La sottile linea che unisce Venezia e Firenze

22.09.2022 15:30 di Manuel Listuzzi   vedi letture
La sottile linea che unisce Venezia e Firenze

C’è un filo conduttore che lega due delle più belle città del mondo e che va al di là della personale simpatia sportiva di chi vi scrive. E’ come se VeneziaMestre e Fiorentina viaggiassero su due binari paralleli, in cui sia i passi avanti che gli ostacoli sul percorso di crescita dei due capoluoghi fossero in qualche modo marchiati da uno stile, da un modo di fare sport ed affari che piano piano stiamo imparando a conoscere. Con le chiare e dovute proporzioni infatti, le due piazze stanno passando un periodo per certi versi simile, con un’iniziale entusiasmo che è via via precipitato insieme ai sogni di gloria nel giro di pochi mesi. Per cui proviamo a tracciare insieme queste similitudini per tentare di dipanare un minimo la nebbia che avvolge negli ultimi tempi le due società di proprietà a stelle e strisce.

Punto numero uno: il trattamento riservato alle bandiere. Mentre in laguna infatti si sta ancora discutendo sull’epurazione dei miti locali Poggi e Collauto, cirtiche inasprite dai risultati scadenti della nuova gestione, a Firenze tiene banco la questione Antognoni, che dalle pagine dei giornali lascia intendere senza troppi giri di parole come la sua figura fosse troppo impegnativa per una società, quella viola, che preferiva mantenere un distacco più netto dalla propria tifoseria, sacrificando così la “mediazione” dell’ex campione del mondo con una piazza piuttosto complicata. Discorso che qui a Venezia suona piuttosto familiare..

Punto due: gli investimenti sulle infrastrutture. Fin dagli albori delle due società è apparso subito chiaro a tutti come le reali priorità dei due gruppi fossero prettamente economiche e legate agli impianti da costruire o rinnovare. Se a Firenze il  piano Commisso del nuovo stadio ha trovato la netta opposizione del consiglio comunale e dei Beni Culturali che hanno impedito la demolizione del Franchi, a Venezia il progetto è deragliato sui costi di una cattedrale a Tessera, in particolare in seguito all’epidemia. Entrambi i presidenti hanno tuttavia trovato un’alternativa con il mega prospetto del Viola Park (spesa di circa 110 milioni di euro) alle porte del capoluogo fiorentino, e del nuovo Taliercio a Mestre (5 milioni circa) , progettato ed in via di conclusione grazie, si dice, all’aiuto di finanziatori locali e  non.

Punto numero tre, forse il più curioso: la comunicazione. Se c’è una cosa che vista dall’esterno accomuna di più le due società è probabilmente la gestione del rapporto con la piazza. Sia i viola che gli arancioneroverdi sono infatti caratterizzati in questi ultimi due anni da un senso di distacco piuttosto evidente tra presidenza e cittadinanza. Conferenze stampa con il contagocce, gli attacchi alla piazza di Commisso furioso per le critiche di Firenze e Niederauer, indispettito e sprezzante degli attacchi della curva sulla questione maglie, o abbonamenti, per esempio. Assenza pressoché totale di un contradditorio, monologhi preparati ma soprattutto incapacità della benché minima empatia per una piazza in subbuglio, affamata di chiarimenti e rassicurazioni. Silenzi assordanti nell’assumersi responsabilità. Ma soprattutto la censura dai social del popolo veneziano che non voleva inchinarsi alla nuova politica unionista, vero e proprio punto di non ritorno di un rapporto che ora sarà durissimo ricostruire.

Punto numero quattro: la gestione del mercato. Al netto della difficile comparabilità tra i diversi budget ed obiettivi, si può comunque trovare una discreta analogia tra l’approccio al mercato delle due società, e  mi riferisco in particolare ai personaggi scelti per la mansione. Se infatti nella terra dei Medici è la spalla destra del presidente, Joe Barone, a far la voce grossa, in laguna è lo stesso Niederauer a dettare la linea tecnica, intervenendo spesso e volentieri su dinamiche di campo che probabilmente non sono esattamente il suo punto di forza. Se a Firenze però la figura predisposta alle trattative è l’esperto, contestatissimo, Daniele Pradè, a Venezia le volontà della dirigenza sono impersonificate da quell’Alex Menta per molti vero colpevole del tracollo degli ultimi mesi. Il risultato di queste gestioni è una Fiorentina incapace di alzare l’asticella delle ambizioni nonostante i lauti incassi delle cessioni delle proprie stelle, ed un VeneziaMestre che si ostina in un mercato fatto di scommesse estere e discreta improvvisazione.

Punto cinque: il brand. Non è un caso che negli ultimi anni diversi miliardari d’oltreoceano abbiano deciso di investire sul calcio made in Italy, e lo abbiano fatto partendo da piazze ricche di fascino e storia. Roma, Firenze, Pisa, Bologna, Como ed, ovviamente Venezia. Ma se nelle altre città la politica marketing è sembrata rispettare le tradizioni locali, non si può certo dire altrettanto del lavoro di Philipakos a Venezia che in sole due stagioni ha stravolto l’identità dell’Unione, sacrificata sull’altare del sacro mercato estero che a quanto pare preferisce altri colori all’arancio e verde. Più o meno contemporaneamente, sia in Toscana che in laguna, venivano anche presentati dei nuovi loghi, più semplici e moderni, ma dove perdevano di chiarezza, forse definitivamente, i simboli che avevano identificato le due società per più di un secolo, ovvero il giglio ed il leone marciano, poco più che stilizzati nei nuovi stemmi.

Per concludere, abbiamo provato a dare una lettura diversa al nostro mondo che ci sembra così grande e lontano in questo momento. Firenze e Venezia, due città meravigliose ma molto distanti, due società diverse ma simili. Se in Toscana si sogna infatti di cambiare rotta, di tornare quantomeno a giocarsi Europa e dignità, in laguna si guarda ad un ritorno in massima categoria con disillusione e nostalgia. Due società di calcio, due presidenti con stili stravaganti, un italo americano con il pallone nel sangue, un americanissimo  ex Ceo di Wall street che il football lo conosceva con altre regole, eppure la percezione che si vive in queste magnifiche piazze è la medesima, ovvero che il vero obiettivo non sia principalmente quello di vincere sul terreno di gioco.. ed i risultati lo dimostrano. Speriamo bene.

Avanti Unione!