Cuore, grinta e mentalità. E' il VeneziaMestre che aspettavamo!

21.11.2021 20:43 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Cuore, grinta e mentalità. E' il VeneziaMestre che aspettavamo!

Ci siamo meritati tutto questo. Ci siamo guadagnati pomeriggi così. Abbiamo lottato, pianto, ci siamo illusi decine di volte per ripiombare nell’incubo che ogni volta appariva sempre peggiore. Abbiamo resistito quando quasi nessuno in questa città si ricordava di avere una propria squadra di pallone. Abbiamo sacrificato tempo, soldi, salute per stare al tuo fianco. Siamo stati scherniti per questo, derisi per una fede inspiegabile, come se agli occhi di tutti gli altri fossimo apparsi come gli ultimi giapponesi nascosti nella giungla in attesa che qualcuno ci avvisasse della fine della guerra. Abbiamo difeso la nostra storia, i nostri tre colori, la nostra fusione che ancora una volta dimostra di non essere solamente quella di due squadre di pallone, ma di un intero popolo che a volte dimentica cosa significhi essere veneziani. Abbiamo sognato, poi abbiamo rivisto il baratro ed infine il sollievo del ripescaggio. Ed ora siamo qui, in 1200 cuori che battono finalmente all’unisono, pazzi di amore per una maglia ed una squadra che comunque andrà a finire questa stagione resterà per sempre nell’anima di questa città.

E se la merita soprattutto il mister che l’anno scorso era stato privato da questa maledetta pandemia di una soddisfazione enorme, la possibilità di festeggiare insieme ai suoi tifosi un’impresa epica, e che quest’anno sta insegnando calcio e psicologia a chiunque gli si sieda vicino. Se lo meritano Mattia e Paolo che dai fasti della massima serie sono scesi fino alla serie d per amore di una maglia e che in pochi mesi hanno costruito un giocattolo di cui ogni settimana si ammirano nuovi pezzi e nuove prospettive. Se la merita una società che al netto del passo falso sulle maglie sembra aver tracciato un futuro chiaro e luminoso partendo dalle fondamenta, volando basso ma restando comunque decisamente ambiziosi, ed iniziando ad avere verso i propri tifosi quelle giuste e naturali attenzioni che nel calcio, in Italia, vanno date.

Se la merita Mattia Caldara, un fuoriclasse sceso a patti con sé stesso per riconquistare autostima e sana vendetta, e che questo pomeriggio ha offerto una prestazione semplicemente da superstar. Se la merita il suo compagno di reparto Ceccawall che gioca come un veterano ma con la spensieratezza e la serenità di un quindicenne, autore anch’esso di una gara meravigliosa. Se la merita “eramegliodiMariano” Okereke che sembra regalare ogni partita sprazzi di un potenziale infinito, probabilmente quello che hanno intravisto i due direttori quest’estate. Se la sono guadagnata i “giovaniinespertieleggeri” Busio, Tessman, Ampadu, Johnsen ed i “piùespertimanondaseriea” Vacca, Mazzocchi, Haps, Aramu.

Ci siamo guadagnati un pomeriggio così. Ma non abbiamo ancora fatto nulla. La strada è lunghissima e ci sarà ancora tempo per dimostrare cosa siamo veramente capaci di combinare. Oggi però è stato un VeneziaMestre diverso, consapevole dei propri limiti, ma concentrato fino all’estremo grazie ad una sovrumana sete di punti. Di fronte ad un Bologna di gamba e qualità si è sofferto tantissimo, ma ciononostante non si è mai data l’impressione di perdere la bussola. Il centrocampo ha faticato troppo nelle due fasi, avaro di precisione e tempismo negli interventi. Le fasce raramente son riuscite a liberarsi dalla pressione dei padroni di casa ed in diverse circostanze abbiamo rischiato facendoci saltare con troppa facilità. Davanti ha funzionato poco o nulla, complice un Johnsen in lenta ripresa ed un Aramu in giornata no. Ma quando si mantiene la mentalità giusta, quando si resta ancorati con le unghie al match, la scintilla rischia di sconvolgere tutto,  e così è stato. La rete di Okereke fa letteralmente esplodere il settore ospiti ed il piano partita dei felsinei. L’assedio finale dei rossoblu porta decine di calci d’angolo ma soprattutto tre limpide occasioni arancioneroverdi per mettere l’ombrellino sul long drink.

E poi è solo festa. E’ una gioia che tenevamo in gola da due decenni e che lentamente si sta liberando nelle note di una cavalcata che ci sembra ancora impossibile.

Impossibile forse. Ma meritata, di sicuro.

Perché noi siamo il VeneziaMestre, ed Uniti non dobbiamo temere mai nessuno.

Avanti Unione!