Tacopina: "Da semplice avvocato ad acquistare la Roma, la squadra dei sogni di mio padre. Ora a Venezia per emozionarmi ed emozionare, innamorato di Dionisi"

18.10.2019 14:01 di Davide Marchiol Twitter:    vedi letture
Tacopina: "Da semplice avvocato ad acquistare la Roma, la squadra dei sogni di mio padre. Ora a Venezia per emozionarmi ed emozionare, innamorato di Dionisi"

Il presidente Joe Tacopina si è raccontato a tutto tondo al sito del Venezia, partendo dalle sue origini americane, passando per l'esperienza a Roma e poi alla pagina arancioneroverde: "Essendo i miei genitori italiani mi hanno sempre parlato bene dell'Italia, sai crescere in quella casa dove ogni domenica mia madre cucinava i manicotti col sugo e il resto era qualcosa che abbiamo approcciato culturalmente pr essendo americano, sono americano, ma sono orgoglioso delle mie radici italiane, mia nonna mi parlava solo italiano, mangiavamo italiano e si parlava d'Italia, sono di Brooklyn e lì c'è veramente un pezzo d'Italia, sono cresciuto con questo grande legame verso il Belpaese, non è un quartiere sofisticato come Manhattan, ma un qualcoa di imbattibile, non era un bel quartiere inizialmente, a 11 anni ho avuto la mia prima bici, ogni volta all'angolo quattro ragazzi più grossi mi buttavano giù dalla bici e mi picchiavano. Tornando a casa lo dissi a mia madre, che però mi rispose di rifarlo, ma io avevo paura, lei mi disse di rifarlo perchè sennò avrebbero pensato che ero un bimbo che si lasciava spaventare. Quindi anche se effettivamente avevo paura l'ho rifatto, finchè non ho trovato la forza di rispondere fisicamente a uno dei ragazzi, gli altri tre che erano con lui restarono scioccati dalla mia reazione e scapparono, così li ho "sconfitti" e ho capito la lezione. Non devi lasciare che la paura ti impedisca di fare ciò che vuoi fare veramente. È una lezione che porto sempre con me, perchè devi essere in grado di superare la paura, altrimenti ti paralzza, anche nel mondo degli adulti. I miei genitori non avevano molto, ma mi hanno mandato nella migliore scuola privata di Brooklyn, ho studiato legge e mi hanno dato una grande possibilità".

"Il mondo del calcio è stato un percorso diverso per me, sono stato avvocato per tantissimi anni, sono stato considerato uno dei migliori in America, inoltre in famiglia sono stato il primo ad andare in università. Il mondo del calcio invece è stato qualcosa di completamente diverso e nel 2007, visto che mio padre era un grande tifoso della Roma, di mettere insieme un team e comprare la squadra. Ho sempre seguito il calcio italiano e ho visto grandi potenzialità, perchè in Italia il calcio fa parte della struttura della comunità, è un pezzo dell'anima delle persone. A Brooklyn abbiamo nove squadre professionistiche, a Venezia c'è il Venezia, certo c'è anche la Reyer, ma il calcio è a un livello diverso. Per me niente è impossibile, la mente è la parte più potente del corpo, seguo il potere più forte che esista, che è quello dell'attrazione, del pensare positivo. Così nel 2010 sono riuscito finalmente a comprare la Roma, grazie a degli investitori di Boston, avevo acquistato la squadra dei sogni di mio padre, io che ero partito come un semplice avvocato, un sogno. Il giorno in cui sono diventato vice presidente è stato emozonante. Andai la sera stessa a vedere una partita, la prima con i titolari amiericani della Roma. Sicuramente il fatto che le origini della mia famiglia fossero romane mi ha aiutato, mi ha dato un senso di familiarità con i tifosi e mi sono buttato nella comunità come fatto con il Bologna poi. Qualcuno quella sera mi toccò la spalla e mi indicò la Curva Sud, c'era uno striscione "Tacopina uno di noi. Grazie Joe". Quel momento mi diede la pelle d'oca e lo fa ancora oggi, perchè era il riconoscimento dei tre anni di lavoro fatti a Roma, i tifosi erano felici e lo ero anch'io. Ho sempre detto che noi non eravamo i titolari della Roma, ne eravamo i custodi. È stata un'esperienza emozionante, perchè quando andavo in giro era pieno di persone che mi ringraziavano, anche anziane, con l'emozione negli occhi. Da qui a New York ci sono 6 ore di differenza, il mio rapporto col sonno quindi non è il massimo, per motivi lavorativi, ma l'adrenalina e l'energia mi permettono di andare avanti e riesco così a sopportare entrambi i lavori. Se non sono appassionato di qualcosa posso metterci tutto quello che voglio, ma non avrei mai deirisultati. Faccio due lavori che mi danno molte responsabilità, ma la passione mi dà la benzina necessaria per arrivare a cose che sembrano impossibili. Lo vedo quest'anno, ci sono sensazioni divrsee a Venezia, uina squadra che non ha paura, che va a Chiavari e vince due a zero contro la prima classifica, questa squadra per me tecnicamente è impressionante, abbiamo un allenatore che è la scelta migliore per il progetto, l'ho proposto io a Lupo e sono molto contento che lo abbia scelto perchè sono pazzo di lui, mi piace quello che ottiene come allenatore, come leader, parla sempre con i giocatori e questi danno tutto per lui, mi piace come si comporta in spogliatoio, fa cose che molti giovani allenatori non fanno. È la sua prima volta in Serie B, ma ha già capito cosa bisogna fare, mi piace non solo come allenatore, ma come uomo. Penso ci garantisca un futuro brillante".