Reyer, Spahija: "La NBA è un altro sport, mai visto altrove un talento come quello di Ja Morant"

12.06.2024 19:30 di  Giovanni Girardi   vedi letture
Reyer, Spahija: "La NBA è un altro sport, mai visto altrove un talento come quello di Ja Morant"
© foto di Credits: NBA.com

Neven Spahija è stato intervistato ai microfoni di Reyer Time. L’allenatore da Sebenico ha parlato di molti argomenti, toccando anche la sua esperienza in NBA.

Per quanto riguarda l’esperienza ad Atlanta con Budenholzer, penso che sia stata una di quelle persone che ti ha insegnato tantissimo.

“Io lo conosco da ventitre anni. Lui ti faceva tantissime domande. Mi ha chiamato in una giornata di giugno e mi ha tenuto un’ora al telefono. Alla fine della telefonata mi ha detto -Neven grazie mille, sei stato molto bravo, ti chiamo io il primo di agosto-. Non ho dormito per quaranta giorni.Poi mi ha richiamato per chiedermi di lavorare con lui agli Atlanta Hawks ”.

Come è stato allenare i migliori giocatori al mondo?

"Molte volte qua in Europa abbiamo problemi con giocatori americani indisciplinati. Tutto questo in America non esiste. Mi ricordo quando sono arrivato a San Antonio dopo una stagione. Stavano facendo un work out per un giocatore europeo di livello Eurocup. Era conosciuto come un giocatore senza disciplina. Ho chiesto al GM -come mai questa persona può giocare a San Antonio se ha questa pessima reputazione in Europa?- Lui mi ha detto che negli Stati Uniti non hanno problemi con la disciplina. Infatti nella mia esperienza in NBA non ho mai avuto problemi con la disciplina”.

Quindi non è difficile convivere con le stelle NBA?

“No, perchè l’NBA è il fine, non esiste qualcosa di più, quindi tutti i giocatori fanno di tutto per rimanerci”.

Come è stato allenare gli All Star Game?

“Penso che sia l’evento più bello che abbia mai visto. È stata una cosa spettacolare. Anche se non centra niente con la pallacanestro, è una cosa che rimane.”

Purtroppo hai vissuto anche la bolla di Orlando, come è stata?

“Anche quella è stata un’esperienza nuova per tutti. Un giorno mi ha chiamato il mio allenatore e mi ha spiegato la situazione. Mi ha detto che dovevamo andare in un hotel in cui potevamo arredare la nostra stanza come volevamo, con tv, letti di qualsiasi misura e cose del genere. Nella mia non ho voluto modifiche, ma ho visto gente cambiare la propria completamente.”

Che ricordi hai di Memphils?

“Ho visto i giocatori prima nella pre season che giocavano a street ball. Ho visto Ja Morant e ho capito che era una cosa diversa. Salta, aggredisce, non aveva un tiro spettacolare, però era un giocatore con un talento che io non ho mai più visto nella mia carriera”.

Preferisci Eurolega o NBA?

“Stiamo parlando di due sport diversi, in NBA sono stato assistente, mi sono piaciuti quei quattro anni, è stata come un’università per me. Mi piace molto anche l’Eurolega, ma sono due sport diversi.”

Hai allenato in tutto il mondo, come hai fatto, cosa ti ha spinto?

“Si dice che l’allenatore debba avere sempre le valige preparate. In U.S. è tutto programmato, si guarda sempre al futuro, qui in Europa meno, ho perso il lavoro anche quando ho vinto. È difficile spiegarlo, ma per la vita di un allenatore è così, l’importante è farlo sempre con la stessa voglia e passione”.

Secondo te perché così tanti allenatori europei bravissimi non hanno mai visto l’NBA?

“Perché è uno sport diverso. Per fare l’allenatore in uno sport diverso devi essere di là, devi andare là a studiare. L’America accetta il talento da tutto il mondo. Mentre a Tel Aviv dovevo avere una licenza, nonostante i miei successi pregressi, in America non esistono licenze, se tu hai un talento in qualche cosa, sei il benvenuto, non importa da dove vieni".