Questo VeneziaMestre non basta mai

14.03.2022 23:43 di Manuel Listuzzi   vedi letture
Questo VeneziaMestre non basta mai

“Il pareggio deve essere sempre il frutto di una mancata vittoria”. Questo il motto del VeneziaMestre versione 20-21, questa la mentalità che ci ha portato a vivere questo sogno. Ma di questa anima, di questa visione di calcio e di vita, sembra esserne rimasta ben poca tra le fila arancioneroverdi. Ed è semplicemente la naturale conseguenza quando i mezzi tecnici, atletici e psicologici non sono dalla parte di un gruppo di ragazzi che sembra aver smarrito la voglia di osare e soprattutto  di stupire. Quella sfacciataggine che nella passata stagione e per quasi un intero girone d’andata ci aveva portato a superare i nostri limiti, a costruire la propria consapevolezza attraverso la voglia di creare qualcosa di bello, qualcosa di diverso dalla solita squadra che a forza di barricate prova a strappare punti salvezza. Ed invece anche questa sera in quell’Olimpico che abbiamo sognato e cantato per settimane si è vista una squadra spaventata, leziosa ed estremamente poco convinta dei propri mezzi. Un peccato, perché la prestazione c’è stata, dinnanzi ad una Lazio non certo irresistibile si è tenuto il campo, si è lottato e si è usciti sconfitti fondamentalmente per la solita, classica sbavatura. I guantoni quasi immacolati del nuovo numero uno lagunare urlano la rabbia di un popolo che forse non si sarebbe aspettato una partita così in bilico, ma al quale resta comunque l’amaro in bocca per una reazione che è mancata proprio nel momento decisivo, quando almeno la rabbia, la frustrazione, sarebbe dovuta fare da carburante per almeno una sorta di arrembaggio finale, alla ricerca di un lampo che purtroppo ultimamente dimostriamo di non avere, e non meritare. E c’è poco da discutere di tattica, di numeri, quando troppi giocatori di questa rosa non sembrano aver ancora trovato la giusta intensità per competere a questi livelli. Pochissimo da teorizzare sugli attaccanti quando non arriva un cross decente da mesi, quando il tuo trequartista perde puntualmente il tempo della giocata, quando i subentrati sembrano in gita premio piuttosto che in una gara che vale la vita o la morte di un intera città. Non c’è più tempo per aspettare che Kiyine trovi la pragmaticitá giusta, ancora meno per sperare nella svolta di un Busio scomparso dai radar da dicembre. E men che meno sognare che Sigurdsson possa entrare e svoltare la partita. È invece il tempo di capitan Modolo, della sua storia e delle sue cicatrici di una lunghissima rincorsa fino ai vertici, è la primavera della bava alla bocca di un Fiordilino che dimostra a tutti cosa significa non arrendersi, è di questo che ora abbiamo un fottuto bisogno, queste le armi di un VeneziaMestre che ora inizia ad avere poco da perdere. Pretendiamo orgoglio, ambiamo alla battaglia. E poi tireremo le somme di una stagione ed una scelta di sviluppo che al momento sta pagando pochissimo. Sognavamo il terreno dell’Olimpico, una curva in festa a petto in fuori comunque fosse andata la partita. Per ora invece continuiamo a guardarci tra di noi con facce perplesse, incapaci di definire una creatura a metà tra la svolta e la grande paura di abbandonare troppo presto la nostra chimera. 

Avanti Unione!