E' un VeneziaMestre da impazzire!

12.12.2021 19:13 di Manuel Listuzzi   vedi letture
E' un VeneziaMestre da impazzire!

Ora abbiamo anche noi il nostro Venezia-Juve 4-3. Ora abbiamo vissuto anche noi la nostra serata magica. Si okay, non avremo vinto, non abbiamo superato nessun turno di coppa né eliminato la vecchia signora dalla corsa al titolo, ma oggi abbiamo capito cosa significa realizzare un sogno, sfidare il grande calcio e dimostrarsi all’altezza. Questa sera abbiamo smesso di essere la cenerentola della serie a, il miracolo di una stagione, la combinazione astrale che ci ha portato quasi per caso a sfidare Dybala e soci. Oggi il VeneziaMestre è diventato una squadra di massima serie che farà qualsiasi cosa per difenderla.

Nelle montagne russe emotive di questa stagione è il turno della risalita, di quelle spaventose, inaspettate. Pochi giorni fa si usciva da questi cancelli con il morale sotto i tacchi, delusi da un derby che resterà tra i ricordi più dolorosi della storia arancioneroverde. Con la paura di essersi illusi, di aver visto in questi ragazzi più di quel che potevano dare, con il terrore di un montante sul volto che questo gruppo non poteva sopportare. Ed invece, ancora una volta, è reazione. Una reazione di pura rabbia, di puro ardore, ma anche di testa, cuore e gambe. L’Unione vista con i bianconeri è un “concentrato di concentrazione”, è calcio Zanettiano al cento per cento, è un manuale di come una piccola debba affrontare una big. I lagunari leggono i momenti del match alla perfezione, sbandano ma riprendono subito le redini, vanno sotto ma non mollano la presa, rispondono ad ogni colpo alzando l’intensità scolpendo minuto dopo minuto le certezze di superiorità degli ospiti. Ci si presenta davanti ai nove volte campioni d’Italia senza Ceccaroni, Vacca ed Okereke, la colonna vertebrale di questa squadra, ma si fatica ad accorgersene davanti alle prestazioni eccezionali dei sostituti. Tra essi, una persona, un capitano. Marco Modolo è l’essenza stessa di una storia straordinaria quanto imprevista. L’impersonificazione di come il lavoro paghi, soprattutto e forse solamente, quando la passione, l’attaccamento, l’orgoglio sono le tue armi principali. Abbiamo giocato alla pari contro la FC Juventus, l’abbiamo fatto giocando a pallone, a testa alta, crescendo alla distanza sui concetti incamerati in questo anno e mezzo di gestione in salsa veneziana e vicentina. Ed il nostro capitano insieme al suo straordinario alleato di difesa hanno sfoggiato una di quelle prestazioni che racconteranno ai nipoti, proprio come faremo tutti noi. Ma è un centrocampo di cui spesso abbiamo narrato le carenze tecniche e fisiche che si prende gli onori del palcoscenico. Se nel primo tempo si era a tratti sofferta la manovra juventina, nella ripresa i tre moschettieri scelti da Zanetti regalano una battaglia spettacolare, vincendo milioni di contrasti, dettando giocate precise e convinte ed alzando il baricentro della squadra come in pochi si sarebbero aspettati. Determinato Ampadu, brillante ed insuperabile Crngoj, divino Busio from Texas, che alla faccia della presunta stanchezza getta sul terreno del Penzo classe e barlumi di un luminoso futuro. Davanti Henry continua nel suo momento positivo, dominando a tratti gli straordinari suoi marcatori, mentre Johnsen dà l’impressione di una lenta progressione. Ma tanto possiamo discutere quanto vogliamo, applaudire o criticare chiunque per ore, ma la verità è che senza Mattia Aramu ed il suo talento staremmo qui a raccontare un’altra storia. E’ lui a regalarci questo pareggio da scolpire tra i ricordi più belli, lui a sorprendermi per l’ennesima volta dopo un primo tempo opaco con i secondi 45 di puro show. Chapeau a te numero dieci, onore alla tua capacità di accenderti e disegnare calcio, ed onore a chi ha visto questo in te portandoti in laguna. Grazie

VeneziaMestre-Juventus. Ancora fatico a credere che non sia solamente la schermata di un mio videogioco. C’è stata veramente. E c’è stato pure un pareggio strameritato. E’ ora che la smetta di sentirmi inadatto ed inesperto di questa realtà. Abbiamo sofferto anni per questo, abbiamo inghiottito tonnellate di rospi, abbiamo lottato per la nostra identità e per i nostri colori, e ieri quel magico stadio chiamato Pierluigi Penzo ha dimostrato una volta di più che abbiamo fatto bene a farlo. Gli splendidi applausi dopo il fischio finale di Sczezsny rivolti alla curva sud autenticano ulteriormente la purezza di questo sogno, la speranza di una tifoseria unita, di una città unita, di un popolo, unito. Ci meritiamo altre serate così, e siamo nel posto giusto per viverle.

Avanti Unione!