Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

29.05.2021 05:38 di Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

VENEZIAMESTRE - CITTADELLA 1-1

DESTINAZIONE PARADISO 

“Ce l’abbiamo fatta!” 

Ebbene sì, amici, ce l’abbiamo fatta. Chi vi scrive ieri sera dopo il fischio finale del felinofago Orsato ripeteva questa frase dieci, venti, forse cento volte. Quasi a volersene convincere. Quasi a voler scongiurare la paura che fosse solo un sogno. Un sogno, appunto: in questi giorni tutti abbiamo sognato, c’è chi lo ha fatto urlandolo ai quattro venti, chi invece come me ha taciuto in nome della scaramanzia, non osando nemmeno sfiorare col pensiero l’eventualità. Non succede, ma se succede…

E invece sotto ai nostri occhi dopo un travaglio di diciannove anni quel sogno ha preso finalmente vita, e ora possiamo urlarlo, cantarlo, raccontarlo. 

Ce l’abbiamo fatta, siamo in serie A!

Alla luce di un traguardo così importante sembra quasi banale soffermarsi sulla partita come se fosse un qualunque match casalingo di metà campionato. La voglia sarebbe quella di celebrare, ballare e mandare tutto al diavolo: i gufi, i detrattori, i miliardari spendaccioni. E abbracciare ogni singolo giocatore in lodi sperticate per la stagione fantastica che ci hanno regalato. Ma forse, dopotutto, il modo migliore per celebrare l’impresa ieri realizzata può essere proprio il raccontare il film visto al Penzo in questa serata tiepida ed incerta di fine maggio, in cui a discapito del favore dei pronostici e dei risultati abbiamo dovuto attraversare tutti i gironi dell’inferno per poter infine uscire a riveder le stelle.

Un film lungo ben più di 90 minuti, iniziato già da diversi giorni, dal fischio finale in quel del Tombolato; giorni di concentrazione, tensione, sogni, un mix esplosivo di pensieri e sensazioni nella testa e nel cuore di tutti, giocatori, staff, tifosi. E infine, tra l’entusiasmo della folla accorsa in massa a Sant’Elena l’opera è andata finalmente in scena al Teatro Penzo.

Con delle aspettative del genere era naturale spaventarsi un po’. Tutti ti stanno guardando. E per molti dei ragazzi arancioneroverdi questa era la partita più importante della carriera, almeno finora. Siamo tutti umani, carne ed ossa ed emozioni, e siamo partiti contratti, tesi, contro un Sitadea che veniva a Venezia con la forza psicologica del temibilissimo “niente da perdere”. Quando sei così nervoso, la filosofia del calcio ti mette davanti ad un bivio: ti sblocchi, con una giocata, un episodio, un colpo di fortuna, e le cose svoltano per il meglio; oppure ti prendi una bella bastonata, e a quel punto, come diceva il Marchese del Grillo, so’ cazzi tua. Ovviamente, come noi tifosi Unionisti sappiamo fin troppo bene, non c’è mai niente di facile. E infatti è su questa seconda strada che la storia della partita si incammina: su una verticalizzazione apparentemente ab minchiam di Capitan Iori, la difesa arancioneroverde si prende una pausa di riflessione, e l’unico a crederci è Porca Proia, lo stesso uomo dalle sopracciglia sottili che ci aveva castigato al 94esimo nella scorsa stagione e che adesso nella partita più importante sbuca come un crotalo delle sabbie alle spalle di tutti e deposita in rete con banale solennità. Un bel gancio destro in piena faccia, e si risveglia la Paura. Accidenti, per dindirindina, corbezzoloni! Vuoi vedere che in tutti questi sogni degli ultimi quattro giorni non avevamo fatto i conti con un dettaglio non da niente, ovvero gli avversari? Già, perchè gli uomini del lacrimosissimo Venturato giocano bene, creano e sembrano in controllo della partita, e infatti dieci minuti dopo arriva un altro colpo pesantissimo per i nostri sogni di gloria: Mazzocchi commette due tentati omicidi nell’arco di un minuto sotto gli occhi del marzialissimo Orsato, il quale quasi con riluttanza si vede costretto a tirare fuori un cartellino rosso. Benon. Un’ora di partita in inferiorità numerica. Per un momento, la sensazione è quella che il giocattolo si sia rotto sul più bello, e che il sogno tanto agognato si stia infine dissolvendo davanti ai nostri occhi.

Un primo tempo di sofferenza e bordate in faccia si chiude così, 0-1 e pochi motivi di ottimismo, se non un residuo vantaggio nel risultato che non è mai sembrato tanto striminzito.

Tra la festosa ubriachezza della folla in Via Garibaldi, ai Sette Martiri ed in giro per le città cominciava a serpeggiare l’ombra lunga della Paura, e in tanti richiamavamo alla memoria una citazione non delle più forbite ma quella che meglio pare interpretare l’essenza di quei momenti, ovvero Jack Black in Tropic Thunder che dice che siamo “nella merda quella vera, quella a spruzzo!” 

Ma nel frattempo, a nostra insaputa, negli spogliatoi del Penzo andava prendendo forma l’ennesimo miracolo di questa stagione: lo Skanderbeg di Valdagno Zanetti rappezzava lo scacchiere e soprattutto ridava ai ragazzi quella carica, convinzione e concentrazione fondamentali per affrontare un secondo tempo così complicato. E guarda un po’? si scende in campo compatti, cattivi al punto giusto, intelligenti: in area di rigore arancioneroverde non vola più una mosca, Maenpaa ha i guantoni bianchissimi quasi quanto i denti, e pian piano la forza d’urto dei cugini padovani rinnegati si va esaurendo. Per i nostri avversari le energie fisiche e psicologiche scemano man mano che il traguardo si allontana, in fondo sono umani anche loro. E nell’ultimo quarto d’ora di partita i nostri salgono in cattedra e controllano il match con relativa tranquillità, con Johnsen e Bocalon che tengono palla sulla bandierina per un tempo indefinito che è parso un’eternità.

Poi, arriva la lavagnetta che dice 4 minuti di recupero. Nel calcio, i minuti di recupero sono un girone infernale a sè stante; o forse calza meglio la similitudine con un bosco irlandese, dove i folletti e le fate si divertono a giocare brutti scherzi agli sfortunati avventori. Quante volte quest’anno siamo stati castigati nel recupero? Quanti punti abbiamo perso all’ultimo respiro? Forse abbastanza da recriminare per una possibile promozione al secondo posto? Sicuramente abbastanza da bestemmiare l’intero pantheon minoico. Ma sarà per caso, o forse perchè c’è davvero un dio del calcio che lassù da qualche parte ci osserva bonario, fatto sta che questa volta i minuti di recupero ci regalano la gioia più grande: uno Johnsen commovente controlla una bordata di Fiordilino e lancia Maleh; Beppe si invola sulla sinistra e mette in mezzo un pallone millimetrico per Bocalon; il Doge che tanti ne ha sbagliati quest’anno stavolta è un cecchino, e con uno scavetto da Edison Cavani scavalca l’addolorato Kastrati e gonfia la rete. 1-1, è finita.

Ce l’abbiamo fatta.

La partita finisce e la festa finalemente comincia. Sarebbe giusto sottolineare la prestazione di tutti i giocatori, uno per uno, ma questa non è una cronaca del campo ma dell’anima. Perciò ci limitiamo ad esprimere la nostra profonda gratitudine a tutti per la stagione straordinaria che ci hanno regalato, e per la fetta di storia che ci hanno fatto vivere.

Se i postumi, la mancanza di voce e il lavoro ce lo concedessero, staremmo ancora ballando e cantando da ieri sera. Spezzati nel corpo ma gagliardi nell’anima dedichiamoci un pensiero per concludere questa annata. Godiamoci questo momento: dopo anni di Inferno e Purgatorio in cui i nostri colori sembravano destinati a impantanarsi e scomparire, siamo invece tornati a brillare, ed ogni sogno ora è di nuovo lecito. Godiamocela, divertiamoci e continuiamo a sognare, perchè chissà, forse il bello deve ancora venire…

Grazie di tutto!
AVANTI UNIONE!

IL PAGELLONE

MÄEMPÄÄ: paradossalmente, in una partita in cui statisticamente il Sitadea ha messo a ferro e fuoco l’area arancioneroverde, dente bianco ne esce candido e immacolato come un arbitro di tennis seduto comodamente sulla seggiola rialzata. Giusto una spizzata di polpastrelli su un tiro più bello che velenoso, niente cchiù. GIGI D’ALESSIO voto: 6

MAZZOCCHI: arrivato al rush finale del campionato più in riserva di una grappa barricata, rischia di commettere l’imponderabile pigliandosi due gialli nel tempo di uno sbatter di ciglia. Sebbene colpevole, ne viene fuori pulito in qualche modo. AMANDA KNOX voto: 5

MODOLO: tornato titolare dopo l’interregno austro ungarico, si vede sventolare un giallo dubbio dopo una trattenuta evidente quanto tuttavia crudele da punire. Passa il resto della partita dividendosi tra il governo monumentale della difesa e la lotta urlante nei confronti di Orsato, tanto comprensibile quanto pericolosa visto il carattere non proprio gioviale dello scledense. MAURIZIO LANDINI voto: 7

CECCARONI: la lettura della diagonale sul vantaggio del Cittadella ha l’incertezza dell’italiano di Luca Giurato. Passata la delusione, si rituffa sulle barricate senza più ripensamenti. LA DESCRIZIONE DI UN ATTIMO voto: 6

MOLINARO: il signor Sambuca gioca la trecentesima partita degli ultimi quindici giorni, elisir Rocchetta di lunga vita dopo una stagione passata per lo più da buon maestro dietro le quinte. Mette a disposizione saggezza ed esperienza in una partita ad altissimo rischio cardiocircolatorio. DORIAN GRAY voto:  6 

CRNIGOJ: è forse l’unico a potersi ritenere soddisfatto quando la partita vira verso atmosfere da Saloon e non è un caso che ne esca tra i migliori in campo, tra un gancio destro e una spallata ben assestata. WALKER TEXAS RANGER voto: 6,5 – CREMONESI: in caso di neve, Colmar, diceva una famosa pubblicità. Se invece ti ritrovi nella merda fino al collo, una idea può essere quella di piazzare un Cremonesi all’uscio e blindare la difesa negli ultimi interminabili minuti. Pare funzionare. PFIZER voto: 6

TAUGOURDEAU: vive una partita più complicata dello spelling del proprio cognome, tra assalti all’arma bianca nemici e ben poche geometrie da disegnare. Ne esce comunque illeso. SERE NERE voto: 6 – JOHNSEN: nato dalla storia tra Nick Carter e una saetta, entra nel momento giusto per iniziare a insinuare qualche dubbio nelle menti granata con la sua tecnica e cambio di passo. E’ protagonista nell’azione del pareggio unionista. BILLY BALLO voto: 7

MALEH: non riesce ad esprimersi sui livelli stellari degli ultimi mesi, ma dai che ti ridai il suo moto perpetuo è sempre utile, specie in quel magico minuto 92 quando disegna l’assist che permette al Doge di spedire tutta la squadra tra le leggende della laguna. Non è poco. LOVE AT FIRST SIGHT voto: 6,5

ARAMU: giusto il tempo di scaldare le mani al Maria Dolores Kastrati che l’espulsione di Mazzocchi sconquinfera tutti i piani; a farne le spese è proprio lui e viene sostituito in nome della stabilità e delle larghe intese. GIUSEPPE CONTE voto: 6 – FERRARINI: arrivato come stagista addetto alle fotocopie del Dottor Mazzocchi ha avuto modo di ritagliarsi uno spazio importante nel corso della stagione. Una volta espulso il precettore, gioca la solita partita gagliarda e di personalità, con tanto di illusorio sprint verso la gloria poco prima del gol del Doge. YUPPIE voto: 6,5 

FORTE: in una partita dove ben presto si capisce che di attaccare non se ne parla proprio, dedica la sua vita al prossimo dando una speranza o un sorriso di conforto dove ce n’è bisogno. GINO STRADA voto: 6 – BOCALON: senza voler risultare massimocacciaristi (“sono vent’anni che lo dico!”), nella seppur breve esperienza di vita di TgUdPK ci siamo molte volte spesi a difendere il Doge dal mare di critiche che sono piovute su di lui. Tutte amarezze ormai alle spalle perché con questo gol Ricky ha fatto piangere una comunità intera, lacrime di felicità. SCURDAMMOCE O PASSATO voto: 9

DI MARIANO: l’uomo dalle cosce perfette più di Ulisse dal multiforme ingegno vive una serata un po’ anonima, anche perché, repetita iuvant, c’è ben poco spazio per ingegno e immaginazione nella demoniaca serata del Penzo. TRENO PER TOZEUR voto: 6 – FIORDILINO: entra in un momento delicato per dare palleggio e quantità alla squadra. Qualche gorgheggio e sonorità gradevoli all’orecchio. CARMEN CONSOLI voto: 6

ZANETTI: una stagione intera a professare e sciorinare bel gioco, propositività, frizzantezza e alla fine va a vincere i play off con due prestazioni (contando quella di Lecce), da Otto Rehhagel. Questo è il segnale di quanto sia cresciuta la sua squadra soprattutto a livello mentale. Centra una impresa epica che lo spedisce dritto dritto tra gli eroi, non solo sportivi, della nostra storia. MAHATMA voto: 9