparto d’oltreoceano. Inoltre Michaël, poveraccio (senza nessuna ironia), è arrivato proprio all’inizio di una crisi di cui nemmeno ora a distanza di mesi si vede la fine, e di cui non ha sostanzialmente colpa. I primi caps (in casa contro Milan ed Empoli a gennaio) in maglia arancioneroverde sono stati da dimenticare. Contro l’Inter ha sciorinato una prestazione sicuramente migliore, così come con il Toro, quando il Venezia ha raccolto l’ultima vittoria, fin qui, della stagione. Da allora Cuisance quando è stato chiamato in causa, vale a dire per gran parte del girone di ritorno, ha alternato sufficienze piene, stiracchiate a insufficienze, a volte gravi. Una discontinuità di rendimento spiegabile anche e soprattutto con l’andazzo della compagine, ma non solo. 

Non sempre un acquisto è sbagliato. A volte sono sbagliate le tempistiche. Nell’estate del 2002 il presidente Gaspart del Barcellona strappò Román Riquelme al Boca. Il massimo dirigente del club non si era consultato con l’allenatore Van Gaal che subito dopo la presentazione dell’argentino confessò al giocatore di non aver chiesto il suo acquisto e di non saper che fare di un trequartista raffinatissimo come lui. Román passò un anno travagliato e nell’estate successiva si traferì al Villareal. 
Il Venezia al suo ritorno in Seria A dopo un ventennio aveva davvero bisogno di Busio e Cuisance? Non si sta discutendo l’innegabile valore dei due, ma piuttosto delle necessità urgenti di una squadra che doveva fortissimamente lottare per permanere nella massima serie e che aveva soprattutto bisogno di esperienza. Un diciannovenne alla sua prima esperienza nel calcio europeo e un francesino in cerca di rilancio erano credibilmente gli uomini giusti nel posto giusto al momento giusto? Al lettore l’ardua risposta.