Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

24.04.2022 22:48 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Ecco a voi il nuovo episodio de “Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner “

Tratto dalla pagina "Tutti gli uomini di Paul Kalkbrenner ":

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PARLANDO IN ALEXMENTESE (GHESBOROUGH)

VENEZIAMESTRE 1 – ATALANTA 3

Noi alexmentiani della prima ora, parafrasando quell’epitome di banalità altrimenti detto Gramellini, siamo sempre più affascinati dagli straordinari risultati che l’algoritmo sta regalando al popolo arancioneroverde. Non è nostra intenzione, lo diciamo chiaro fin d’ora, agganciarci soavi alla fitta sassaiola dell’ingiuria che si sta scatenando contro il Peter Griffin dei talent scout. Ci ha già pensato chi di dovere, in modo tanto chiaro quanto inequivocabile. Non infieriremo sulla sua anima errante, mentre maledice il giorno in cui ha abbandonato l’hockey su ghiaccio. Gli siamo vicini, pure noi malediciamo quel giorno. Ma come cantava Venditti, certi amori fanno giri immensi e poi ritornano, chissà che il futuro gli possa riservare grande amore. E chissà che il nostro alter ego, Duncan Kalkbrenner, appollaiato sulle tribune del Penzo assieme al Ct Mancini (che evidentemente deve aver visto del gran potenziale in qualche piccione locale, data la penuria di italiani in campo), abbia ascoltato il grido d’amore e di saggezza della Curva, pancia del tifo oggi mai più vicina ad essere invece purissima materia grigia, che ha invocato a lungo i tre moschettieri nostrani artefici del miracolo dell’anno passato. Speriamo che al Ceo di Wall Street, come viene chiamato dalle parti di Treviso, rifletta e si inginocchi sul latte versato e con sana umiltà ammetta, se non proprio il disastro, quanto di migliorabile è stato fatto quest’anno. Il timore, vedremo se sarà più o meno fondato, è invece di ritrovarsi un alter ego dei nostri dirimpettai dalla miagolata facile, Mr Creatività Renzo Rosso, che dopo aver sfornato delle maglie accattivanti almeno quante quelle targate Ted e le Storie Tese, ha risposto alle critiche della piazza dicendo di aver compiuto un lavoro straordinario. Ma è inutile continuare a disquisire su ciò che sarà, mentre l’entusiasmo che tanto ci accompagnava fino a qualche mese fa si è inabissato nelle gelide acque del Mare del Nord, perciò ci concentreremo senza ulteriori indugi su quanto visto oggi, ammesso che si sia visto. La Giovanna d’Arco di Valdagno come al solito faceva i conti con delle defezioni tanto corpose quanto differentemente dolorose: se di Romero, nascostosi nella pampa argentina come un soldato giapponese nella giunga in attesa della fine delle ostilità, ci si faceva volentieri a meno, così come dello spacciatore di fumo Kiyine o dello stracchino portoghese Nonno Nani, le defezioni in difesa erano di quelle da non far dormire la notte. Per mettere assieme qualcosa che potesse apparire come una difesa, il Caronte delle torbide acque dell’Agno era costretto a rispolverare direttamente dalle desolate valli della mestizia niente popò di meno che Ullman e Mateju, senza dimenticare l’improvvido soldato Svoboda, dal cui petto ci si aspetta sempre che fuoriesca David Schnegg urlando “vi ho purgato ancora”, tanto profonda appare la sua involuzione. Tra un cerotto e un’estrema unzione annunciata, ciò che fuoriusciva dallo spogliatoio era per la prima volta dopo molto tempo una creatura che aveva delle stupefacenti somiglianze con una squadra di calcio. Infatti, dopo un inizio accattivante, al quinto minuto Tommaso Enrico trovava il gol del vantaggio, con una torsione scopadea che batteva sul palo prima di conficcarsi in rete. Sembrava tutto troppo bello per essere vero, e infatti semplicemente non era vero, perché Mauro el Forneau, con l’aiuto del Var, annullava per un fuorigioco di avampiede dello stesso corpulento francese. Era l’inizio della catastrofe. L’Atalanta, in serie negativa da diverse partite, cominciava al piccolo trotto a giocare e ad ogni passaggio apriva le fila unioniste come Mosè apriva le acque. In un paio di occasioni solo una propizia alitata di Zanna Bianca spingeva la palla di quel millimetro necessario a non limonare con il gol. Ma tutto sommato, pur senza imbroccare tre passaggi di fila, ma almeno triplicando il numero di passaggi del primo tempo di Firenze, la partita di allungava stanca verso la fine del primo tempo, prima di deliziarci con il solito gol a tempo quasi scaduto. Muriel da fermo e ruttando la peperonata mangiata nel pre partita riusciva a saltare tre quattro giocatori, la scudisciava in qualche modo trovando una deviazione, la palla si impennava e sbatteva sulla traversa prima di finire sui piedi di Pasalic, che segnava il gol numero sessantaquattro in campionato, curiosamente fatti tutti contro di noi. Era, manco a dirlo, il colpo mortale per i nostri volenterosi ma non proprio cazzutissimi eroi, che al rientro dall’intervallo, giusto per togliersi il pensiero, concedevano ai bergamaschi il secondo gol. Mentre chi vi scrive combatteva come un leone per accaparrarsi una birra al bar dietro la curva, Svoboda sveniva come una giovane danzatrice al ballo delle debuttanti davanti a Muriel, che la metteva in mezzo per l’accorrente Zapata, per il quale era fin troppo facile raddoppiare. Da lì succedeva un po’ di tutto, tra parate di Musso, pali, Muriel che la buttava dentro di testa per il tre a zero e la depressione che iniziava a sferzare come la bora tra i pochi aficionados di casa, messi k.o. da un tariffario ad hoc per il match degno delle ultime bollette del gas. Ciò che vale la pena salvare, perché in tutte le storie, anche quelle brutte brutte, se non c’è un lieto fine almeno c’è un insegnamento o una speranza per l’indomani, è tutto da concentrarsi dopo il 3 a 0. A furia di cantonate e cazzotti in faccia, la squadra si scrollava di dosso quella paura, inedia, o postumi della vida loca di Favaro Veneto; o forse l’Atalanta, come nelle partite dei pulcini in cui il mister chiede ai suoi di non infierire per compassione, si metteva una mano amica sul cuore. Tommaso Enrico prendeva il palo di testa, giusto per ricordarci che la sfiga è sempre con noi, anche quando non si fa sentire da un po’. Poi saliva in cattedra, appena entrato, il redivivo Dor Peretz, che finalmente faceva vedere ciò per cui era stato preso: fare la differenza sotto di tre gol. Fatto sta che l’israeliano iniziava a sfoderare una serie di tocchi di classe e un paio di filtranti che non si vedevano dallo spareggio con il Cittadella. Quello decisivo però lo metteva Arsenio Jean Pierre Nsamè, innescando cazzimma Crnigoj, che la buttava finalmente dentro. Era il gol della bandiera e la partita di fatto finiva qui, con la squadra radunata sotto la curva che ascoltava cori e incitamenti della Sud, non capendo peraltro una mazza, dal momento che nessuno sa l’italiano, figuriamoci il venexian. Che altro dire, amici e stimati lettori. Per esempio che mancano altre cinque partite, di cui almeno due sulla carta proibitive e poi finalmente l’agonia sarà finita. Inutile fare tabelle, calcoli, cabale, perché siamo più spacciati della bamba nel sottopassaggio di Via Dante. Non resta dunque, giusto per passare di palo in frasca come tanto amiamo, che affidarci alle parole di Eraclito: “se non speri l’insperabile, non lo scoprirai”. È probabile, quasi certo, che non scopriremo un bel niente. Ma tanto vale sperare, in fondo non resta altro.

COMUNQUE VADA

IL PAGELLONE

MAENPAA: il capostipite della nobile casata dei Portieri finlandesi la cui effige sono i denti bianchissimi pare baciato dalla dea bendata e tra parate di spighetta, deviazioni di sopracciglio e conclusioni fuori di un pizzuliano nonnulla mantiene i panni immacolati fino allo scadere del primo tempo, quando deve incolpevolmente arrendersi ai passi di salsa&merengue di Muriel; poi nella ripresa è baciato da un’altra dea, quella di Bergamo, che mette a nanna la partita con due gollonzi dalla linea di porta. Da quel momento lo si vede in camicia da notte, tisana in mano, pronto per una serata sul divano. SOGNI D’ORO voto 6

MATEJU: ancora scombussolato dagli interrogativi sulla vita che lo inseguono da quando è arrivato in nerostellato, veste di nuovo i panni del titolare dopo la scampagnata vinello e bestecca di Firenze, condividendo con i ricchi possidenti terrieri che possono permettersi un biglietto al Penzo tutti i dubbi sulla gestione dell’affair terzino destro di gennaio. IO NON SONO QUI voto 5,5

SVOBODA: il nome Luis Muriel gli provocherà attacchi di panico per i prossimi due o tre mesi, ma per fortuna è difficile che l’anno prossimo debba averci di nuovo a che fare. NEVE AL SOLE voto 4,5

CECCARONI: con una coppia di clienti come Muriel e Zapata qualche difficoltà è umanamente preventivabile; ci mette il fisico, la frangia, e quel poco di esperienza. Tanto basta a non sfigurare neanche oggi. IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO voto 6

ULLMANN: dimenticato in un armadietto degli spogliatoi per mesi, gli inservienti lo ritrovano in occasione delle pulizie di primavera, infreddolito e sporco ma ancora di buon umore. Scende in campo con la sicurezza e la tenuta del suo idolo Schnegg, ma ha davanti gente difficile che a tratti lo fa ammattire. EFFERALGAN voto 5,5

AMPADU: qual è il segreto del suo capello ricciolo sempre straordinariamente sparato verso l’alto? Il super sayan di Exeter ci mette al solito tutto quello che ha, ma gli manca una cosa fondamentale: il resto della squadra. VEGETA voto 6

BUSIO: David Busio non era un errore dello speaker, è il sosia scarso di Gianluca, la cui scomparsa è stata insabbiata come quella di Paul Mccarthney per evitare drammi nazionali e isterie collettive. PAUL IS DEAD voto 5 - CRNIGOJ: entra con la consueta delicatezza e riesce a comunicare ai compagni quel tanto di tigna che basta a trovare il meritato gol della bandiera. Poi, soddisfatti, si attende il fischio finale. PSICOPOMPO voto 6,5

CUISANCE: era stato preso per portare imprevedibilità, corsa, e per saltare l’uomo a centrocampo; dopo quattro mesi ci è ormai chiaro che l’unica cosa imprevedibile è il minuto in cui verrà sostituito e che l’unica cosa che riesce a saltare con continuità è la colazione per essersi svegliato tardi. SINOVAC voto 5 - PERETZ: venti minuti da grande centrocampista, dopo un anno di anonimato. La domanda è “perchè?” E MORI’ CON UN FALAFEL IN MANO voto 6,5

ARAMU: gli si vuole bene, festeggia le cento presenze, di cui le prime settanta in arancioneroverde, le ultime trenta in nerosborrato. Ma ahimè non incide più come faceva a inizio stagione. Avrebbe anche due o tre palle sul suo mattoncino e un paio di punizioni buone per un cross, ma oggi il piede è quello di Coppolaro. FRANCIS FORD COPPOLA voto 5 - BAH: esordio attesissimo e bellissimo. Come vi è sembrato? BAH sv

OKEREKE: viene a prendersi il pallone col movimento basso una volta, e quella volta si costruisce la migliore occasione del primo tempo. Ringalluzzito dalla bella giocata, decide di non riproporla mai più. CHI SI ACCONTENTA GODE voto 5,5 - JOHNSEN: biondo da far male, ci prova fin da subito e fin troppo con giocate da accademia delle belle arti; a volte gli riescono, altre volte no, suscitando gemiti di orrenda blasfemia in migliaia di cuori altrimenti puri. Però tutto sommato è meglio provarci e fare schifo che non provarci e fare schifo comunque. KARMA POLICE voto 5,5

HENRY: pronti via, e segna il gol del vantaggio. Peccato che il var non sia d’accordo, e le Erinni del fuorigioco ci tolgano la gioia dal cuore. Sarebbe curioso vederlo in una squadra capace di mettergli più palloni; nel frattempo godiamocelo in questa versione “solo contro il mondo”. ASTERIX voto 6,5 - NSAME: potremmo star qui a dire che è sembrato in forma migliore del solito, ma onestamente oramai non credo interessi più a nessuno. Ma ci fa piacere. SLIM FAST sv

ZANETTI: cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia; e infatti nella nostra allegra combriccola di fattori prestati al mondo del pallone non sembra si riesca a trovare un undici in grado di strappare non dico una vittoria, questa sconosciuta, ma magari un punticino da farci vivere con meno sconforto queste lunghe settimane primaverli. La stagione se ne sta andando a remengo, ma il coro della sud per lui è stato uno dei momenti più belli di questi mesi. HASTA LA VICTORIA SIEMPRE voto 6"