Tre spunti su Genoa - Venezia: quell’irrimediabile voglia che arrivi il novantesimo

Appuntamento settimanale per parlare a ruota libera di 3 argomenti tratti dalla partita del weekend dell'unione: Genoa-Venezia 0-0
04.11.2021 10:18 di Davide Turco   vedi letture
Tre spunti su Genoa - Venezia: quell’irrimediabile voglia che arrivi il novantesimo
© foto di veneziafc.it

Eccoci qui nuovamente nel nostro appuntamento fisso per parlare insieme di tre argomenti tratti da Genoa-Venezia, con gli arancioneroverdi che trovano, dopo due sconfitte consecutive, un punto fondamentale per tenere alle spalle l’altra repubblica marinara.

1. Sofferenza, sofferenza, sofferenza

Penso di non aver mai sofferto così tanto nel vedere una partita. O forse di aver sofferto così tanto solo in Venezia-Cittadella.

Le prime imprecazioni di giornata se le prende Busio, che dopo pochissimo spara fuori una palla che era carambolata sul suo destro a pochi metri dalla porta.

A parte questa occasione, l’inizio del Genoa fa paura. Sembrano indiavolati, arrivano primi su ogni palla, ci anticipano sempre e sono costantemente nella nostra metà campo con dieci uomini. Nei primi 20 minuti non so onestamente quantificarvi il mio livello di sofferenza e nemmeno dirvi come abbiamo fatto a resistere.

Con l’andare del primo tempo, come è normale che sia, la pressione del Genoa un po' si affievolisce, ma la sensazione di disagio rimane la stessa. I nostri passaggi consecutivi non hanno bisogno di una seconda mano per essere contati e Henry non riesce a tenere su una palla nemmeno per sbaglio, cosa rara per un omone di 192 centimetri, ma vabbè.

Sembra sempre che da un momento all’altro il goal possa arrivare, ma complici qualche intervento di Romero e una accentuata sterilità del Genoa, il goal non arriva.

Il duplice fischio dell’arbitro arriva dopo due minuti di recupero ed è molto simile, per quanto mi riguarda, a una pizza col salamino piccante.

Ho 15 minuti di riposo, vado a farmi una doccia.

Nel secondo tempo qualcosina migliora, Henry prende un po' le misure e tiene qualche palla in più, Okereke quando può allunga la squadra (senza però rendersi minimamente pericoloso), Kyine entra con piglio e riesce a dare un po' più di qualità a centrocampo. Ma la sensazione di sofferenza rimane comunque la stessa, ogni secondo della partita sembra quello buono per capitolare, con il Genoa che ci prova e ci riprova tra i piccioni del Ferraris.

A dirla tutta, però, le tre migliori occasioni per segnare le abbiamo noi. Due volte da fermo con Caldara (la prima volta stavo già esultando, ancora non mi capacito del motivo per cui non sia entrata), ma in entrambi i casi bravo Sirigu. La terza volta con Kyine, che decide per dieci secondi di farci sognare maradoneggiando tra tre avversari e sparando un tiraggir che per poco non fa venire giù il settore ospiti.

Dopo quattro estenuanti minuti di recupero in cui i nostri leoni fanno evidentemente di tutto per arrivare al triplice fischio con un punto, l’arbitro finalmente manda tutti (me compreso, di nuovo!) sotto la doccia.

2. CeccaWall - 2026 (è anche il suo voto in pagella)

In tutto questo affanno e in tutta questa sofferenza, l’unico reparto che davvero ci tiene in vita è quello difensivo. In novanta minuti di forcing genoano i due centrali riescono sempre a cavarsela, senza praticamente mai concedere nitide occasioni ad attaccanti come Destro, Pandev e Caicedo.

Sebbene io abbia la sensazione che da un momento all’altro il Genoa possa farci male, questo in realtà non accade quasi mai grazie alle prestazioni monstre di Caldara e, soprattutto, di Ceccaroni, che tengono a galla un Venezia in totale affanno.

Ceccaroni, eletto ministro della difesa arancioneroverde, in affanno non lo sembra mai. Quel ciuffo sempre a posto, quel sorriso smagliante, quella fascia da capitano di Modolo che lui custodisce così gelosamente, ti infondono, in un marasma di strane sensazioni, una fiducia incredibile.

Il fatto che la società, nonostante altri due anni di contratto rimanenti, lo rinnovi fino al 2026 ne certifica la clamorosa crescita.

Dopo essersi affermato come uno dei centrali più forti della B dal post-lockdown in poi, il salto in serie A non gli fa per niente paura e si conferma alla grande anche contro attaccanti dall’inestimabile valore. Il Venezia ha oggettivamente (anche nei dati) la miglior difesa tra le aspiranti alla salvezza e questo sta per il momento sopperendo a un attacco che invece è il peggiore del campionato.

E se il compagno può cambiare, Zanetti difficilmente fa a meno di un centrale come CeccaWall, che si sta meritando sempre più attenzione anche, a mio modestissimo parere, in futura ottica nazionale. Di centrali italiani e mancini più forti di lui non ne vedo molti e Mancini (l’allenatore questa volta) ha dimostrato più volte di voler premiare anche giocatori di questo tipo. E non dimentichiamoci che ha ancora 25 anni.

ABBIAMO UN SOGNO NEL CUOREEEEE

3. Undici giornate, undici formazioni diverse

Che Zanetti sia imprevedibile lo avevamo già capito l’anno scorso, ma quest’anno si sta davvero superando. In questa stagione non ha mai schierato due volte la stessa formazione, rendendo praticamente impossibile capirne le intenzioni in anticipo.   

La novità questo giro è l’americano Tanner Tessman che, a differenza del suo connazionale Busio, sembra ancora piuttosto acerbo nonostante sia un anno più vecchio. L’americano fa comunque una partita più che dignitosa, sbagliando sì qualche passaggio, ma rendendosi parecchio utile come diga davanti alla difesa, che è probabilmente tutto ciò che Zanetti gli aveva chiesto. Su di lui c’è sicuramente una buona base da cui partire.

Sebbene l’essere camaleontici sia una delle caratteristiche migliori di questa squadra, ritengo però molto importante in Serie A trovare quanto prima una formazione da considerare almeno semi-titolare, ovviamente infortuni permettendo.

La stabilità e continuità (anche di formazione) sarà d’ora in poi fondamentale per riuscire in quell’impresa chiamata salvezza.