Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

02.10.2021 13:59 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

TROVEREMO UNA STRADA O NE INVENTEREMO UNA

CAGLIARI - VENEZIAMESTRE 1-1

Quando Annibale affrontò i romani a Canne si trovò di fronte un esercito numerosissimo, quasi tre volte più grande del suo. Eppure grazie ad una strategia brillante il leggendario condottiero punico schiacciò i suoi nemici infliggendogli una delle sconfitte più drammatiche della storia militare. Fu il primo caso più o meno documentato di arretramento tattico e manovra a tenaglia: la forza d’urto dei legionari romani spingeva nel centro dello schieramento nemico; essi avanzavano convinti di guadagnare terreno, ignari del fatto che la fanteria nemica li stava appositamente attirando in avanti per poi accerchiarli in una trappola di morte grazie alle manovre dei fianchi dello schieramento, in particolare della fanteria pesante africana e della temibile cavalleria numidica. A voler romanzare la prestazione del VeneziaMestre a Cagliari, si potrebbe millantare una strategia simile: un tempo regalato agli avversari, con un modulo che non convince appieno (arretramento tattico) e tanto di alcune prestazioni individuali degne di una tragedia di Euripide. Il Cagliari cadeva in pieno nella trappola e arrembava il campo arancioneroverde con pericolose folate e pressing alto a ritmo elevato (avanzamento dei legionari). Poco importa che gli avversari chiudessero il primo tempo in vantaggio e avessero l’impressione di vincere e poterla gestire; era tutta un’illusione. Una trappola. L’Annibale di Valdagno aveva previsto tutto, spingendo gli avversari a correre e spendere moltissime energie, più di quelle che gli uomini del Console Mazzarri siano al momento in grado di sostenere. Ed ecco dunque che nella ripresa dinanzi ad un avversario apparentemente vincente ma provato e stanco, il VeneziaMestre prendeva inesorabilemente in mano il bandolo della matassa seminando orrore grazie alle manovre del sempiterno Johnsen e di un redivivo Ebuehi (cavalleria numidica) e al sapiente innesto di Henry e Crnigoj (fanteria pesante) al posto di Okereke e Kiyine, entrambi in giornata di congedo. Pian piano il Cagliari perdeva campo e vigore, finchè la caduta dei centurioni Strootman e Godin faceva definitivamente perder d’animo la compagine sarda che infine capitolava al minuto 92’. Un trionfo tattico, degno appunto del grande generale cartaginese.

Tutto molto bello. Poi però, a voler dar voce alla critica più indefessa, o fosse anche solo per voler parlare un po’ di calcio lasciando perdere le pompose quisquilie, dovremmo sottolineare che a differenza di Annibale ieri a Cagliari non abbiamo propriamente vinto, quanto piuttosto strappato un pari scacciapensieri all’ultimo respiro, risultato nondimeno importantissimo per le nostre aspirazioni adolescenziali. Come farraginosamente espresso nella lunga metafora storica, il primo tempo dei nostri eroi è stato decisamente sotto tono, sotto ritmo, con tanta imprecisione e alcuni elementi più interessati a provocare una scazzottata con la terna arbitrale che non a imbastire gioco. Molto meglio il secondo tempo, dove i cambi del mister hanno raddrizzato la situazione: si gioca, non in maniera sublime, non irresistibile e nemmanco irreprensibile, ma quantomeno si gioca, tentando sortite offensive e conclusioni spesso maldestre, ma senza mai farsi prendere la mano dalla dea dell’amarezza che pur tanto sembra volerci accompagnare in questa stagione; e alla fine si acchiappa un pari in extremis che ci fa sì tirare un sospiro di sollievo, ma ci lascia anche con in mano il più classico dei bicchieri di mirto Zedda Piras mezzi pieni e mezzi vuoti.

Mezzo pieno, perchè il calcio espresso nel secondo tempo è stato di discreta qualità, perchè la tenuta psicologica e fisica della squadra è stata premiata, e perchè un punto in trasferta è comunque meglio del proverbiale calcio in culo.

Mezzo vuoto, perchè nel primo tempo è mancato praticamente tutto, mentre nella ripresa di fronte ad un avversario spompato dal 40’ minuto, con un briciolo in più di intensità, cattiveria, cazzimma, chiamatela come volete, forse si sarebbe potuto anche aspirare ad un clamoroso bottino pieno. Diciamoci la verità, chi non si è emozionato negli ultimi due minuti su quel calcio d’angolo o sul colpo di testa cozzato alla gemelli Derrick di Forte ed Henry? Chi non ha espresso silenziosamente alla propria buona stella il desiderio di veder ricompensata la colpevole sfiga in salsa spezzina con un micidiale uno due nel recupero?

Ahimè, ci si deve accontentare, e ci accontentiamo ben volentieri, rassegnati come oramai eravamo all’idea di tornare a casa con l’ennesima immeritata sconfitta. Ora ci sarà la pausa, ottima per far rifiatare la cavalleria e per creare ulteriore amalgama tra gli elementi. Al rientro, tutti al Penzo, o meglio, il 75% di tutti al Penzo; arriva la Fiorentina dell’italianissimo Italiano e dell’ex Maleh, e per fare risultato ci sarà bisogno di una prestazione di serie A in campo e sugli spalti.

AVANTI UNIONE!

IL PAGELLONE

MÄEMPÄÄ: l’uomo dalle zanne candide come la neve vede arrivare dalle sue parti due palloni di numero in tutta la partita: il primo si insacca inesorabile in rete, il secondo scheggia il palo. Passa il resto del tempo con i nipoti a raccontare aneddoti dei tempi di guerra. MAMMUT voto: 6 

MAZZOCCHI: look da reduce del rave di Mazzano, sfodera una prestazione per fortuna su livelli di lucidità superiori, anche se alla tanta corsa non corrisponde concretezza in egual misura. OLTRE LE GAMBE C’È DI PIÙ voto: 6

SVOBODA: in una partita gestita abbastanza bene, ha il demerito non di poco conto di abbandonare come un ombrello in una giornata uggiosa M¥ss Keita, che ringrazia e segna di testa (!).  DELITTO DI PAESE voto: 5,5

CECCARONI: solita partita di spessore quasi oscuro, condizionata da un’ammonizione all’albeggiare del match. Che giochi in tandem con Caldara, Svoboda, Modolo, sua nonna o un raro esemplare di ratto-canguro, mantiene sempre livelli di qualità degni della mucca Lola. GRANAROLO voto: 6

EBUEHI: la corsa c’è, al pari dell’impressione che i suoi piedi siano stati dipinti da Pablo Picasso in persona. Col fare della partita migliora scudisciando qualche palla morbida e agonizzante verso l’area, nel complesso però sembra un inno al vorrei ma non posso. ROWENTA voto: 5,5

AMPADU: alla prima da titolare in serie A, gioca un primo tempo alla camomilla in sapiente compagnia dei dieci compagni di squadra. A inizio ripresa gli sale la cazzimma gallese e si becca l’ammonizione che fa propendere Zanetti per il cambio. TONINO CAROTONE voto: 5,5 – VACCA: l’Hernan Cortez del Sannio entra al posto dello spento gallese e dona ordine e freschezza alla manovra, con palle corte ma precise. MARIE KONDO voto: 6

BUSIO: il gioiellino italo-americano gioca la solita partita di valore, con l’ombra della palla persa in occasione del vantaggio sardo, ma la luce del primo gol in serie A, seppur in seguito a una carambola tra arti, corpi, legni e molecole d’aria che rende decisamente onore al suo cognome. FROSINONE voto: 6,5

KIYINE: a parte un tentativo di “tiraggir” uscito di poco a lato, si fa notare per il giallo che si procura con estrema caparbietà alla mezz’ora e una vis polemica che promette l’espulsione da un momento all’altro. Zanetti, da uomo avveduto qual è, lo lascia nello spogliatoio all’intervallo. VITTORIO SGARBI voto: 5 – CRNIGOJ: fresco entrato ha l’occasione per sfoderare il colpo segreto del tagliaboschi, ma la sua missilata è più minacciosa che efficace. Poco altro da segnalare. KIM JONG UN voto: 6

OKEREKE: particolarmente evanescente, inizia a serpeggiare l’idea di trovarsi davanti ad un Marco Ferradini calcistico, capace di uno straordinario successo seguito dal nulla. “Prendi Okereke trattalo male, e allora sì vedrai che segnerà”. TEOREMA voto: 5 – HENRY: incedere non privo di goffitù, dona se non altro l’impressione che esistano forme di vita nell’attacco arancioneroverde, arpionando palloni nella metà campo cagliaritana grazie alla sua mole imponente. All’ultimo sospiro viene anticipato da Forte sul più bello. OMM E SUSTANZ voto: 6

ARAMU: vaga per l’attacco più etereo che leggero senza trovare le grandi risposte che assillano il genere umano. Essere o non essere, questo è il problema. AMLETO voto: 5,5 – HEYMANS: entra con il preciso intento di allungare la serie di cartellini gialli rimediati, ma il destino ha un piano molto più grande per lui e serve l’assist per il flipper del pareggio. REMEDIOS LA BELLA voto: 6

JOHNSEN: per gran parte del match è l’unico a mettersi in mostra della ciurma unionista, sfiorando il gol in un paio di occasioni e rimediando un’ammonizione quantomeno pittoresca. Se iniziasse a finalizzare, diventerebbe un essere più leggendario della celeberrima nonna carriola. TERRA PROMESSA voto: 6,5 – FORTE: entra e tira una sterzata da pilota di rally che propizia il gol di Dottor Busio. Poi toglie dalla testa di Henry il pallone del clamoroso colpo gobbo. JUHA KANKKUNEN voto: 6

ZANETTI: il suo innamoramento per l’attacco leggero sembra una forma, fortunatamente non grave, di sindrome di Stoccolma. Rimangono immutate le straordinarie doti di lettura della partita e indovina i cambi che portano ad un pareggio forse meno cercato di quanto sbandierato a fine gara da addetti ai lavori e non, ma sicuramente nient’affatto immeritato. JOHN MCCLANE voto: 6,5