Stringi i denti VeneziaMestre
Essenza di serie b. E ci siamo.
Non un grande match, non una memorabile partita, ma una squadra che è capace di calarsi nel livello della sfida, lottando, combattendo, sempre concentrata nel raggiungere l’obiettivo. Oggi abbiamo compreso il nostro campionato, stop ai voli pindarici, fine dei sogni di un torneo improvvisamente diverso. Purtroppo le squadre da playoff si differenziano dai mesi passati, dalla costruzione del gruppo all’ampiezza nelle scelte. Il Cagliari ce l’ha mostrato, al momento non è cosa per noi. Ma nonostante tutto il VeneziaMestre non è crollato, ha mostrato personalità, resilienza, voglia di non regalare l’ennesima delusione al proprio popolo. Si fatica enormemente nel gestire il pallone, si annaspa nelle coperture su un Luvumbo a tratti incontenibile, ma la squadra si muove come un’entità unica, coerente, viva. Si gioca una partita intelligente, consapevole dell’importanza del non lasciare spazi sperando in una giocata che sfortunatamente non arriva mai. Non è l’Unione di Pisa ma è comunque una creatura che appare in crescita, capace di reagire al contraccolpo pesantissimo dell’uscita di Jajalo e presente nel gestire cronometro ed inerzia. La difesa è la chiave, la continuità di un preziosissimo Svoboda la positività che ci trasmette questa gara. Si esce tra gli applausi di un’encomiabile curva sud, conscia del progresso di una squadra ed una società che fino a poche settimane fa pareva impossibile. Ma è chiaro come il centrocampo sia l’estremo indicatore della qualità di una rosa, e sciaguratamente continuiamo a non ritenere sufficiente la prova di un Busio che raramente prova ad uscire dal limbo della semplice giocata, trascinando la squadra a quei ritmi di cui una sfida del genere avrebbe necessitato. È invece piaciuta la garra e la concentrazione di Ellertson sempre nel vivo della bagarre, mentre l’ingresso di Milanese non ha fatto imprecare il popolo arancioneroverde come si sarebbe immaginato. Ma è davanti che funziona poco o nulla nella partita di oggi; con Pojhanpalo che prova a combattere ma che raramente riesce ad accendere le fasce a sostegno come avrebbe ideato Vanoli. Al suo fianco Pierini non entra mai in partita, costantemente circondato da troppi difendenti rossoblu. L’Unione però ha gamba, ritmo, sebbene i sardi riescano con costanza a gestire le incursioni avversarie ed i pericoli arrivino solamente con iniziative estemporanee. Ma a volte serve anche comprendere il momento, chiudersi e provare a pungere consapevoli di non essere ancora all’altezza di un arrembaggio. Ma in tutto ciò è entusiasmante vedere un mister che nonostante la sofferenza prova a cambiare le sorti della sfida, inserendo un offensivo Cheryshev ad un moderato Zampano. È da questa attitudine, da questa necessità di cambiare il destino che si deve ripartire. L’autostima va infatti costruita anche attraverso questi spunti, tornando negli spogliatoi tra gli applausi di un pubblico maturo e consapevole del cambio di rotta che c’è stato. Ora ci aspettano due sfide quasi proibitive in cui abbiamo la speranza e la possibilità di mostrare al mondo, ma soprattutto a noi stessi, quanti progressi abbiamo compiuto e quanto la musica possa essere diversa ora che i direttori d’orchestra sono cambiati, sul campo e fuori.
Dimostriamo che questo VeneziaMestre ha l’anima che iniziamo ad intravvedere, trasciniamo questo magnifico popolo verso l’ennesima impresa e riprendiamoci questa città che ha bisogno di una scossa per essere rianimata. Venite a divertirvi con noi, ritrovate l’orgoglio di essere veneziani e mestrini, siate fieri di affascinare un’intera città al nostro volere. Così non sarà la vittoria di pochi irriducibili, ma di chi immagina e pretende una Venezia diversa.
Avanti Unione!