Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “
THEO GAVEVO DITO MI
AC MILAN - VENEZIAMESTRE 2-0
San Siro. La Scala del calcio. Il Calatrava dei ponti. Il Gerard Depardieu dei nasi. Immagini di tribune immense che spiovono come fiordi su un prato verde che sembra piccolo piccolo. I social e whatsapp inondati di testimonianze audiovisive da quei quattrocento intrepidi arrivati fino a Milano per questa serata di calcio infrasettimanale. Tra loro, ahimè, chi vi scrive con grande rammarico non ha potuto esserci, a causa dell’onda travolgente di impegni, mansioni, affetti e vicissitudini che taluni chiamano vita. Un vero peccato, perchè stasera al di là del risultato era un vero appuntamento con la storia. La nostra storia, quella dei nostri colori, risorti e ritornati sotto i riflettori, e consacrati dagli undici fioi che vestiti di arancioneroverde (almeno simbolicamente, si fa per dire) hanno calcato l’erba del Giuseppe Meazza.
E allora visto che di Scala si tratta, era giusto presentarsi con indosso il vestito buono, per l’occasione individuato nello splendido omaggio alla laguna della nostra terza maglia, e tentar per quanto possibile di tener fede alle parole di mister Zanetti: non siamo venuti qui per fare le comparse, per stare a guardare, e fungere da colorata coreografia per abbellire la serata di festa rossonera. Ce l’abbiamo fatta? In un certo senso sì. Di grattacapi agli amici indiavolati ne abbiamo creati non pochi. Per un tempo e mezzo il funambolico Milan di Pioli controlla sì la partita, ma non riesce a trovare quasi nessuno spiraglio nelle barricate arancioneroverdi, frutto di una prestazione difensiva davvero buona. E questo è forse il dato più confortante delle ultime uscite di campionato, dove sembriamo aver trovato un senso ad una fase difensiva che fino ad Udine, come direbbe Vasco, un senso non ce l’aveva.
Si poteva fare di più? Forse, perchè al netto di una prestazione difensiva positiva, in altre situazioni ci si poteva forse barcamenare meglio: qualche palla che scotta tra i piedi, qualche giocata alla bite de chien, qualche scelta sventurata. Alcuni titolari decisamente sottotono, in particolare un affamatissimo Peretz che ancora appesantito dai falafel del fine settimana non ha disdegnato di divorarsi l’unica grande occasione della nostra partita tuffandosi goffamente su un pallone che volava basso a due metri dalla porta avversaria; un isolatissimo Forte che ha passato cinquanta minuti in tasca ai difensori del Milan; e un testardissimo Johnsen che voleva spaccare tutto ma che alla fine ha dovuto accontentarsi di una pacca sulla spalla del mister dopo la doverosa sostituzione.
Per contro, oltre alla buona prova dei difensori compreso il criogeneticamente testato Molinaro, 50 anni di garanzia in comode rate, e per un’oretta anche di Ebuehi, signore indiscusso delle treccine, va segnalata la prova coi baffi del nostro Antonio Junior, e del suo giovane paggetto Busio, apparso uno dei pochi, se non l’unico, ad avere quel mix di tasso tecnico, coraggio e arroganza necessari per provare ad arrabattare calcio al cospetto della corazzata milanese.
Volendo fare due righe di cronaca, potremmo sintetizzare così. Ci sono state due partite: la prima, quella senza Theo Hernandez, è finita zero a zero con pochi sussulti, qualche svolazzo di Leao, qualche fiammata di Rebic, qualche fischio ab minchiam dell’arbitro; la seconda, quella con Theo Hernandez, l’ha vinta il Milan. Potremmo dire che Pioli l’ha sbloccata grazie ai cambi, ma per onestà intellettuale dobbiamo sottolineare che è difficile sbagliare i cambi quando hai in campo l’ottimo Ballo-Tourè, più famoso per i suoi anni di onorata carriera come bassista e spalla di Cesare Cremonini che non per le sue doti da terzino, ed in panchina intanto si gigioneggia forse il terzino più forte del campionato dopo il forfait di Hakimi e quello di Letizia. Insomma, il primo gol viene da un cross di Willy il principe di Bennacer su cui l’ossigenatissimo fuoriclasse rossonero fa una sponda volante per l’accorrente Diaz, e trac. Pochi minuti dopo, il ragazzotto belga aspirante fuoriclasse ossigenatissimo dal nome più difficile di quello di Haps, entrato al posto di un Florenzi più prevedibile di un film di Pieraccioni, seminava panico e avversari e serviva proprio al suo mentore francospagnolo la palla del due a zero. Il resto era solo un trascinarsi stanco verso il triplice fischio.
Ci abbiamo provato, è andata così. Pazienza. Da domani, testa alla prossima. Lunedi sera al Penzo ci sarà il rognosissimo Toro del rognosissimo Juric; cinque partite se ne sono andate e con loro se ne va l’età dei calzoni corti e dei buffetti e arriva l’ora di cominciare a macinare per mettere il grano nei silos, perchè la classifica non rimarrà piatta per sempre e ogni punto può essere fondamentale. Forza ragazzi!
Crederghe!
FORZA UNIONE
IL PAGELLONE
MÄEMPÄÄ: andare a San Siro e passare una serata di contemplazione è tanta roba, ma denti bianchissimi prende il tutto troppo alla lettera e decide di non solcare per nessuna ragione al mondo la linea di porta, regalando ad ogni cross momenti di vero terrore specialmente a chi alberga in piccionaia. RUBY RUBACUORI voto: 6
EBUEHI: le sue propulsioni vanno a scontrarsi contro i mulini a vento di due piedi grezzi come lo zucchero integrale di canna della foresta pluviale. Una foga che meriterebbe comunque fiducia, se non fosse che sul gol del vantaggio avversario non è esattamente impeccabile. DON CHICOTTE voto: 5,5 – MAZZOCCHI: entra per dare vivacità alla fase offensiva e in parte ci riesce, anche se i padroni di casa hanno tirato un po’ i remi in barca. IDROLITINA voto: 6
CALDARA: mette grembiule, cartella e porta la mela al maestro, facendo una partita da studente modello nella scala del calcio. Si intravede che da quelle parti non ci era capitato proprio per caso. SECCHIONE voto: 6
CECCARONI: onestà e senso delle istituzioni, svolge la funzione con grande equilibrio senza lasciarsi andare a particolari entusiasmi. MATTARELLA voto: 6
MOLINARO: all’età di una sequoia della Sierra Nevada si trova a giocare una partita da protagonista sfoderando una prestazione di concretezza disarmante, vedendo nella linea di rigore della propria area il limite invalicabile del mondo conosciuto. ENRICO LA TALPA voto: 6
PERETZ: la classe che l’ha reso l’incontrastato secondo migliore giocatore della terra del latte e del miele è indiscutibile, ma la lentezza di esecuzione è tale che di fatto la palla finisce sempre agli avversari.
BRADIPO voto: 5 – CRNIGOJ: entra con l’intento di fare tanta legna per il duro inverno degli ultimi trenta minuti, ma non ne passano dieci che la strada si fa subito dannatamente in salita. Da lì in poi più nulla da segnalare. EREMITA voto: 6
VACCA: il sobrio trottolino di Scampia fa anche questa sera la sua porca figura, arrivando addirittura a giocare ottanta minuti filati, che per lui è come attraversare il deserto a piedi. MARCO POLO voto: 6,5 – TESSMANN: entra pochi minuti in cui prende tante di quelle saccagnate mentali da mandare in tilt un pugile affermato, con gli avversari che sbucano da tutte le parti. Non diamo voto per puro spirito Ghandiano. BULLIZZATO voto: sv
BUSIO: il talentuoso wonder boy da Sperma Verde City gioca con incredibile personalità e maturità, dimostrando di essere forse il migliore elemento della rosa di Sir Zanetti. HARE KRISHNA voto: 6
JOHNSEN: partita da dimenticare per la renna bionda dell’alta Scandinavia, che arriva in ritardo su qualsiasi pallone specialmente nel primo tempo. Appena inizia a dare qualche timido segnale di ripresa, viene spedito a farsi una doccia calda scaccia pensieri. Cose che capitano. JUST MY IMMAGINATION voto: 5 – OKEREKE: entra quando gli invitati del ballo del Re se ne stanno già andando e il free drink ha chiuso già da un pezzo. Scrocca una sigaretta ad un cameriere e se ne va. ROTTA PER CASA DI DIO voto: sv
FORTE: nell’ingrato ruolo di dover dimostrare qualcosa proprio a San Siro, subisce l’inedita fisicità di Gabbia e strega cattiva che non gli fanno vedere praticamente un pallone rinchiudendolo in una torre. RAPERONZOLO voto: 5,5 – HENRY: non fa nulla che possa venire ricordato ai posteri, ma la squadra dopo il suo ingresso inizia quantomeno a salire con più insistenza, seppur senza creare grattacapi. Di questi tempi è grasso colato al pepe verde. ROADHOUSE voto: 6
ARAMU: ci si aspetta sempre molto da lui, anche perché è tra i pochi a poter inventare la giocata o il passaggio risolutivo nell’arco della partita. Di fatto c’è tanta voglia di fare, ma il risultato è un po’ fanfarone. ZAMPOGNARO voto: 5,5
ZANETTI: sembra un po’ uno dei protagonisti di La febbre dell’Oro di DMax, setacciando senza sosta pietre fangose in cerca di pepite d’oro. Forse alla fine la qualità è molto meno di quella che ci si aspettava, ma impegno e cuore ci sono e il Mister in questi casi può fare la differenza. KLONDIKE voto: 6