Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

11.04.2022 13:40 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

BECAO E BASTONATI

VENEZIAMESTRE 1 – UDINESE 2

Amici lettori. Oggi è una di quelle giornate in cui vorremmo prendervi uno ad uno ed abbracciarvi, tutti nessuno escluso. Da quelli che alla prima sconfitta hanno issato ben salda la bandiera bianca, a quelli che non hanno mai lesinato critiche alla Elio Corno e infine a voi che come noi, crassi babbioni, ancora ad inverno inoltrato navigavate con cuore saldo e votato al più mite ottimismo, alla fiducia più malriposta, alle capacità di prestidigitazione dell’Hamurrabi di Valdagno, certi che qualcosa di buono prima o poi sarebbe nato. È dura crederci ancora dopo questa ennesima sberla all’imbrunire del match, in una stagione in cui abbiamo subito qualsiasi tipo di angheria morale prima che sportiva, dalla remuntada piteca a vendemmie di gol a tempo scaduto. Diciamoci la verità, senza per questo compiangerci, non ce lo meritiamo. Poi però ci sono le solide realtà, quelle che vendeva Roberto Carlino e che raccontano storie inequivocabili. La prima, che poi è anche l’unica che vi elencheremo, per esempio dice che è inutile prendersela con questi ragazzi. È tragico da dirsi, ma questi randagi della vita e del pallone davvero si impegnano al 200%, davvero questo è il massimo che sanno proporre, davvero due tiri in porta di cui uno da mischione è la quintessenza delle loro abilità tecnico tattiche. È dura da ammetterlo, ma è semplicemente così. Da cosa possiamo ripartire allora, immersi nella nostra buca a qualche metro di profondità come Enrico La Talpa, maledicendo il giorno in cui abbiamo abbandonato il punto croce per il calcio? Senza dubbio dal pubblico e poco importa che al ballo del triveneto fossero state invitate tutte le scuole calcio del Patto Atlantico. O dallo speaker di riserva, chiamato in fretta e furia a sostituire quello titolare ed eccezionale prima nel chiamare David metà dei nostri giocatori “esce David Busio, entra David Vacca, esce David Busio (ma come?), entra David Okereke”, ma assolutamente epico nel climax post partita contro gli udinesi, passati da “gentili ospiti siete cortesemente invitati a prendere il battello” a “è l’ultimo avvertimento, uscite immediatamente o vi ritroverete a fare l’autostop al diporto velico”. Probabile sia stato individuato anche lui con un algoritmo. E infine, dal fatto che in questa maratona delle lumache nessuno può dirsi fuori dai giochi, il che, se da un certo punto di vista rende l’agonia ancor più agonizzante, d’altra parte mantiene viva la flebile fiammella dell’idiozia, anche nota come speranza. Che altro dire? Che tutto sommato l’Udinese non ha rubato nulla, perché nel primo tempo il nostro abbioccante tiki taka dei poveri aveva stordito tutti, mia figlia in primis, che all’esordio in curva a due anni e mezzo al minuto 18 si concedeva alle braccia di Morfeo per risvegliarsi solo a secondo tempo inoltrato (beata gioventù); gli ospiti, schiaffeggiandosi il volto reciprocamente, erano rimasti invece vigili e nella miglior tradizione del turismo cafone che tanto incentiviamo in codesta città, si era sdraiati a terra mangiando pizza al taglio in attesa che qualche locale perdesse la calma, cosa puntualmente avvenuta. E a perdere la calma, procurando un rigore degno della nomea degli abitanti della Beozia, questa volta era Cuisance dalle belle sperance, una specie di carbonara vegana calcistica: dal nome sembra una figata, ma una volta sotto i denti capisci l’inganno che ti è stato perpetrato. Così, dopo la trasformazione dal dischetto di Delofeu, ci si ritrovava come al solito sotto di un gol e come al solito senza avere la benché minima idea di come poterla ribaltare. E invece nel secondo tempo, dopo una serie di parate all’altezza della straordinaria nomea dei portieri finlandesi di Mäenpää, in qualche modo l’avevamo ripresa con Tommaso Enrico. D’altra parte in questa stagione tutte le nostre strade portano a lui, che siano bestemmie, aggressioni agli arbitri, litigi con avversari o semplicemente azioni da gol. Prima un suo diagonale trovava reattivo gatto Silvestri, poi su una serie di rimpalli da partita di calcetto tra suore cappuccine il nostro lungagnone si coordinava come il miglior karate kid e sparava una ciambella alla velocità della luce sotto la traversa, facendo esplodere un quasi incredulo Penzo. Dopo un contropiede subito da infarto, ancora Enrico il Grande mancava l’appuntamento con il gol sdraiandosi con un attimo di ritardo un diagonale al bacio che avrebbe meritato un finale migliore. Invece, nella miglior tradizione nostrana, il disprezzo per il punticino si manifestava in una serie infinita di calci d’angolo ospiti, al termine dei quali Becao, il cui antenato fuggì da Venezia per dimenticare una delusione d’amore, trovava la testata giusta che ci relegava al consueto sconforto. 0 punti come a la Spezia. Un punticino lì e uno qui e il nostro orribile gioco sarebbe comunque stato ad una sola annusata dal Cagliari di Mazzarri. E invece ci troviamo ancora una volta qui, a ricordare di quanto sarebbe importante capire che tutti i punti valgono, come uno shampoo de L’Oreal, in questa A dalla caratura tecnica del campionato di calcetto dei lavoratori della filiera dello stoccafisso. Il Genoa di Blessin ci ha costruito una rincorsa insperata. Le partite diventano sempre meno, così come le speranze. Ma tante volte si sa, gli estremi si confondo e quasi si scambiano e dal tutto si può passare al nulla e viceversa. Serve un qualcosa, qualunque cosa essa sia. Che sia un miracolo di San Gennaro, l’episodio del destino, la sfangata alla Thiago Motta. Ma non sarà semplice.

TILL THE END.

IL PAGELLONE OSCURO

(Com’è, come non è, oggi chi vi scrive, colui il quale avrebbe dovuto occuparsi dell’odierno pagellone, non ha potuto vedere la partita. Con grande rammarico, o sollievo, a seconda di come la si voglia vedere. Il piano originale era quello di vederla in differita per poi arrabattare qualcosa, ma visto com’è andata, la voglia di sorbirsi 95 minuti di amarezza per concludere con il gol del beco Becao è davvero poca. Eccovi quindi un esperimento d’avanguardia letteraria, il pagellone oscuro, fatto senza aver visto alcunchè sulla base di una radiocronaca mal fatta, alcune foto social, trenta secondi di partita in diretta, e sei mesi di agonia straziante che si ripete immutata ogni sette giorni, e no, non è la messa)

MAENPAA: non sarò stato allo stadio, non sarò stato nemmeno davanti allo schermo, ma se chiudo gli occhi riesco a vedere distintamente il brillio dei suoi denti bianchissimi illuminare la notte. È l’incubo del radiocronista, che proprio non ce la fa a ricordare il suo nome. Ma stando a quante volte il malcapitato abbia dovuto sforzarsi di ricordarlo e pronunciarlo, si evince facilmente che deve aver fatto una buona partita. NOME DIFFICILE VITA DIFFICILE voto 7

EBUEHI: mi sembra di vederlo, mentre lo immagino compiere scorribande incontenibili inseguito dai nemici. Ma la vita non è un film western con John Wayne, e se anche lo fosse, lui non sarebbe nè un cowboy nè un cavallo, sarebbe un cactus. MESSICO E NUVOLE voto 5,5 - KIYINE: siamo talmente alla ricerca di un miracolo che ritrovarsi a sperare che Kiyine entri e faccia una doppietta spettacolare non sembra poi nemmeno così assurdo comparato agli altri miracoli in cui ti stai abituando a sperare. MIRACLE BLADE voto 5,5

MODOLO: capitano o mio capitano, sono felice di vederti in campo titolare. In realtà, non ti ho visto in senso stretto, ma so che c’eri e questo mi basta. Non è andata neanche stavolta, pazienza. Non saranno centodue rivoluzioni perdute a scoraggiarci. AURELIANO BUENDIA voto 6

CECCARONI: posso solo immaginare la compostezza della sua frangia immortalata dai replay da dietro la porta mentre il pallone si insacca solenne per la gioia dei nostri avversari. Verrà il giorno in cui festeggeremo assieme un nuovo clean sheet, a cinque o sei mesi dall’ultimo. E lo faremo con un bicchiere di rosso. FRANGIACORTA voto 6

HAPS: quello di Haps è un nome che in radiocronata è rimbalzato spesso: forse perchè breve, agile, facile da padroneggiare, a differenza dei vari Cuisance, Crnigoj, robe che a pronunciarli rischi sempre di fare una brutta figura. È uno che si fa notare, tra danze apotropaiche e disperate sgroppate ad inseguire l’esterno avversario di turno. PUSH HAPS BRA voto 6

CRNIGOJ: se Haps è un nome che il radiocronista ha usato spesso, quello del Domen nazionale è un nome che non ha pronunciato praticamente mai, se non nel dare le formazioni a inizio partita, e anche lì si poteva facilmente percepirne lo sconforto. Ma in quella terra di nessuno tra una consonante e l’altra del suo cognome non si è smarrito solo il cronista ma anche lui stesso. LOST IN TRANSLATION voto 6 - NANI: “e mo che faccio?” avrà pensato Luis mentre si toglieva la tuta. Poi però uno col suo talento quando scende in campo le risposte le trova sempre. Purtroppo erano sbagliate. MAGO ZURLI’ sv

BUSIO: giovane e bello come gli eroi di Guccini, ritrova una maglia da titolare; ma come diceva Gasperini c’è una differenza tra “fare” il titolare ed “essere” un titolare, e lui è uno di quelli che quella sottile differenza deve ancora coglierla. Almeno fino all’ultima partita, perchè non ho la minima idea di cosa abbia fatto oggi. PUNTO DI DOMANDA voto 6 - VACCA: entra lui e tutto cambia. O almeno questo è quello che mi sono sforzato di pensare mentre sfrecciavo in autostrada cogliendo barlumi di partita dalla timida radiocronaca rai. Ma tutto sommato non credo che sia successo. MEDICINA CINESE voto 6

AMPADU: sono più che sicuro che anche oggi il gallese fosse il più forte giocatore in campo, avversari compresi. Sono più che sicuro che ci abbia messo tutto, che sia stato tra i migliori, e che alla fine sia uno dei pochi a cui non puoi proprio dire niente. FABRI FIBRA DO YOU SPEAK ENGLISH? Voto 7

CUISANCE: lasciate a casa le belle sperance, il funambolo dell’Alsazia è stato tra i protagonisti della radiocronaca, prima balzando agli onori delle cronache per il solito cartellino giallo per litigi, poi per aver procurato il rigore con un fallo ingenuo, infine per essere stato sostituito, con grande sollievo dell’incerto radiocronista. MARINE LE PEN voto 5 - ARAMU: ci sarebbe bisogno dei suoi colpi come del pane. Ma i suoi colpi non si vedono da talmente tanto tempo che oramai ho dimenticato quali siano, i suoi colpi. ARAMU CHI? voto 6

JOHNSEN: non so come abbia giocato, immagino male, ma sui social del Club compare in una foto in cui la sua criniera bionda svolazza smargiassa come quella di un grande felino africano costretto a dialogare con Parenzo. Basta e avanza, anche se non so per cosa. ACHILLE DALLA BIONDA CHIOMA voto 5,5 - OKEREKE: si èun po’ perso per strada ultimamente, ma il suo ingresso non può che portare peso ad un attacco sterile, rendendolo quindi un attacco pesante e sterile. SCIENCE, BITCH voto 6

HENRY: me lo immagino paonazzo, incazzato come una influencer russa, mentre tenta disperatamente di spronare i compagni a fargli arrivare un pallone: gli arriva da rimessa laterale e se lo fa bastare. Devo ammettere di aver visto 30 secondi di Dazn, prima di perdere la linea, e in quei 30 secondi aveva la palla del 2-1 ma veniva anticipato da quel beco de Becao. Tu chiamali se vuoi episodi… LUCIO BATTISTI voto 7

ZANETTI: me lo vedo il generale Belisario di Valdagno mentre osserva sconfortato il secondo gol dell’Udinese. Condivido quello sconforto dal profondo del mio cuore provato, perchè se per un secondo avevo sperato che per una volta gli astri potessero allinearsi e le cose potessero finalmente girare nel modo giusto, subito la nostra goffa mediocrità mi ha riportato coi piedi per terra. Per l’ennesima volta, la scarsezza criminale delle nostre contendenti ci tiene in vita, come una macchina tiene in vita il moribondo. Non rimane che soffrire a cuor leggero, sperando che almeno ci venga regalato un finale di stagione divertente. TRISTE SOLITARIO Y FINAL voto 6