Campilongo: "Vanoli ha fatto un miracolo. Il Venezia e il Modena possono dare fastidio al Parma"

09.11.2023 14:35 di  Flavio Zane   vedi letture
Campilongo: "Vanoli ha fatto un miracolo. Il Venezia e il Modena possono dare fastidio al Parma"

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Nel consueto appuntamento settimanale con Talk Show TVS ha partecipato Sasà Campilongo. L'ex attaccante, oggi allenatore, tra le moltissime maglie indossate in carriera è stato protagonista con quella del Venezia dal 1992 al 1994. Nell'intervista ha parlato delle sensazioni sul Venezia e sul campionato di Serie B in corso.

Il 2023 per la Serie B sembra quello del Venezia di Paolo Vanoli. Cosa ne pensi di quest'anno magico dal rischio retrocessione al 2° posto passando per i playoff dell'anno scorso?

"Paolo ha fatto un grandissimo lavoro. Non era facile. Il Venezia non navigava in buone acque ed era in una situazione abbastanza critica. Ha fatto un miracolo. Lo si può fare solo grazie al grande lavoro e la grande professionalità. Paolo ha maturato una grande esperienza con Antonio Conte e con i vari club, proseguendo poi la sua carriera da solo come allenatore a livello internazionale. Inoltre è legato a questi colori e questa città che è per lui probabilmente motivo per andare anche qualcosa in più. Con gli accorgimenti giusti le cose sono andate ancora meglio.

Ho visto la partita con la Ternana e nonostante sia stata molto sofferta, con gli avversari che hanno avuto buonissime occasioni e con il portiere che ha fatto due-tre parate importanti, hanno sfruttato benissimo la ripartenza e ha permesso di vincere questa partita che poi è stata importante".

Chi vince questa Serie B?

"Quest'anno è un campionato molto equilibrato. Moltissimo. Non c'è il Frosinone dell'anno scorso e il Bari ha un pò toppato nelle sue valutazioni. Oggi c'è il Catanzaro lassù, che ha cambiato tantissimo ma è una neopromossa. La squadra più forte sulla carta credo sia il Parma. Attualmente le squadre che potrebbe dare fastidio sono il Venezia e il Modena. Squadre che hanno qualcosa non solo sotto l'aspetto tecnico ma anche tattico. Per esempio Vivarini è un allenatore molto bravo, preparato e meticoloso un pò come Paolo.

Questo è un campionato senza padrone, a parte il Parma che è un pò più qualificata rispetto alle altre perché viene da un annata importante e da dove ha cambiato poco. Il Palermo? Non lo so. Non ha una grandissima continuità. La delusione è stata invece un pò il Bari, mentre la Sampdoria si sapeva che aveva qualche difficoltà perché non ha fatto un grandissimo mercato ed è stata presa per i capelli dal fallimento. Dal Bari e il Palermo mi aspettavo qualcosa di più".

Oltre a Vanoli quali altri tecnici in Serie B ti hanno sorpreso e che ti hanno colpito più di altri?

"Io credo che oggi, considerando anche la Serie A, l'allenatore che ha qualcosa in più è l'allenatore del Monza. Palladino sta facendo veramente bene ed è molto preparato e bravo. In massima categoria ci sono molti allenatori che hanno una storia passata come per esempio Sarri, Italiano, Pioli, mentre Spalletti è in Nazionale. Quelli che mi piacciono sono quelli che fanno giocare bene la squadra, che non hanno una remora nel difensivismo e sono molto preparati a scoprirsi e osare. Molti fanno il loro calcio con le ripartenze e non sono abituati a giocare da dietro. Ho avuto De Zerbi come giocatore ad Avellino e a tutta onestà non pensavo potesse diventare un allenatore così bravo.

Era un pazzo scatenato invece da allenatore è meticoloso e studia tutti giorni h24. Un allenatore molto importante che credo diventerà tra i più forti a livello mondiale come Guardiola. Sono sicuro di questo. In Serie B ci sono molti allenatori bravi come ad esempio Attilio Tesser che è un tecnico che sbaglia poco e ha molta esperienza. Ho detto di Vivarini che è giovane e ovviamente Paolo che non è più giovanissimo ma sta facendo molto bene e penso continuerà a farlo.

Giri e giri ci sono sempre gli stessi: Breda è tornato a Terni, Lucarelli è stato esonerato... la Serie B gira su questi e di giovani ce ne sono pochi. Era arrivato Maresca dall'Inghilterra ma non ha fatto bene. Invece Pecchia lo sta facendo. Forse è quello che conosce meglio questo campionato perché l'ha vinto con il Verona e l'anno scorso al Parma ha fatto benissimo e conosce bene la categoria".

Ci sono allenatori di categoria? Se si, quanto è importante averli?

"La Serie B è un campionato difficile, logorante e lungo. Tra Serie C e B c'è un abisso a livello tecnico. In cadetteria c'è più fisicità, ci sono tanti giocatori che scendono dalla A e che rimangono in squadre forti come Parma, Sampdoria e Bari. Per esempio Vecchi in C ha fatto molto bene ma magari in B fa fatica. Bisogna poi vedere il materiale che hai a disposizione e se è consono tecnicamente e tatticamente alla categoria. Allora si può dare un giudizio.

Ci sono società come per esempio per Bisoli, che è un allenatore di grande esperienza che ha fatto con me il corso di Uefa Pro, ed è tosto, ha carattere e carisma e riesce a estrapolare caratterialmente il meglio dai giocatori nonostante non abbia grandi calciatori. Il Sudtirol ha fatto un miracolo l'anno scorso e sta facendo benino anche in questo. Li c'è l'esperienza. Il Cosenza l'anno scorso non ha fatto benissimo mentre ora con Caserta sta facendo bene".

Per te qual è il punto di forza di Vanoli e il Venezia e su cosa dovrebbe migliorare per puntare ai primi due posti?

"Credo che da centrocampo in più questa squadra ha grande qualità. Anche con la Ternana ci sono dei giocatori molto bravi anche nell'uno contro uno e che riescono a fare superiorità numerica. Forse quando una squadra è abituata ad attaccare ha bisogno di avere delle coperture. Ti scopri un pò di più e come con la Ternana prendi molte ripartenze. Magari nelle coperture preventive ha lasciato qualcosa a desiderare anche se a livello di gioco se hai una squadra che attacca e riempie l'area con tanti uomini devi anche pensare che dietro puoi avere qualche piccolo problema.

Però questo fa parte del calcio: se ti vuoi scoprire per fare la partita qualcosa devi concedere all'avversario. A volte a questi campionati se vuoi togliere qualcosa in attacco per fare meglio in difesa per il risultato non riesci più a essere pericoloso. Io credo si debba giocare con raziocinio ed equilibrio, ma apprezzo gli allenatori che vogliono rischiare qualcosa anziché quelli che vogliono conservare".

Johnsen viene da due gare importanti. Tutti lo pensano come un fantasista capace di dare qualcosa in più ma siamo al quarto anno e pare che ancora qualcosa gli manchi. Come vedi questo giocatore? C'è modo di allenare la concretezza che sembra gli manchi?

"Credo gli manchi un pò di continuità. Ha tutto per essere un grande giocatore: ha tecnica, velocità e con la palla tra i piedi gli piace. Credo che ami partire più da esterno per accentrarsi per calciare, andare all'uno-due o per cercare l'attaccante centrale. Queste sono le sue caratteristiche. Per il trequartista giocare con le spalle alla porta non è facile. Io da allenatore ho avuto un giocatore formidabile che era Vannucchi. Stratosferico. Lui una palla in area se la buttavi fuori la prendeva e ripartiva. Sapeva dove sarebbe caduta e stava sempre al posto giusto.

Per farlo ci vogliono grandi caratteristiche. Johnsen può fare la seconda punta o partire defilato perché gli piace entrare in mezzo al campo. Delle volte scompare dalle partite ma quando si accende la lampadina è qualcosa di incredibile. Quando si spegne diventa un problema. Se vuoi diventare grande devi prenderti sulle spalle la squadra. Per la concretezza bisogna allenarlo mentalmente. Fargli capire che lui può essere determinante e fondamentale per questa squadra. Che se vuole giocare in Serie A tanti anni deve avere più personalità. Non si deve spegnere e accendere in continuazione. Quando sei acceso devi fare almeno otto partite a un certo livello.

Poi dopo ci può stare una partita dove sbagli, magari due ma non cinque o sei. Questa è la differenza con i grandi giocatori che alcune partite te le fanno vincere da soli. Una partita comunque la puoi sbagliare perché sono ragazzi e umani di carne e ossa. Se vuoi diventare un grande nei momenti di difficoltà non devi metterli ancora più in difficoltà sparendo dal campo. Devi prendertela sulle spalle".

Pohjanpalo non ha più i numeri stratosferici dell'anno scorso ma fa moltissimo lavoro sporco importante per la squadra. Un giudizio su di lui e il suo momento? E' una fase o c'è altro?

"Penso che quando uno fa l'attaccante la cosa più bella sia fare gol e fare esultare la gente. Anche per una propria soddisfazione personale. Penso che a un attaccante se togli il gol togli tutto. Io se per due giornate non facevo gol non dormivo la notte. Ero arrabbiato e mi incazzavo. Non è che giocavo da solo, ma il pensiero c'era. Un attaccante deve pensare a questo. Capisco il lavoro sporco, ma da attaccante voglio vincere la classifica cannonieri. Dire che ne ha fatti tre o cinque anziché quindici o venti suona diversamente".

Si può puntare alla promozione avendo un solo attaccante che segna molti gol?

"No, penso che comunque ci vogliono due attaccanti che complessivamente facciano almeno 25 gol. Poi ci metti un centrocampista che te ne fa 3 o 4, un difensore che te ne fa 2... perché è vero che ti serva una squadra che non prende gol ma ne serva anche una che ne faccia. Non solo prenderli ma farli. Se no finisce sempre 0-0. Quindi come minimo servono due attaccanti da 25 gol se no diventa dura".

Ci sarebbe Gytkjaer ma di solito parte dalla panchina. Pare manchi un dieci che ci permetta di farlo giocare insieme a Pohjanpalo:

"Purtroppo per noi allenatori diventa sempre difficile scegliere un sistema di gioco come ad esempio il 4-3-2-1 che ti da l'idea di giocare con due trequartisti. Perché poi ti serve una punta che faccia 20 gol. Se tu vuoi portare due trequartisti devi avere Massimo Coda li davanti. Il giocatore più forte di questo campionato in attacco. Se vuoi giocare con i trequartisti sai che questi all'occorrenza devono fare i centrocampisti e la fase di non possesso. E' il dilemma dell'allenatore.

Avere un attaccante in più o un trequartista che magari ti fa di più la rifinitura. In genere si preferisce giocare con un trequartista e due attaccanti. Inoltre il dieci oggi non c'è praticamente più. Oggi è un centrocampista che rincorre l'avversario, la mezzala, gli esterni e i terzini. Se mancano Baggio, Maradona, Messi, Pirlo è perché mancano già dalle giovanili e le scuole calcio.

Oggi gli istruttori pensano solo alla loro carriera e non a mettere i giovani in condizione di migliorarsi. Già l'attività di base è sbagliata. Noi da piccolini vivevano la strada, non c'era la scuola calcio. Oggi li metti in campo e fanno subito tattica. Il rombo, il quadrato... quando vedo questi allenatori del settore giovanile che fa queste cose penso che dovrebbero mettere in vetrina non loro ma il ragazzino".

Su cosa si potrebbe migliorare?

"E' sbagliata proprio l'impostazione ed ecco perché i talenti non ce ne sono o ce ne sono pochi. Io cambierei i principi delle giovanili delle scuole calcio. Oggi molti giovani bravi vanno all'estero. Servirebbero pochi libri e molto campo, invece ci sono molti libri e pc e poco campo. Meno cose didattiche e più tecnica di base. Più movimenti di coordinazione. Io ho una scuola calcio e vedo i ragazzini negati nella coordinazione, nel ricevere la palla o fare uno stop orientato. Manca la base che prima c'era. Questa ti permetteva di creare i presupposti per il gol o il dribbiling. Bisognerebbe migliorare in questo.

Se oggi facciamo dieci corsi all'anno e tre mila allenatori non va bene. Una volta ce n'erano solo due: Uefa Pro e Uefa A. E poi c'erano quelli di Uefa B per i regionali. Oggi ce ne sono dieci regionali a Coverciano e altri dieci per Uefa Pro, poi altri venti per Uefa C... quanti allenatori ci sono? E giocatori non ce ne sono più. Quando parlo con gli istruttori gli spiego che se gli voglio cedere alla Roma, alla Fiorentina o un altra grande bisogna mettere in vetrina loro e non l'allenatore. Se vuoi mostrare le capacità e la personalità vai ad allenare i grandi. Oggi non abbiamo più gli istruttori di una volta e manca la base.

Quando mi arrivano i ragazzini che sono stati anche in grandi squadre, a volte non sanno stoppare neppure una palla o fare uno stop orientato. Se gli dici di fare uno stop a seguire non lo sanno fare. Oggi non lo insegnano. In Spagna e in Olanda c'è un altra cultura. La fantasia non andrebbe tolta a un giocatore. La fantasia di Baggio oggi non c'è più. Oggi vogliono due-tre tocchi, invece a un giocatore se ha 20 metri va detto di fare quello che vuole. Di lasciare che esca il suo talento. Invece gli obblighiamo a fare certe cose come giocare da dietro con il portiere. Una volta si giocava sulle seconde palle e molti allenatori hanno fatto così la loro fortuna vincendo dieci campionati.

Io ho visto tante partite di Guardiola, colui che ha cambiato il calcio. Ora lui, visto che gli altri lo studiano, quando viene attaccato mette la palla con il portiere agli esterni cercando la superiorità numerica e facendo fuori la superiorità numerica degli avversari. Anche lui sta cambiando perché ha capito che giocando da dietro gli altri ti studiano e ti vengono a prendere".

Che apporto può dare in positivo o negativo l'apporto di così tanti stranieri nel nostro campionato?

"Dico che quando arrivano gli stranieri devono essere bravi. Se lo sono fanno crescere anche gli italiani, se no allora è meglio l'italiano. Perché sono diversi tatticamente. Gli italiani conoscono il campionato, è favorito dalla lingua e lo spogliatoio si lega più velocemente, magari facendoti vincere i campionati".

Un ultimo pensiero da parte sua:

"Voglio fare lo condoglianze per Bruno Musto alla sua famiglia. E' stata una persona straordinaria. Abbiamo vissuto due anni intensi e mi è dispiaciuto moltissimo".