Reyer, Tucker: "Mi piace giocare duro e penso di avere mentalità vincente, qui c'è un grande gruppo"

08.09.2023 08:30 di  Davide Marchiol  Twitter:    vedi letture
Reyer, Tucker: "Mi piace giocare duro e penso di avere mentalità vincente, qui c'è un grande gruppo"

Tempo di presentazioni in casa Reyer Venezia. I due nuovi esterni orogranata Rayjon Tucker e Barry Brown Jr. hanno infatti parlato ieri in conferenza stampa. Queste le parole del nativo di Charlotte ed ex Milwaukee Bucks riportate dal sito ufficiale orogranata.

Avete iniziato questa avventura da quasi tre settimane, quali sono le vostre sensazioni?
"Sono d’accordo con Barry, c’è un grande gruppo e stiamo molto bene insieme. Abbiamo la giusta mentalità per lavorare bene, c’è divertimento sia dentro che fuori dal campo. Ovviamente siamo all’inizio, stiamo ancora costruendo quello che vogliamo diventare, le potenzialità ci sono tutte".

Come vi descrivereste come giocatori?
"Sono un giocatore a cui piace giocare duro, metto sempre tanta energia in campo, mi piace dare spettacolo ai tifosi e creare gioco per i compagni. Penso di avere una mentalità vincente perché non mi interessano le statistiche, quanti punti faccio, l’unica cosa che conta è che la squadra vinca".

Siete molto amici, aiuterà la vostra chimica?
"Sono d’accordo, ci conosciamo da molto tempo. L’ho visto crescere come persona e nel modo di giocare e viceversa. Conosciamo il livello del nostro gioco, miglioreremo e lavoreremo sulla nostra intesa in campo, sarà divertente e sono sicuro che questo aiuterà la squadra".

Rayjon ci racconti da dove nasce il tuo soprannome?
"Mi chiamano “The Flight” perché da sempre salto tanto in alto e sono molto atletico. Me lo hanno dato i miei compagni di squadra quando eravamo piccoli, riesco ad arrivare quasi nello spazio saltando e sembra che voli".

Rayjon ci spieghi perché porti il 59 sulla maglia?
"Quando giocavo a Philadelphia nel 2001 avevo il numero 9 e in estate un mio carissimo amico,  Terrence Clarke, un fratello per me, era morto in un incidente stradale. Lui indossava la 5, non sapevo se scegliere la 95 o la 59 e ne stavo parlando con mia mamma, mio nonno, a cui ero molto legato è mancato quando ero giovane è morto all’eta di 59 anni e questo è stato un segno che mi ha portato a scegliere la 59 per onorarli entrambi, non ho mai cambiato il numero. Ce l’ho anche tatuato sulla mano, mi ricorda di vivere la vita e non dare nulla per scontato, di godermi ogni momento".

Conoscevate i vostri attuali compagni? Che sistema di gioco avete trovato qui a Venezia?
"Come detto prima conosco Barry dalla high school, conoscevo già Simms tramite un amico che ha giocato con lui a Parigi. Quando io ero alla high school guardavo Parks giocare al college perché era vicino a me, avevamo degli amici in comune: mio cugino è cresciuto con delle persone che lui conosce quindi posso dire che lo conoscevo già. Anche Alex l’ho visto giocare perché era con Team United a Charlotte, non ci ho mai parlato ma di vista lo conoscevo.Il sistema di gioco piace molto anche a me, siamo molto aggressivi, Spahija  conosce bene il mio coach di quando ero a Milwaukee in NBA e quindi conosce molto bene il mio modo di giocare. Il sistema permette a tutti di avere l’opportunità di essere protagonisti e segnare, giochiamo aggressivi e veloci in transizione. Mi piace molto".