Venezia, Vanoli: "Aggiungerei uno psicologo al mio staff. Stare in alto per noi è ancora una fatica, è prossimo step da fare"

07.03.2024 06:00 di  Davide Marchiol  Twitter:    vedi letture
Venezia, Vanoli: "Aggiungerei uno psicologo al mio staff. Stare in alto per noi è ancora una fatica, è prossimo step da fare"

Mister Paolo Vanoli ha parlato ai microfoni di Cronache di Spogliatoio per parlare di come da allenatore gestisca il Venezia da quando è arrivato nel 2022. Queste le sue parole.

Chi è il giocatore di testa più forte con cui hai giocato?

“Ho fatto vedere un’immagine di Veron e Simeone, Veron diceva ‘noi fuori dal campo ci odiavamo, ma se in campo qualcuno toccava un mio compagno lo ammazzavamo. Cioè capito, questo è il calcio, il succo. L’ho detto anche a loro, non mi interessa cosa fanno fuori da qua, ma qua sono una squadra, non solo un gruppo, ma una squadra. L’importante è l’obiettivo comune in campo, è quello da raggiungere".

Mi racconta Parolo di quanto è cambiato da quando lui è entrato negli spogliatoi a quando ha finito alla Lazio. Lui dice: sono entrato negli spogliatoi e era un modo, ho finito che negli spogliatoi erano tutti con la testa nel cellulare a fine partita.

“Bravissimo. La cosa sbagliata sarebbe dire ‘eh, ai miei tempi’. E’ sbagliatissimo, la mia carriera passa da questa gestione. Come arrivare all’obiettivo, ma soprattutto quello che è il loro sociale, il nostro sociale, è completamente diverso. Sì ne vorresti stare fuori, ma devi anche stare attento a questo mondo. Oggi Paolo Vanoli ha bisogno di fare un profilo Instagram perché mi è successo che a Mosca mi chiama mia moglie, arrabbiata nera, arrabbiatissima, mi dice ‘sei uno stronzo, hai fatto un profilo Instagram e non me lo hai detto’, io? Non so nemmeno dove sono. Però per dirti uno aveva usato il mio nome e scriveva proprio i commenti delle partite. Faceva finta di essere me e ho visto tanti dei miei ex giocatori che gli rispondevano. Quindi a volte vuoi starne fuori, ma purtroppo anche per noi quello è il nostro mondo. Oggi se dovessi aggiungere una figura nel mio staff devo dire la verità aggiungerei uno psicologo. Il sociale è molto cambiato, ho anche tre figli e saper interagire con loro non è facile. Cosa vorrei, una persona che mi potesse aiutare a capirli meglio per farli rendere di più. L’orgoglio mio è stato da quando sono arrivato far crescere questi ragazzi come manager, non solo come allenatore. In questa cavalcata un pochettino mi piace gestire un po’ tutto quello che c’è intorno, quando sono arrivato qua la prima cosa era dare sicurezze vista la situazione in cui eravamo. Poi mi ricorderò benissimo che la mia seconda partita, il Perugia aveva giocato alle sei e aveva vinto, noi quindi eravamo ultimi. Ai ragazzi ho detto che peggio di così non si poteva fare, quindi gli ho detto entrate e divertitevi, non potevamo avere timori. Con difficoltà, con fatica, siamo riusciti a fare qualcosa di straordinario. La differenza è questa, saper stare in alto, per noi oggi è ancora una fatica, subentra il nervoso che non ti venga il risultato, perché vorresti stare sempre lì. Questo è il nostro prossimo passaggio e questo i ragazzi lo devono capire per diventare dei ragazzi vincenti, poi c’è qualcuno come Pohjanpalo che è un giocatore internazionale e queste pressioni le gestisce più facilmente. Tutti gli altri che fanno parte di questa rosa sono ancora giocatori che devono vivere questi momenti, la loro concentrazione e attenzione in questo senso è minima e lì piano piano gliela devi aumentare. E’ un altro tipo di allenamento”.