VeneziaMestre, dicci chi vuoi essere da grande

06.02.2022 18:55 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
VeneziaMestre, dicci chi vuoi essere da grande

Siamo nati unionisti e conosciamo bene il sapore amaro delle sconfitte, dell’illusione che raramente ci fa sperare che Davide possa battere Golia. Ma ciò che non voglio accettare e mai accetterò è questa atmosfera di fondo, questo brusio che ci accompagna ormai da mesi, quella voce fastidiosissima che sembra dirci che sotto sotto, in questi palcoscenici non abbiamo la forza ne la voglia di rimanerci. Come se fossimo in gita premio, come se veramente l’unica cosa che conta fosse partecipare. I continui messaggi di positività, fratellanza ed amore da parte dei canali social della società, la gestione dei biglietti che ancora una volta ci fa giocare fuori casa nonostante le mura amiche, il pubblico che sembra trovare più soddisfazione nei cori intolleranti piuttosto che nell’incitare i propri ragazzi. La verità è che qui non si diverte più nessuno. Si parte già sottomessi, confusi, afflitti. Si mette anche una buona voglia ed una discreta intensità, ma nell’aria aleggiano fin dall’avvio quei fantasmi che non ti fanno credere fino in fondo nelle proprie capacità, emblema di un equilibrio che sembra poter crollare da un secondo all’altro.

Non è questa l’Unione che sognavamo. Non è questo il viaggio che speravamo di fare. Perché la serie A è probabilmente arrivata troppo presto, ma ciò che fa arrabbiare di più è l’inerzia di una stagione che per lunghi tratti ha mostrato un’idea, un progetto, dentro e fuori dal campo. E per quanto si possa essere ottimisti sul futuro dei colori arancioneroverdi, è innegabile come da un po’ di tempo i diversi rami di questo Venezia Fc sembra stiano navigando verso direzioni diverse. Così non ci si può salvare, lo sappiamo noi, lo sa il mister e penso lo sappia anche il personale di viale Ancona. E la cosa più dolorosa è che sembra andare bene così, con migliaia di magliette vendute all’estero e con i social che si gonfiano di like da tutto il mondo tranne che dei veneziani, quelli di cui adesso ti accorgi di avere un dannato bisogno.

Cominciare una sfida del genere con giocatori palesemente non pronti al livello del match appare come un voler trovare il Jolly in un mazzo che si fa via via più sottile. L’Unione bada al sodo, molti palloni in tribuna, duelli fisici importanti, ma zero idee, zero qualità, nessuna fede di poter realmente portare a casa punti che le nostre dirette concorrenti hanno invece reso possibili. Ci si difende anche bene ed è la seconda volta di fila dopo l’ottima prestazione di San Siro, ma non può di certo bastare davanti a formazioni di tale calibro. Se il VeneziaMestre si muove con compattezza in fase difensiva non si può certamente dire altrettanto per la manovra in alleggerimento, dove l’idea strategica di ripartire in velocità va a cocciare con la lentezza e la poca precisione di un centrocampo avaro di idee, ad eccezione di un Cuisance che appare sempre più come l’innesto migliore del calciomercato, incluso quello estivo. Non è il match dove scorgere pesanti insufficienze, i ragazzi sono stati in partita, c’hanno messo gambe e caparbietà, ma quando lasci per 90 minuti il gioco in mano agli avversari è chiaro che prima o poi la partita prenda la piega sbagliata, costringendoci ad una vera e propria impresa. Il Napoli ha avuto pazienza e cinismo, andando a colpire da grande squadra quale sono, ma la nostra analisi non può fermarsi all’improba sfida odierna, ma alle ultime dieci gare che hanno portato esclusivamente rabbia ed un crollo evidente di autostima. Mister Zanetti setaccia ogni angolo di panchina per provare a risollevare il destino, ma se con quattro punte e mezza non riesci nemmeno ad avvicinarti alla porta avversaria significa che le idee iniziano a scarseggiare, così come la fiducia di un popolo sempre più dubbioso sui segnali che arrivano da presidente e diretti collaboratori. L’abbiamo detto fin dal primo giorno di ritiro, nessuno vi chiede miracoli sportivi, ma una costruzione di un progetto si, ed il progetto parte per forza di cose dall’identità, quella che dal caos magliette in poi appare ogni post sempre più nebbiosa.

Noi siamo qui per voi, non molleremo mai. Ma abbiamo bisogno di risposte, abbiamo la necessità di credere che questa non sia la nostra stella cometa, ma l’inizio di un percorso. E come chiunque mastichi di calcio sa benissimo, tutto parte dalla testa, che sia quella di un calciatore o quella di una dirigenza che ora dovrebbe iniziare ad alzare la voce. Nulla è perso, nulla compromesso. Ma io voglio godermi quest’avventura, comunque vada. Per cui raddrizziamo la barra, ritroviamo la nostra natura e lottiamo tutti insieme per un sogno che non vogliamo ancora riporre nel cassetto.

Avanti Unione!