3688 spettatori, una delusione imprevedibile..?

21.09.2021 17:41 di Manuel Listuzzi   vedi letture
3688 spettatori, una delusione imprevedibile..?

E’ l’argomento del giorno, anche se lo definirei l’argomento del ventennio. Si potrebbe intitolare “la  scomparsa del pubblico veneziano” se non fosse che raramente ci abbia degnato della propria presenza. Questa volta però sono stranito pure io come il nostro Ds, in particolare dopo un’estate così, in cui ogni accusa sembrava andare verso la curva e dove il mondo social sembrava averci riconsegnato una tifoseria numerosissima ed agguerrita, almeno da dietro lo schermo. Per cui, anche se sarà decisamente complicato, proviamo ad analizzare insieme i motivi di questo atavico amorfismo lagunare, provando così a trovare delle soluzioni, anziché le solite, nauseanti, polemiche.

Si possono racchiudere in tre macro categorie le motivazioni in cui ricercare questo popolo sommerso.

1) L’identità.

Quando mi sono innamorato della mia futura moglie l’ho fatto grazie ai suoi splendidi capelli biondi, ai suoi fianchi disegnati, al suo sorriso contagioso e la sua voglia di vivere. Se fosse stata mora ed introversa probabilmente non ci sarebbe stata quella scintilla. Ecco, amare una squadra di pallone è qualcosa che c’assomiglia molto. Vivo per questa squadra perché mio padre questi colori li ha tatuati sul petto, perché nel 1998 ci siamo dipinti i capelli di arancio e verde nella festa promozione, perché quando vedo il leone di San Marco mi brillano gli occhi, perché cantare VeneziaMestre per  me significa abbracciare le due parti della mia anima, la mia storia e la mia vita. Perché quando vedo la mia squadra in tv mi riaffiorano i ricordi di St Georgen, di Tamai, di Rovigo, quando per anni siamo sembrati un gruppo di disperati che invece erano così fieri dei propri colori da non poterne rinunciare nemmeno in quei miseri campetti di periferia. Ed è per questo che “non è solo una maglia”, un dettaglio, un capriccio di pochi facinorosi, un intralcio verso la magica serie a. I colori, il nome, la storia NON SONO DETTAGLI. E si può continuare a far finta di nulla, si può continuare a spingere la polvere sotto al tappeto, ma prima o poi bisogna farne i conti. “Se non vi piace non compratela” ha affermato il presidente; nella mia mente suona molto simile a “se non vi piace non tifatela”, solo che poi non ci si può sorprendere più di tanto se più di qualcuno accoglie l’invito..

Ssssh, piano, silenzio, siamo in serie A, non vorrete fare scappare anche questi?!

Ora forse inizierete a comprendere che “questi” non se ne andranno per qualche educata e coerente protesta, al massimo lo faranno perché gente allo stadio non ne viene…

2) Lo stadio.

Viviamo nell’epoca in cui si ordina la carta igienica con un clic su Amazon. Gli anni in cui se parto adesso entro domattina sarò all’Opera di Sydney. Dovrebbe essere pure l’era in cui alla tv si vedono immagini migliori e più definite che allo stadio, ma questo è un tasto dolente. Qui non si parla di scuse e giustificazioni, fate attenzione, ma di motivazioni, quelle che una società, o almeno una parte di essa, dovrebbe studiare. Odissea per il biglietto, code infinite e sistemi in crash continui, punti vendita contatissimi ed inesistenti in riviera, nel sandonatese, a Jesolo. Un’ora e 30 all’andata, una e 50 al ritorno, tram e vaporetto strapieno, coda infinita per entrare in Sud, ammassati come buoi alla faccia della pandemia. E Dio ci ha graziato dal meteo, questa volta. Certo, due volte al mese, sono ancora giovane, è la mia più grande passione e non mi farò di certo fermare, ma chi può credere veramente che tutti siano disposti?

E’ stato pazzesco entrare nel nuovo Penzo, un vero gioiellino, con il profumo dell’erba nelle narici, arancioverde ovunque, casse nuove fiammanti. La società va ringraziata per il miracolo che è stato fatto in così poco tempo, di meglio difficilmente si può fare (ad eccezione di qualche spina di birra in più… e dai su). Ma il punto non è questo. E’ l’analisi dei flussi, l’organizzazione di questa massa di persone. Domenica il sistema è praticamente collassato e stavamo in 3 mila.. quando ci sarà la capienza piena che succederà? Questo, insieme alla maglia, NON E’ UN DETTAGLIO. Perché bisogna rendersi conto che se si vuole riempire lo stadio lo si può fare contando sulla terraferma, dove vive la stragrande maggioranza dei cittadini, e finché non ci sarà un impianto a Tessera o dove sarà, bisogna trovare dei metodi di spostamento all’altezza della serie A. Punto

3) Curva e senso di appartenenza

Quel che è successo in curva sud negli ultimi vent’anni sarebbe materiale per un romanzo, scegliete voi se thriller od horror. Se poteva esser fatta qualsiasi cosa per disincentivare i ragazzi ad avvicinarsi a questa realtà credo proprio sia stata fatta. I rancori personali e le faide interne sono state costantemente messe prima del benessere e del successo della Sud ed i pessimi risultati sportivi degli anni pre Tacopina hanno dato il colpo di grazia. Due generazioni di tifosi sono state perse. I ragazzi nati dopo il 2003 hanno praticamente visto vincere solo la Juventus, mentre del VeneziaMestre non conoscevano nemmeno i colori sociali. Cosa credete che tifino adesso? E soprattutto, come farli riavvicinare alla nostra squadra? Ecco, questo è un fattore cardine. Dovrebbe esserci gente pagata per darci una risposta! Ed invece i social manager scrivono post in inglese, si dimenticano di uscire sul web persino dopo la conquista dei playoff, se non con un misero accenno, cancellano la storia del Mestre dal sito ignorando le radici di questa tifoseria e la storia eterogenea di questa città. Non esistono bar o locali in cui guardare la partita praticamente in tutta la città, fatta eccezione per un paio di posti a Favaro e Marghera. Non esistono più club organizzati.

Come pensate di conquistare gente che non sa nemmeno che siamo in serie a? Ma soprattutto, qual è la mission aziendale, conquistare follower con gli scatti meravigliosi del centro storico, o guadagnarsi di nuovo il proprio popolo? Perché le strade non devono essere per forza di cosa divergenti, ma la sensazione è che così l’abbiate impostate, all’americana maniera, quella che sposta le franchigie da una città all’altra senza troppo rumore, e dolore.

Per concludere, io sono d’accordissimo con Mattia, domenica abbiamo fatto l’ennesima figuraccia. Al contrario suo però, non ne sono per nulla sorpreso. E lui più di ogni altro dovrebbe saperlo bene, perché progettazione e lavoro portano dei grandi risultati, quelli che lui, Paolo ed il mister hanno raggiunto. Poca conoscenza del territorio, menefreghismo sui temi più delicati e scottanti, incapacità di organizzazione portano a 3300 spettatori in serie a dopo 19 anni. Questa è la nostra piazza in questo  momento, piangersi addosso non cambierà le cose, a farlo sarà l’entusiasmo, un contagio di passione e trasporto, la riscoperta di un orgoglio che in questa città si è smarrito da un po’. Se ce l’ha fatta la Reyer lo può fare anche l’Unione, ma le cose non arriveranno da sole, ognuno dovrà metterci del suo, ad iniziare da noi di TuttoVeneziaSport che abbiamo cercato di portare impeto ed eccitazione in ciò che facciamo. E non cambieremo, mai.