Vanoli: "Sto provando a mettere in atto ciò che ho imparato dai grandi allenatori, il processo non è finito, a giugno altre cose da sistemare"

11.05.2023 17:30 di  Davide Marchiol  Twitter:    vedi letture
Vanoli: "Sto provando a mettere in atto ciò che ho imparato dai grandi allenatori, il processo non è finito, a giugno altre cose da sistemare"

Il tecnico del Venezia Paolo Vanoli ai microfoni di Pianetaserieb.it ha fatto il punto della situazione, dalla salvezza aritmetica al cambio con Javorcic: “Quello che ho costantemente fatto nelle varie società in cui sono stato è costruire qualcosa, sono orgoglioso di aver cambiato una situazione che appena un mese fa ci vedeva disperati perché non sapevamo se ci saremmo salvati o meno. Con sacrificio, lavoro e determinazione, ingredienti che generano i risultati, siamo riusciti a raggiungere un prestigioso traguardo e oggi lavorare per il sogno. Sto provando a mettere in atto ciò che ho imparato dai grandi allenatori, valorizzare il patrimonio della società. Oggi è davvero bello ciò che stiamo vivendo, ai ragazzi ho sempre detto che i tifosi capiscono le prestazioni e adesso la nostra gente viene volentieri ad assistere alle nostre sfide. Ovviamente il processo non è finito, a giugno ci saranno tante cose da sistemare. I treni passano una volta, bisogna tentare di salire. Nel corso di questi mesi ci sono capitate tante situazioni e arrivare oggi a una salvezza così importante, con determinati numeri, certifica che abbiamo fatto un lavoro difficile e faticoso. Il merito va anche a questi ragazzi che hanno capito le dinamiche per poi diventare una squadra. Certi traguardi si raggiungono solo come collettivo, il singolo non fa la differenza. La cosa più difficile è stata ritrovarsi in fondo alla classifica, tanta gente fuori non capisce la difficoltà di dover gestire un gruppo retrocesso dalla Serie A, ricostruito per vincere un campionato, che si ritrova ultimo in classifica, con la necessità dunque di capire cosa significhi combattere per simili obiettivi. Questa è la differenza tra le aspettative e la realtà dei fatti”.

Sulle esperienze passate:
“Sono stato fortunato ad avere esperienze importanti. Grazie alla gavetta ho avuto modo di lavorare con Arrigo Sacchi, una persona che ha cambiato il calcio e che mi ha trasmesso l’importanza del dettaglio. Detto ciò, altra fattispecie benevola è stata quella di aver lavorato per cinque anni con uno dei migliori allenatori al mondo, Antonio Conte. Penso di aver tratto tanto da queste due situazioni, dopodiché allenare lo Spartak Mosca mi ha temprato sotto tutti gli aspetti, perché è un club di cui non tutti capiscono la tipologia, è il sodalizio russo con più tifosi ed è paragonato alla Juventus in termini di importanza per il Paese in cui compete. Siamo riusciti, in una stagione cominciata un po’ male, a portare a casa una coppa con ottantamila persone allo stadio”.

Sui giocatori arancioneroverdi: da Tessmann a Pohjanpalo:
“Aver perso un giocatore come Jajalo ci ha penalizzato, ma con coraggio e convinzione abbiamo consegnato le chiavi del centrocampo a dei ragazzi giovanissimi. Vedo Tessmann e ne percepisco la crescita, sostituire Jajalo è una cosa realmente difficile, complimenti a lui. Ho detto al gruppo che è parte del progetto, bisogna pensare che stiamo costruendo e che non si è ancora fatto niente. Ha grossi margini di miglioramento, e resto del parere che lui possa ancora ben figurare da mezzala, perché ha gol nelle corde e sa accompagnare l’azione. Pohjanpalo? Significa essere fortunati ad avere giocatori con un profilo di alto livello e lui lo è, la sua carriera lo dimostra. Lui viene dal Leverkusen, ciò è ovviamente un aiuto in un senso, ma l’altra faccia della medaglia ha rivelato i problemi avuti anche da lui in una prima fase. Il campionato di Serie B non è facile da giocare, soprattutto per uno come Joel, perché i difensori ne conoscono lo status e contro di lui cercano sempre di mettersi in mostra. Gli ho dato la fascia da capitano perché è un grande professionista, e questo va certificato non solo con quanto fatto in partita bensì con il lavoro quotidiano: si allena sempre forte e si allena per la squadra e con la squadra, come dice Sacchi. Lui è lo specchio della crescita della squadra”.

Sul rapporto con il ds Antonelli:
“Bisogna innanzitutto sottolineare come un altro tassello importante per questa ricostruzione sia da ritrovare nel direttore sportivo. Una settimana dopo il mio arrivo ho chiesto alla società di affiancarmi un DS, e il club è stato bravissimo a prenderne uno esperto come Filippo Antonelli, con tanta gavetta e altrettanta conoscenza della Serie B. Ci siamo guardati negli occhi per preparare il calciomercato invernale e abbiamo concordato su quali fossero le zone su cui intervenire. È arrivato un allenatore in campo come Jajalo, poi l’organico è stato rimpolpato di giovani, sebbene alcuni di loro, come Carboni, sembra che giochino da una vita, senza dimenticare Ellertsson”.