Venezia, Vanoli: "Dobbiamo continuare a dimostrare, ora iniziano esami diversi"

01.12.2023 16:55 di  Davide Marchiol  Twitter:    vedi letture
Venezia, Vanoli: "Dobbiamo continuare a dimostrare, ora iniziano esami diversi"

Mister Paolo Vanoli ha inquadrato la sfida di domani tra Venezia e Ascoli. Queste le sue parole in conferenza stampa.

Pohjanpalo come sta? Gli altri tutti bene?

“Joel sta recuperando bene, era una cosa meno importante del previsto, siamo stati fortunati. Questo ci permette di farlo respirare e di farlo lavorare per rigenerarlo. Tornerà più fresco e più forte di prima. Gli altri tutti bene a parte Olivieri che ha avuto questo piccolo fastidio al flessore, si è aggiunto un piccolo fastidio per Sverko, stiamo valutando ora se portarlo in panchina o aspettare la prossima”.

Contro l’Ascoli nuovo incontro con Castori:

“L’Ascoli ha un allenatore che stimo, che conosce benissimo la categoria, è un allenatore che vive molto di intensità, di corsa, sarà una partita completamente diversa rispetto a quella di Bari. Lo abbiamo visto con il Perugia, ci ha messo molto in difficoltà sulle seconde palle e sull’aggressività, non eravamo bravi a gestire quelle gare lì. Oggi dovremo essere bravi ad affrontare un altro tipo di partita, non sarà come la gara con il Bari così come non sarà come quella con la Cremonese, sarà una gara diversa dalle altre, dovremo essere bravi nei primi venti minuti a restare compatti e cattivi. Il nostro pubblico ha risposto per l’ennesima volta in maniera ottima e questo ci spingerà a fare un’altra grande prestazione. Loro giocano diretti su due punte, le maggior parte delle azioni partono dalla riconquista della palla, un calcio diverso da quello che affrontiamo di solito e dovremo essere bravi a gestirlo. Basta vedere il curriculum di Castori, ha vinto campionati, sa fare benissimo questo tipo di calcio e per questo lo stimo”.

Un altro difensore ko:

“Non mi guardo mai indietro, non mi piango addosso, all’inizio ho detto che il reparto difensivo era quello che necessitava più attenzioni era la difesa. Ci sono state delle defezioni che nessuno poteva prevedere, penso a Idzes, l’altro è Svoboda. Sono venute a mancare non per colpa nostra. Quando lavori con un gruppo così però ci si fida di tutti, se ci sarà bisogno di Busato utilizzerò Busato, è un sogno anche per lui e se scenderà in campo tutti gli altri suoi compagni lo aiuteranno, inutile guardarsi indietro ma bisogna guardare sempre avanti, pensando che le difficoltà si superano con il lavoro”.

C’è un po’ di accanimento lato infortuni:

“Nell’arco della stagione ci sono dei momenti delicati, l’infortunio tra freddo, impegni con le nazionali, può essere sempre dietro l’angolo. Ho la fortuna di avere un gruppo dove tutti vogliono dimostrare, penso per esempio a Gytkjaer che ha fatto un’ottima prestazione. Quando uno gioca e ha questo rendimento diventa importante per tutta la squadra. Per Sverko è più che altro un proforma per non rischiarlo per la partita decisiva calcolando la situazione dei difensori, forzandolo rischieremmo qualcosa. Dopo tanto tempo è il primo periodo in cui gioca con continuità, sono acciacchi di assestamento che un po’ alla volta devi mentalizzare”.

TVS Giuseppe Malaguti – A che punto è Joronen?

“Gioca Joronen. Non è che Bertinato è inferiore, anzi pensavate che a Bari ci sarebbe stato Joronen e invece ho schierato Bruno. Ho parlato a entrambi, Jesse era rientrato da una sola settimana. Ora è pronto, però sono felice per Bertinato perché si è meritato questa vetrina importante, ha dimostrato di essere una pedina importante e lo sa, perché l’anno scorso ha fatto la stessa cosa. Questa è un'altra parte del processo che porta un gruppo a essere forte”.

Dembele sta scalando le gerarchie:

“Un ragazzo che ha potenzialità, al primo anno di B dopo la Primavera. Ha fatto il ritiro con il Torino, è un ragazzo giovane che mi ha fatto vedere delle cose e non ho problemi a metterlo in campo. Il gol è merito suo, del suo lavoro e di come si è calato in campo. E’ ben voluto dal gruppo, è alla sua prima esperienza, mi dispiace che non sia nostro, una società come il Venezia, e spero che in prospettiva futura ci si possa lavorare e ne parliamo con il direttore, non deve lavorare per gli altri. Però sono contento di lui, è un ragazzo con potenzialità. A me Antonio e Dembelè su quella fascia piacciono tanto. Anche Candela è cresciuto in maniera esponenziale, come successo con Jajalo purtroppo quando voglio provare qualcosa mi trovo in emergenza. L’importante è non perdere filosofia e idee, poi fa la differenza l’interpretazione del gioco e l’identità. A Bari avete poi visto che uno come Jajalo quando entra determina molto”.

Sono ormai diversi i giocatori cresciuti sotto la sua gestione:

“Personalmente come allenatore penso sia l’orgoglio principale. Oltre a mettere in mostra le tue idee c’è anche la crescita del singolo. Ho fatto otto anni di nazionale a contatto con giovani, vedere la crescita di un giovane è la cosa più bella. Poi dipende sempre dagli obiettivi della società, gli obiettivi di questa società prevedevano la ristrutturazione e quando abbiamo parlato del contratto abbiamo parlato anche della valorizzazione dei giovani. Poi è normale che in tutto questo si debba pensare anche ai risultati. In mezzo al campo abbiamo ragazzi giovani, siamo riusciti io e il mio staff a fargli capire la filosofia del lavoro e come si diventa grandi, lavorando, con sacrifici, spero di avergli fatto capire che questo è il loro lavoro. Poi dopo c’è il campo, ma di questo per ora sono veramente felice”.

 Sulla visita di Sacchi a Ca’ Venezia e l’incontro con un suo vecchio mentore:

“Penso che anche per il Venezia debba essere un orgoglio la visita di una persona così, ho avuto l’onore e la fortuna di potergli stare vicino, prima come osservatore, poi sul campo come collaboratore e tecnico. Quando stai vicino a una persona che ha avuto successo, che ha cambiato il mondo del calcio c’è solo da ascoltare e imparare. Nel mio computer penso ci siano tutte le parole che ha detto negli otto anni in cui eravamo in nazionale, ogni tanto le ritiro fuori. Parliamo di una persona inarrivabile”.

Ora esami da capolista:

“La parola capolista non mi piace, la parola consapevolezza di dimostrare invece mi piace. A volte le parole le porta via il vento. Oggi ai ragazzi non bisogna fare i complimenti perché sono primi in classifica, ma perché con il lavoro sono arrivati lassù. Ora inizia la seconda parte, con esami diversi, vedremo quando saremo pronti. La classifica non mi interessa, la faccio vedere solo per un paragone rispetto a dove eravamo l’anno scorso e per fargli vedere con il lavoro dove siamo arrivati. Lavorando, sacrificandoci e con il rispetto dei propri compagni si fanno risultati. Qualsiasi giocatore che arriva qua dev’essere ambizioso. Poi c’è il lavoro, ho imparato nella vita che i sacrifici, anche nei momenti bui, pagheranno. L’ho detto anche a Olivieri, questo è un momento difficile per lui, ma dobbiamo stargli vicino, tornerà in pista e ci darà una mano. La classifica è più giornalistica. Se arriva una sconfitta non siamo né a nove mesi fa quando eravamo scarsi, così come non siamo fenomeni, non siamo stati costruiti per vincere subito. Noi arriviamo al campo con l’idea di lavorare e migliorare sempre, dai giocatori al giardiniere e all’addetto stampa. In primis sono severo con me stesso, poi tutti devono crescere”.