Vanoli: "Devo costruire la mentalità del Venezia, in questo momento devo trovare i mattoni giusti, non si può mollare al primo gol subito, siamo i Leoni"

08.11.2022 16:41 di Davide Marchiol Twitter:    vedi letture
Fonte: Giuseppe Malaguti, trascrizione a cura di Davide Marchiol
Vanoli: "Devo costruire la mentalità del Venezia, in questo momento devo trovare i mattoni giusti, non si può mollare al primo gol subito, siamo i Leoni"

Mister Paolo Vanoli è stato presentato questa mattina in conferenza stampa. Queste le parole del tecnico del Venezia.

TVS Giuseppe Malaguti – Come hai trovato la squadra?

“Penso che questa squadra oggi debba capire velocemente la situazione in cui si trova. E’ inutile parlare di giocatori e fare promesse, oggi dobbiamo pensare a qualcosa a cui nessuno pensava, ovvero la salvezza. Ringrazio la società per l’occasione che mi ha dato. Cordoba mi è testimone, non ho aspettato il risultato del Como per accettare, ho accettato il giorno prima perché per me i progetti vanno oltre al risultato, non mi fanno paura. Se sono qua è perché so che questa squadra ha potenzialità. Sono sceso per mettermi in gioco, l’ho detto anche ai giocatori, perché Paolo Vanoli non ha paura e non ha ancora fatto nulla in Italia.  Ci sono giocatori che sanno come si vincono i campionati di Serie B, in questo momento altri giocatori lo devono capire. Dobbiamo andare per priorità, ora c’è da pensare alla prossima partita per fare punti salvezza. Io sono arrivato carico e motivato, come tutti non ho la bacchetta magica e non posso valutare la squadra dopo un solo allenamento. In questo momento il lavoro di questa squadra deve andare oltre al modulo, questa squadra deve lottare per salvarsi, è diversa la mentalità necessaria per vincere i campionati da quella per salvarsi. Abbiamo come simbolo il Leone, qua e in campo, non solo nell’undici, perché il problema qua non è solo il giocatore, ma anche ciò che lo circonda, per creare una mentalità non ci vuole una settimana, ci vuole del tempo. Questa società ha grandi progetti, mi piace vedere avanti ma ora non posso farlo, in questo momento devo riuscire a dare una mentalità a questa squadra. Poi sarò franco e sincero, all’apertura del mercato chi non riuscirà a seguirmi grazie e arrivederci, è la dura verità, come successo per l’allenatore che mi ha preceduto, dei risultati. La mia visione è quella che vuole questa società. Voglio che questi giocatori facciano vedere alla gente di Venezia e ai nostri tifosi che cosa sono. Questo non vuol dire vincere o perdere, vuol dire soffrire e lottare. Oggi la nostra mentalità dev’essere questa. Quando uno sceglie valuta tutto bene, so che il compito è difficile, lo so sennò avrei aspettato. La scelta è stata anche condizionata dal mio passato, il Venezia è stata la prima squadra che mi ha dato l’opportunità di entrare nel grande calcio e quindi ringrazierò sempre il vecchio presidente Zamparini. So anche cosa sia il Veneto e so cosa vuol dire andare al Penzo. Il mio compito è ricreare l’armonia che si è persa. Sui giocatori ho già detto ciò che penso ieri, ho lavorato con Antonio Conte che insegna bene cosa sia il sacrificio. Se ad oggi parliamo di moduli e tattica ci sbagliamo, prima viene la mentalità, poi quello che voglio è costruire, non è che un risultato cambi qualcosa. Sono convinto delle mie qualità morali e della mia motivazione. Quando entri nello Spartak che è un grandissimo club che ha blasone internazionale, vinci una coppa, poi scendi in una squadra penultima in classifica, questo fa capire la mia determinazione. Lo stesso giocatore lo hanno preso in Serie A, sei retrocesso, devi capire che non sei più in A, se lo capisci diventerai un grande giocatore. Purtroppo le categorie sono fatte per questo. Io sono qua perché sono pronto per quanto richiesto da questa categoria. Iniziamo dalla grinta e dal far vedere ai nostri tifosi che vogliamo uscirne tutti assieme. Poi c’è tempo per lavorare. Quello a cui tenevo e far capire subito le mie intenzioni. Dopo questa gara ci sarà la sosta e vedremo chi andrà in nazionale e che lavoro impostare”.

TVS – L’aver lavorato all’estero ti potrà aiutare al Venezia?

“Io penso che oggi sia una cosa importante l’aver lavorato all’estero. Penso che anche il mio staff abbia guadagnato dal lavorare all’estero. Sono convinto che un giocatore straniero a volte deve capire la cultura italiana e deve mettersi a disposizione della cultura. Allo Spartak mi sono messo subito a imparare la cultura russa, poi imparare la lingua non è facile. Però prima di andare là ho fatto colloqui con diverse persone per imparare la loro cultura. Poi ovviamente ci sono le mie idee e i miei progetti. L’adattamento non è stato facile, ma se vedete i risultati dello Spartak Mosca ora sono importanti anche se purtroppo non ho potuto continuare a lavorare là. In mio personalissimo parere reputo Antonio Conte uno dei migliori e la sua bellezza è che quando se ne va lascia qualcosa. Io ho questa cultura. Poi ho le mie idee. Però in nazionale ho avuto anche un grande direttore tecnico come Arrigo Sacchi e ho avuto la fortuna di lavorare nello staff di Antonio Conte, due persone che al calcio hanno dato tanto. Non basta questo perché io non sono loro, ma penso di aver imparato tanto. Spero che questa esperienza mi possa servire per aiutare il Venezia”.

Cosa hai pensato dopo aver visto la partita con il Como?

“Era una partita importante, uno scontro salvezza. Mi ha tolto certezze e dato conferme, per una squadra che non ha capito dove si trova e cosa significa giocare in Serie B. Ha fatto vedere i punti di forza contro il Cagliari, ha fatto vedere debolezze contro le squadre a cui togliere punti. Quando retrocedi dalla A alla B pensi che con gli stessi giocatori sia facile. Purtroppo, l’ho detto anche alla società, lo sanno, non sono lo stesso campionato. La qualità dei giocatori c’è, ma secondo me bisogna cambiare registro di mentalità, questi giocatori magari in A ti permettevano il bel gioco. Se avete visto ieri la Reggina sapete che invece ci aspetterà una gara di sofferenza, una squadra costruita per vincere che ieri ha fatto vedere di saper soffrire, i giocatori devono vedere gli atteggiamenti che hanno avuto a fine gara, questo fa capire la difficoltà di affrontare la Reggina. Purtroppo noi dobbiamo ancora diventare questo. Poi gestire un gruppo con tante mentalità, ho già parlato un po’ con qualche italiano, oggi come oggi il calcio è diventato internazionale, i giocatori si devono abituare a questo. Come noi andiamo a lavorare all’estero e lavoriamo con tanti stranieri. Il compito non è farli diventare un gruppo, non mi interessa, è farli diventare una squadra, quando diventi una squadra diventi un gruppo. Gli stranieri e gli italiani devono saper rispettare le proprie culture. Quando capisci che si può imparare da ogni cultura hai fatto centro. Talvolta c’è una mentalità un po’ chiusa e poi questi diventano alibi. Quindi togliamo questa parola, alziamo le maniche e lavoriamo. Ieri ho fatto vedere la classifica. La società capisco che oggi sia delusa perché magari i progetti sono ben altri, noi dobbiamo arrivarci a questi altri progetti. Dobbiamo fare un passo alla volta. Se non facciamo capire intorno a noi dove siamo diventa difficile. Se sono venuto qua è perché i mezzi ci sono, ma oggi dobbiamo fare tutti dei sacrifici”.

Mentalità:

“La mentalità non la si ha e non la si crea parlando, la si crea lavorando, quando parlo di mentalità è riuscire ad arrivare alla sofferenza e andare oltre. Se non ti alleni per andare oltre alla domenica non ce l’hai. Ieri ai ragazzi, la società ci aveva già parlato, ho solo esposto chi è Paolo Vanoli come allenatore e come uomo. Nella vita se sono arrivato qua è perché prima che allenatore sono stato uomo. Mi sono sempre guadagnato le cose con sacrificio e duro lavoro. Dallo Spartak vengo qua perché devo far vedere chi sono e penso che questa società mi possa dare i mezzi per capire chi sono. Il mio compito è anche valorizzare dei giocatori perché giustamente ci sono giocatori che hanno qualità. Questo per spiegare cosa vuol dire per me mentalità, è un fattore che fa parte del quotidiano. Oggi io sto pensando alla Reggina, se avessi avuto tempo un mese e mezzo di ritiro sarebbe stata un’altra cosa. Io spero che i giocatori capiscano il momento ma soprattutto capiscano che indossare la maglietta del Venezia dev’essere un orgoglio e una fortuna. Paolo Vanoli è fortunato ad allenare il Venezia”.

Attualmente il Venezia subisce poco ma prende sempre gol, dall’altro lato segna poco:

“Normale che se oggi il Venezia deve cambiare allenatore è perché ci sono dei problemi. Secondo me oggi non si possono vedere tante cose. Dobbiamo focalizzarci su alcune cose e lavorarci piano piano, non penso che in una partita possa cambiare tutto. So benissimo che ci sono questi problemi, alcuni aspetti sono più mentali, perché secondo me tanti giocatori possono dare tanto di più, prendo ad esempio Ceccaroni che può dare di più, Modolo può dare di più. Prendo questi giocatori perché sono cardini. Le giovani promesse devono dare di più. Devono e possono farlo. Penso non sia una vergogna sapere che bisogna dare di più. Oggi questi giocatori hanno una grande possibilità, ovvero quella di partire da zero. Il tempo c’è, chiaro che le partite sono sempre meno, ma c’è ancora tempo. Ora dobbiamo uscire da questa situazione, dobbiamo fare uno step alla volta. Ho sempre detto che vedere le belle partite dalla televisione non è toccare i giocatori e avere la sensazione di come è fatto un giocatore a livello mentale, all’inizio potrò sbagliare anch’io, per quello è diverso avere un mese e mezzo di lavoro. Devo mettere delle priorità”.

Cosa ti ha lasciato il lavoro con Antonio Conte?

 “Oggi posso dirgli solo che grazie, perché ho avuto questa fortuna. Per me queste sono grosse fortune, grossi patrimoni che ti porti dentro. Mi ha fatto vivere esperienze in club importanti. Da piccolo ero tifoso interista e quindi vincere lo Scudetto è stato il sogno della mia vita. Ho visto e avuto la possibilità di stare affianco alla persona e viverla a tutto tondo. Poi ognuno si costruisce per quella che è la sua testa. Quando uno lavora con Antonio giustamente però acquisisce un po’ la stessa mentalità, poi Antonio Conte è Antonio Conte. Quando parlo di eredità non intendo l’allenatore dopo. Io penso di dover lasciare un segno per cui chi viene dopo non abbia i miei stessi problemi. Mi auguro di star qua dieci anni ma magari come successo al mio collega precedente resterò qualche mese, questo non vuol dire che il mio collega precedente non fosse bravo, anzi, ma purtroppo ci sono tanti meccanismi. A me piace costruire, ma non è facile, come per tutte le cose bisognerà trovare la chiave giusta. Il primo obiettivo è la squadra. Poi c’è il centro sportivo che si sta evolvendo e tutto il resto”.

L’esperienza a Venezia da calciatore:

“Il Venezia mi ha lanciato nel calcio professionistico venendo dalla Serie D. Per quello il mio ringraziamento più grande andrà sempre a Sogliano padre. Penso sia stata una persona che ha sempre creduto in me, mi ricordo che i primi allenamenti me li faceva fare durante la settimana lavorando in Serie B e giocando poi mi faceva scendere in Serie D. L’anno prima di Ventura, che ringrazio, c’era Zaccheroni e ricordo benissimo gli allenamenti con lui e anche lui mi ha aiutato. A volte poi con un giocatore fai la cosa giusta, altre quella sbagliata, a volte la gente non riesce a capire questo. Io ho fatto i nomi di Modolo e Cecca perché c’è sempre una base ben forte su cui bisogna contare. Io devo cercare i mattoni giusti. Oggi non ce n’è di già pronti. Questa proprietà ha grandi progetti, ma a volte ci vuole pazienza. Spesso in Italia un progetto dura qualche domenica. Noi dobbiamo far sì che il progetto duri di più, come succede per esempio in Germania”

A livello tattico riproporrai una difesa a tre come Conte?

“No, il capitolo Conte è finito. Ho avuto delle influenze sicuramente, ma io la prima cosa che devo fare è valutare le caratteristiche di questi giocatori per esprimersi al meglio. Devo anche capire però chi dà la solidità per esprimersi al meglio. Se parliamo di sistema diamo degli alibi ai giocatori. Parlando della linea difensiva, posso giocare tranquillamente a 3 come a 4, Modolo può giocare sia nella linea a 3 che in quella a 4, stesso discorso per Zampano, Haps o Candela. Io devo dare un’identità, devo trovare quelle persone che mi diano tutto. Crnigoj, è un trattore, ma si deve allenare di più, io ci credo in lui, ha grande esperienza. Cheryshev ha giocato in squadre come Siviglia e Valencia. Se guardassimo il curriculum non ci sarebbe storia. Il problema è la categoria. Penso che Crnigoj possa giocare in ogni ruolo, il punto è che cosa vuoi? Vuoi lottare per il compagno? Questo bisogna fare. A 4, a 3, a 2, a 1… intanto uno inizia in un sistema di gioco, poi ci sono gli avversari. Questa è una squadra che prima cosa deve imparare a verticalizzare, piace troppo palleggiare cicik e papap. Allo stesso tempo ho la possibilità data dalla qualità, nell’arco dei novanta minuti c’è la gestione. Poi bisogna imparare a rimanere in partita. Quando il Venezia ha preso gol dal Como sono scomparsi dal campo. No. Devi essere forte e rimanere in partita, questa è la cosa che preoccupa di più. All’Inter uguale, tre tiri in porta subiti due gol, con il tempo si capisce come fare, che caratteristiche hai. Poi il calcio è strano, subivamo il triplo dei tiri ma subendo molto meno. Ma perché? Perché quei tiri non avevano più la potenzia dei primi. La fortuna poi devi andartela a cercare. Sono fortunato perché faccio un lavoro che è la mia passione”.

I tifosi in questo momento sono lontani dalla squadra:

“Noi dobbiamo essere bravi in questo. Nel calcio penso che l’aspetto importante siano i tifosi. La squadra deve far capire ai tifosi che in campo sputiamo tutto. I tifosi, in questo momento, sono arrabbiati perché non sembra che la squadra dia tutto. Noi abbiamo bisogno dei nostri tifosi. Questo è un nostro obiettivo, stimolare la gente che ha voglia di venire al Penzo. Il mio compito con questi giocatori è far vedere che daremo tutto in campo.  I tifosi sono stati sempre un’arma in più. Un altro dato incredibile è che questa squadra non fa punti in casa. Ci sono tante cose, noi dobbiamo essere bravi a fare un passo alla volta. Dalla prossima gara solo punti importanti. Ahimè tutti i prossimi punti diventano importanti. Questa squadra deve vincere con la Reggina? Il Venezia deve dimostrare di poter diventare squadra. In questo momento mi aspetto una crescita. Poi normale che lotteremo per i tre punti. Ma secondo me questa squadra ha una rosa che ha giocatori che possono cambiarla la partita, però chi sta fuori deve avere la stessa mentalità degli altri per potersi giocare il posto. Il posto non è assicurato. Vedo invece un po’ che chi è sceso dalla Serie A sente di avere il posto assicurato. Non è così, bisogna girare pagina. Allora anch’io per quanto fatto allo Spartak meritavo una Serie A, ma se pensassi questo non sarei venuto qua. Oggi so benissimo qual è la mia sfida, i giocatori lo devono sapere, con la società ho parlato chiaro. Non guardo al mercato di gennaio, perché non posso guardarlo. Poi dopo… sicuramente c’è quello che ho detto ai giocatori, bisogna diventare uomini, se a qualcuno non gli sta bene che bussino e mi dicano che qua non ci vogliono più stare, la società è pronta. Bisogna essere uomini. Prima di guardare il lato tecnico bisogna guardare la mentalità. Questo è il discorso su cui ci siamo dilungati. E’ un percorso. Anche allo Spartak l’ho detto, è un percorso di mentalità. Come successo all’Inter, quando vinci arriva l’autostima. Il campionato di Serie B, soprattutto quest’anno, è veramente difficile, d’alta qualità, con ottimi allenatori. Anche per quello sono felice. Contro la Reggina troveremo un grande allenatore, che qua ha fatto grandi cose e che al Milan fu un esempio, perché poi scese in C per venire a Venezia. Quando vedo queste cose qua mi levo il cappello. Ringrazio la società per questa opportunità. Qualcosa all’estero l’ho dimostrata, ma devo dimostrare ancora tanto, quindi tiriamoci su le maniche. Per i giocatori dovrà essere lo stesso”.