Lezione di calcio allo Stirpe per il VeneziaMestre

05.03.2023 16:42 di Manuel Listuzzi   vedi letture
Lezione di calcio allo Stirpe per il VeneziaMestre

Questo è ciò che succede quando entri in campo già sconfitto, quando parti per una scalata che ritieni fuori portata, senza scorte, ossigeno e viveri sufficienti a farti resistere quantomeno alle prime avversità, come se, semplicemente, non ti sentissi all’altezza del compito. Quando dagli strascichi del ratto di Bari non riesci a portarti dietro la rabbia di reagire ma solamente gli incubi di avere tutto contro, dalla sorte al destino avverso. Ma non avremmo mai pensato di assistere ad un incubo del genere, dover digerire un’umiliazione figlia di una prestazione senza fede, sostanza, grinta e senso logico. La regina del torneo si dimostra tale nella testa, nelle gambe, gestendo un match dall’inizio alla fine, dominando ogni zona del campo facendo ripiombare il popolo arancioneroverde in una spirale di depressione che speravamo di aver minimamente superato.  Non si sa neanche da dove iniziare per descrivere il disastro della sfida allo Stirpe dove gli arancioneroverdi fanno esplodere tutti i limiti che ci avevano portato in coda alla classifica di b qualche settimana fa. Avevamo sperato che il lutto dell’addio di Jajalo potesse essere ammortizzato dalla voglia, dall’organizzazione che Vanoli pareva aver dato ai suoi ragazzi, con una rotazione di uomini e strategie che avevano in ogni caso mantenuto quell’agonismo che ci aveva fatto brillare anche in un terreno difficile come il San Nicola. Ed invece quest’oggi si sono rivisti tutti i limiti di una rosa costruita senza senso, con un centrocampo leggero e privo di idee, un attacco costantemente in inferiorità numerica ed una difesa semplicemente allucinante. E’ sembrata una partita tra compagini di categoria differente, in cui i padroni di casa hanno trovato spazi e giocate senza soluzione di continuità, sfruttando le loro forze ma soprattutto le amnesie di un VeneziaMestre con la testa ancora a Bari, o, si spera, a Brescia. Difficile se non impossibile disegnare un’idea di calcio quando non si riesce a concludere tre passaggi di fila, quando nelle retrovie si fa la gara a combinarla più grossa, quando si scende in campo con l’unico obiettivo di provare a sfangarla, incapaci della benché minima reazione d’orgoglio, nonostante i tentativi del mister di sconvolgere l’inerzia del match. Un’Unione sulle gambe, stanca, disordinata che, insieme a noi che la guardavamo, non vedeva l’ora di tornare nello spogliatoio per girare pagina.

E trovo persino futile parlare dei singoli quando nessuno si salva, nessuno sembra in grado di scuotere un gruppo arreso in partenza, deconcentrato e demotivato come non ci saremmo mai aspettati in un momento che poteva esser definito ad ogni modo positivo. Di sicuro le lacune tecniche di Tessman, Andersen, Ellertson, del trio difensivo, degli esterni, persino di Pojhanpalo non possono essere così evidenti come apparso questo pomeriggio, perché se così fosse la corsa alla salvezza risulterebbe quasi impossibile. Vogliamo credere che oggi sia stata una di quelle giornate no, in cui quasi casualmente non riesce nulla, come se il destino avesse già scelto di passare al prossimo turno. Certo che però fa paura l’involuzione di questa squadra in soli tre giorni, perché se zero punti tra Bari e Frosinone potevano anche essere preventivabili, così non è di certo per una prestazione al limite della decenza. Se c’è ancora una speranza è che oggi si sia visto il punto più basso della gestione americana, figlia di un progetto calcistico totalmente malato, in cui si affida un campionato complicato come questo a gente che non ha carattere per alzare la testa quando le cose vanno male, con l’unico leader che purtroppo se ne va in barella dopo poche apparizioni. Ed è proprio il Frosinone a mostrarci impietosamente cosa non è andato e come si dovrebbe fare calcio in questo paese, con un gioiellino di stadio, con una squadra solida, corta, consapevole, con vecchi lupi di categoria come Lucioni e giovani affamati come Mulattieri e Caso (tra l’altro da mesi nel taccuino di Collauto ndr) pagati meno di un quarto di Novakovich e vari “talenti” scandinavi.. vabbè.

Non ci resta che provare a stringerci intorno a questo staff che ha dimostrato di avere la forza ed il talento per uscire da momenti del genere, cercando, come curva, come popolo, di trovare quell’orgoglio che ci impedisca di vivere ancora partite come quella di oggi. Oramai non è più il tempo di riflettere su ciò che è stato, adesso serve mettere i ragazzi ore ed ore davanti allo schermo per rivedere lo schifo di Frosinone, guardargli negli occhi e cercare di capire se si rendono conto di ciò che c’hanno fatto vivere oggi. Chissà che qualcosa ne esca, anche perché tra sei giorni ci giochiamo mezza stagione. Fuori le palle!

Avanti Unione.