L'Unione regala altri tre punti

02.11.2025 19:15 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
L'Unione regala altri tre punti

Sarebbe facile riprendere lo stesso editoriale di una settimana fa e riproporvelo parola per parola. Ma in realtà la mia sensazione di fondo è completamente diversa rispetto al post Carrara. E si colloca esattamente in mezzo alla profonda depressione per l’ennesima partita gettata al vento e la rarefatta soddisfazione per avere visto la squadra che, in fondo, mi aspettavo di vedere dopo l’annuncio di Giovanni Stroppa. Per cui darò spazio alla mia evidente bipolarità nelle prossime righe. Mi spiace.

Manuel numero uno:

imbarazzante perdere una gara in questo modo. Inaccettabile gettare al vento tre punti che hai ampiamente dimostrato di meritare. Vergognoso continuare a regalare reti agli avversari, ma soprattutto concedere la percezione, a chi ci affronta, di poter tranquillamente stringere i denti, chiudendosi in area, poichè tanto prima o poi una palla sparacchiata lì davanti qualcosa lo creerà. Ecco, questo non è ammissibile. Si può scegliere di spingere in questo modo, portando quattro-cinque giocatori in red zone, attaccando altissimo con gli esterni, solamente quando si sia ottenuta una matura consapevolezza di avere un reparto difensivo capace di rompere con prontezza le eventuali ripartenze. Ed invece la mancata, facile, lettura di Schingtienne sulla rete del due a uno, così come l’amnesia di Bohinen in marcatura sul primo vantaggio calabro, sono situazioni che devono, per forza di cose, farti ragionare su quale sia l’atteggiamento giusto per questo tipo di rosa. Il problema di fondo è che siamo usciti sconfitti da campi in cui hai ampiamente dimostrato la tua superiorità, ma la sensazione che questa Unione si specchi più nella propria presunta qualità mente gli avversati puntino al sodo non ha nessuna intenzione di andarsene. Ormai risulta evidente che tutti i jolly siano già stati giocati, e, mentre la classifica scappa di mano all’armata arancioneroverde, la cosa più preoccupante resta una crescita di un gruppo che non appare abbastanza veloce per stare dietro alle già pronte compagini che comandano la classifica. La mancanza di costanza nei risultati, più che nelle prestazioni, rendono la rincorsa ogni settimana più urgente e complicata. La serie B non è un torneo così difficile da interpretare. Serve grinta, ritmo, ma soprattutto concentrazione e lettura dei momenti. Tutto ciò che manca ad un VeneziaMestre che fatica terribilmente a trovare l’intensità e la voglia giusta per sfruttare al meglio tutto il suo talento.

Manuel numero due:

si vabbè fioi. Però quante volte si può perdere una partita del genere? Una gara in cui hai avuto costantemente il pallino del gioco, in cui hai chiuso una rivale nella propria area per 80 minuti, tra l’altro una squadra che veniva da due successi di fila di cui uno contro il real Palermo. Esiste la sfortuna nella vita, ci sono i periodi no in cui tutto gira, sempre, dalla parte sbagliata. Un Doumbia maggiormente efficace, un paio di centimetri più a sinistra sulla botta di Kike Perez, e saremmo qui a parlare di un’Unione che gioca da grande squadra, che non fa respirare il Catanzaro, che crea occasioni su occasioni. E pazienza se ancora non c’è la giusta cattiveria per attaccare la porta, amen se la squadra si sveglia, ancora una volta, solamente dopo aver subito uno schiaffo al volto. Abbiamo già sentenziato, o così pare, che questa non sia una compagine capace di ammazzare il torneo. Ed allora restiamo fieri di un VeneziaMestre che va a comandare calcio ovunque e contro chiunque, provando a restare positivi credendo in questi ragazzi ed in questo mister. Sarà che per me vedere l’Unione a questi livelli continua a suonare strano, ma preferisco tenermi vicino il ricordo di una società che poco tempo fa faticava a mantenere questa categoria, mentre ora, se esce sconfitta dopo un dominio totale sembra la fine del mondo. Ed invece, noi dovremmo ricordare bene, vincere questo campionato è anche saper restare in piedi, scommettendo sull’idea che c’è di base a questo progetto, al di là dei (troppi) passi falsi.

Ma se queste sono le due anime che convivono in me, il risultato finale è purtroppo innegabile. Questa rosa può fare, molto ma molto di più. Eppure finché mancherà la fame di vittoria, fino a quando il nostro stile di calcio resterà compassato in attesa della giocata di chi non ha ancora preso in mano la squadra, sarà una vera impresa restare aggrappati al treno di vertice. L’unica, reale, speranza è che nell’aereo di ritorno risuoni un silenzio profondo, una musica di rabbia ed un desiderio di riscatto che faccia tremare le ali. Perché, senza quello, non si andrà da nessuna parte.

Avanti Unione.