Il VeneziaMestre a scuola di Pippo

01.12.2019 15:21 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Il VeneziaMestre a scuola di Pippo

A volte bisogna saper alzarsi ed applaudire. Bisogna ingoiare il frustrante senso di inferiorità, tecnica in questo caso, ed ammettere che l’avversario è stato di gran lunga migliore di te. Tutto ciò non esclude il fatto che speravamo e forse ci aspettavamo che il gap fosse più ristretto, che questo VeneziaMestre fosse più vicino alle squadre top del torneo. Bisogna avere però anche un minimo di equilibrio nei giudizi e soprattutto valutare da una tribuna più distaccata e meno incline agli umori del momento. Perché affrontare la prima della classe in questo modo può essere definita arroganza, mancanza di umiltà, ma allo stesso tempo anche consapevolezza e convinzione nella propria idea di calcio. Filosofia che ieri pomeriggio sfortunatamente non è stata sufficiente di fronte ad un Benevento semplicemente di un’altra categoria da ogni punto di vista, tecnico, tattico ed atletico.

Nella sfida tra il presente ed il passato arancioneroverde a spuntarla è stata la squadra campana che ha espresso il gioco di superpippo migliorato e potenziato rispetto alla sua versione in salsa lagunare. Una formazione quella giallorossa riboccante di talento ed esperienza, con una coppia d’attacco raramente intravista nel campionato cadetto. La bravura di Inzaghi è stata quella di aver studiato, come nel suo stile, la squadra avversaria sapendo leggere ogni punto debole ed ogni qualità. Ha lasciato sfogare i ragazzi di Dionisi nella prima mezzora, dando però sempre l’impressione di poter controllare il match. Il VeneziaMestre non è mai riuscito a trovare le linee di passaggio giuste; con un Fiordilino pressato per novanta minuti ed in qualsiasi zona del campo la responsabilità di creare gioco è toccata anche a Suciu e Zuculini che nonostante la volontà non dimostrano lo stesso talento per la geometria. Il gioco lagunare è ancora una volta arrivato con regolarità fino alla trequarti campana, ma stavolta l’impressione è che sia stata una sorta di trappola tattica degli ospiti che quando ripartivano trovavano giocate e velocità. La differenza più palese si è vista però nei due lati estremi del campo, con l’attacco delle streghe sempre presente nel controllare e far salire la squadra, nel vincere duelli personali, nel farsi trovare presente sui cross e sulle palle vaganti. Esattamente il contrario di ciò che Bocalon e Capello hanno mostrato sul terreno del Penzo, venendo soffocati da una retroguardia praticamente perfetta. L’unico ad accendere la luce, seppur ad intermittenza, è stato Aramu che ha dato più volte l’impressione di predicare nel deserto e di leggere le situazioni con maggior velocità dei compagni di reparto. Se ci aggiungiamo poi un pizzico di sfortuna nel primo gol e la cronica disattenzione nei calci da fermo, lo 0-2 è la naturale conseguenza di una sconfitta meritata.

Il dubbio che lascia questa partita negli appassionati arancioneroverdi e forse dovrebbe  iniziare a nascere pure in Dionisi, è se questo gioco fatto di possesso palla, larghezza degli esterni ed inserimenti, possa essere l’arma giusta per emergere in un campionato difficilissimo come questa serie b. Il pubblico sembra giustamente continuare ad apprezzare una squadra che cerca sempre lo spettacolo, ma l’ansia che forse gli interpreti offensivi non siano adatti comincia a farsi più pressante.

Un mese alla campagna acquisti invernali che potrebbe aiutare a limitare questa manchevolezza, ed una classifica che si fa ogni domenica più corta. Ma la sconfitta con la squadra che stravincerà questo campionato non può cancellare il percorso di una rosa creata da zero solo qualche mese fa e che finora ha regalato un calcio a tratti entusiasmante. Il vero salto di qualità si potrà avere solamente sapendo imparare da questi errori di percorso, attraverso lavoro, umiltà ma anche consapevolezza dei propri difetti.

La strada è ancora lunga, ma la convinzione che questi ragazzi possano regalarci una grande stagione è ancora intatta.

Avanti Unione!