Il messaggio dell'Unionista

Si respira un’aria nuova a Falcade quest’anno. La si vede fin dal mattino, con la cittadina dipinta di arancioverde ed il fiume di tifosi che cammina tra la piana del parco ed il campo di pallone. Lo si percepisce nello sguardo dei bambini, impazienti di riabbracciare i propri idoli e di conoscerne di nuovi. La si ascolta nelle chiacchiere dei bar, nei saluti degli amici che si ritrovano per caso davanti al laghetto dell’Aivaz o per l’aperitivo alla Stella Alpina. Ma, rispetto agli anni passati, senza scomodare i ritiri in Cadore in cui ci si poteva contare ed al massimo organizzare qualche partita a scopone, stavolta la folla è reale, l’entusiasmo palpabile. I nostri colori sono ovunque, per le strade, nell’abbigliamento di tutti, dai neonati agli anziani, la voglia di far parte di questo nuovo corso è evidente, necessaria. Il popolo veneziano respira il momento, lo fa suo, e non vuole perderselo. Ed è in giornate così, come quelle di sabato, che si comprende come ci sia un enorme bisogno di comunità, di fare gruppo e di sentirsi coinvolti. Quel senso di appartenenza che l’associazione de l’Unionista si è posta come obiettivo finale, compattare questa città, questa provincia, questa terra intorno alla sua squadra. E lo sta facendo con iniziative di un livello che non si era mai visto in zona, come sabato quando ha regalato ai tifosi il primo “Redentore dell’Unione”, una ventiquattrore di eventi, incontri, dibattiti e feste organizzate nel minimo dettaglio; dall’aperitivo per l’accoglienza dei primi tifosi, al pranzo di gruppo con lotteria a premi, la conferenza sullo stadio nuovo con ospiti di alto livello sul tema e trasmessa da radio e siti web, il servizio bar e merchandising durante l’amichevole con il Real Vicenza fino al pezzo forte, la serata con deejay set che ha accolto la squadra di Mister Stroppa per un bagno di folla che mancava da tantissimo tempo. Ed a me resteranno negli occhi le immagini di quel bambino con gli occhi lucidi, che a pranzo sorrideva al cielo mentre riceveva in regalo la maglietta di capitan Idzes, e la sera la faceva autografare, ancora con quello splendido sorriso sul volto. Questa è la nostra strada, riconquistarci tutti quei ragazzi, tutte quelle famiglie che abbiamo perso in questi vent’anni, in quei tre fallimenti che avrebbero potuto mettere la parola fine al sogno del VeneziaMestre. Ed invece eccoci ancora qui grazie a quell’ideale, a quel sogno condiviso di rappresentare un’intera comunità che si riconosce in questa maglia, in questo modello di città che vuole UNIRE, anziché dividere come vorrebbe un senatore e la sua corte. Perché si, oggi è un momento delicato ed importante per curva e tifoseria tutta. Oggi si gioca una partita chiave sull’identità, sulla storia e sul futuro stesso del nostro amore. Da un lato chi, come ha sempre fatto, cerca di distruggerci, infangarci, tarparci le ali di un domani che non è mai apparso tanto potenzialmente roseo; quelli che si sentono “diversi”, “puri”, “migliori” e che ora possono sognare di rovinarci la festa consegnandoci uno stadio nuovo senza i nostri colori e le nostre insegne, magari con l’obiettivo di appropriarsene un domani per pochi spicci. E poi c’è l’Unionista, c’è la magnifica sud e c’è quella città che invece non vede alcuna differenza tra veneziani, mestrini, sandonatesi, spinetensi, jesolani, ma un unico, meraviglioso, popolo. Ecco, questa è la chiave. Credete nell’Unione, nel suo significato profondo, nella venezianità intesa come amore in tutto ciò che rappresenta ed ha rappresentato, oppure volete rimanere chiusi nel vostro quartiere, tra le vostre mura, sentendovi uno straniero mentre festeggiate il Redentore, San Marco ed il suo bocolo, il carnevale..?
Rispondete a questa domanda, e capirete perché siamo Unionisti. Nel cuore.
Avanti Unione.