Grazie della lezione

21.02.2023 11:49 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Grazie della lezione

Si conclude così la storia di Philipakos e Kondratenko a Venezia. Con un breve saluto, nascosto tra le pieghe del sito web, paradossalmente nemmeno citato su quei social network dei quali i due erano responsabili fino a poche ore prima. Ciò nonostante non si può certo dire che sia passato inosservato e sottotraccia l’addio di due dei protagonisti della storia extracalcistica della società arancioneroverde, proprio come rumorosa e quasi assordante era stata la loro presenza nei mesi che hanno sconvolto l’immagine e la storia del VeneziaMestre. L’uragano serie a aveva regalato infatti alla società di viale Ancona un’opportunità più unica che rara di emergere nel calcio che conta con parecchio anticipo rispetto a quanto preventivato, e per il calcio innovativo che avevano in mente da oltreoceano era una chance da non farsi sfuggire. Così, immediatamente dopo la magica notte del Doge si è deciso di spingere sull’acceleratore del marketing ultramoderno, fosse sul terreno di gioco o sulle riviste patinate di mezzo mondo. Ed eccoci arrivare all’attesissima presentazione della prima maglia da serie a dopo un ventennio, e beh, la storia la conoscete tutti. Come conoscete benissimo le nostre idee e la mia posizione su tutto ciò che di conseguenza, da allora, è accaduto. Ma oggi non è la mia occasione di rivincita, non è la voglia di esultare o di togliermi mezza montagna dalle scarpe a farmi scrivere queste righe, ma la speranza di poter imparare da ciò che abbiamo vissuto, per rimediare ai rispettivi errori, per ricompattare l’ambiente, per riprendere quel percorso di crescita che sembrava clamorosamente interrotto. Perché, vedete, non siamo e non siamo mai stati tanto ingenui ed anacronistici da non comprendere quanto fosse fondamentale imporre il brand, quanto contasse nel bilancio una buona strategia di vendita maglie e merchandising, quanto contino i numeri di follower delle proprie pagine. Circa un anno fa avevo scritto una lettera aperta ai due responsabili con toni magari (sicuramente) polemici, ma che anche allora avevano l’unico scopo di provare a raddrizzare la barra, far emergere i motivi dei malumori, del distacco, della propria fan base, come vi piace chiamarla. Feci 12 domande che riguardavano non solo la maglia, ma anche lo stile dei social, sempre così propensi nell’esaltare l’avversario di turno, così come il sistema dei biglietti con uno stadio spesso ostaggio delle tifoserie ospiti, per concludersi chiedendo chiarimenti sulla nostra storia e sul nostro futuro, tecnico e manageriale. Ai diretti interessati il messaggio arrivò, così anche la loro risposta che, dicevano, non sarebbe mancata. Ed in effetti non è mancata, solamente che non si è trattata, come speravamo, di qualche riga buttata là, ma di una campagna di censura che ci lasciò sgomenti. Il brand director perse il suo proverbiale aplomb utilizzando addirittura la pagina ufficiale del club per provocazioni, finanche insulti, ai propri stessi sostenitori (me compreso, colpevole, secondo lui, di simpatizzare per un’altra squadra di serie a…), mentre la società decise di bannare dalla propria pagina chiunque non fosse in linea con il proprio pensiero. Ma il punto più alto dello scollamento tra realtà e mondo virtuale lo si raggiunse il giorno stesso della retrocessione, in cui mentre la squadra allenata da Soncin salutava mestamente la massima serie, si decise di uscire sul web con la vendita di un set di costumi da bagno con prezzi da boutique, ultimo tassello di una linea commerciale decisamente poco vicina alle tasche ed allo stile del pubblico locale. Ma in fin dei conti, ora che questa stravagante parentesi sembra conclusa, o quantomeno placata, possiamo iniziare a chiederci se siamo noi quelli troppo ancorati al passato, o loro quelli che forse non avevano ben inteso cosa fosse il mondo del pallone in questo paese, ed ancor di più, in questa unica città. Perché ce la siamo presa così tanto per una maglia senza i colori sociali, perché ci siamo sentiti denigrati dai nostri stessi rappresentanti come se fossimo in serie a per puro caso, perché abbiamo deciso di non abbonarci più allo stesso settore che frequentiamo da una vita? Per un unico, decisivo motivo, una ragione che purtroppo, nonostante tutti i tentativi, non siamo riusciti a far capire a Ted e Sonya.. perché senza l’identità, senza la storia, senza Unione, non siamo nulla. In questa città dove tutto è in vendita, tutto è messo in vetrina e tutto sta diventando una copia sbiadita del passato, abbiamo bisogno del nostro legame, delle nostre certezze. Volete innovare, inventare, sconvolgere? Fatelo, ma non dimenticate mai per chi lavorate, qual è stato e quale sarà sempre il motore di una società di calcio, i propri tifosi. Gli stessi che da più di trentanni accettano il sopruso di un nome cambiato per fini commerciali, ora non sono più disposti a scendere a patti per una categoria, per le luci dei riflettori, ora non siamo più “on sale”. Ora serve il rispetto, la chiarezza, serve ascolto e comprensione, da entrambe le parti, e silenziarne una delle due, che si chiami cattiva comunicazione o censura, non è una strada percorribile. Philipakos e Kondratenko hanno portato le nostre maglie nell’Nba e tra i grandi artisti, cionondimeno hanno fallito, perché non esiste nessuna cifra che possa comprare l’affetto di un popolo tradito, almeno per chi non è abituato ad inchinarsi al padrone di turno.

L’arroganza, la supponenza, ma soprattutto il distacco ed il disinteresse verso questa città, verso tutto ciò che non era utile per finire in un post di instagram, è quello che vi ha condannato; la passione è l’unica via, il calcio è vita, non pubblicità.

Noi siamo il VeneziaMestre, una piccola realtà con una storia travagliata ed un cuore enorme, sfiancato e mutilato da decenni di lotte, ma che mai, nemmeno per un’istante ha rinunciato ai propri ideali, al proprio sogno di unire un’intera provincia ed una variegata città. Usate questo fascino atipico quanto prezioso per spiccare nel mondo della moda, ascoltate il battito della laguna ed il respiro della terraferma per farvi riconoscere. Porgete l’orecchio ai vostri tifosi che saranno sempre lì a spingervi oltre, e vedrete che la vostra fame di successo e modernità camminerà insieme alla nostra voglia di sentirci rappresentati da voi.

Avanti Unione.