Il VeneziaMestre dei nostri sogni
Ma cosa è successo?? Cosa diavolo abbiamo visto??
Ve lo dico io, cos’è successo. E’ successo che ci siamo, semplicemente, svegliati. E non parlo, per ora, di squadra e società, ma di una intera città. Nel momento più buio, dietro la paura più grande, nel mezzo della frattura più ampia ed evidente tra dirigenza e tifoseria, ci siamo improvvisamente resi conto di cosa sarebbe potuta essere la nostra vita senza l’Unione. Senza una passione così forte che ti faccia soffrire, gioire, imprecare e ringraziare, senza quella forza che ti trascina fuori di casa e per novanta minuti trasforma le nostre vite in un racconto epico. Oggi, anzi, nell’ultimo mese, la nostra città ha compreso cosa significhi amare, quanto conti esserci nel momento del bisogno e quanto sia paradisiaco raccoglierne finalmente i frutti. Amare l’arancioneroverde, farlo con ogni cellula, solamente per poter comprendere con tutta l’anima la maestosità di un pomeriggio così. Ce lo siamo meritato fratelli unionisti, ci siamo meritati questa squadra, questo mister, questo staff; e lo abbiamo fatto non abbassando mai la testa, lottando per i nostri valori, pretendendo rispetto e competenza, soffrendo mentre si elencavano e sottolineavano gli errori di una società che, ascoltandoci, ha dimostrato quella maturità che tanto chiedevamo. Al di là della classifica, ben oltre le soddisfazioni dell’ultimo mese, è questo ciò che ci risolleva lo spirito e ci fa guardare al domani con un entusiasmo che non si respirava da parecchio, avendo ritrovato il nostro VeneziaMestre. E la naturale, inevitabile conseguenza è questa, una squadra votata totalmente al credo del proprio mister, trascinata da una spinta incontenibile per gli avversari di turno, fisicamente straripante e mentalmente in uno stato celestiale. Funziona tutto nell’Unione di Paolo Vanoli; una squadra che vibra al ritmo del proprio popolo, dove ogni ragazzo sembra aver improvvisamente ritrovato quel talento e quella voglia che si erano misteriosamente smarriti nel corso della stagione. La rivoluzione copernicana di Antonelli non è solo nei nomi, ma nella filosofia con cui gli arancioneroverdi scendono in campo, sempre pronti ad aiutare il compagno, costantemente dentro al match, granitici nel voler palesare tutta la superiorità di questo momento. Sussiste la sensazione che tutte le batoste, tutti i torti e gli smacchi degli ultimi mesi, ogni critica e sospiro siano stati trasformati in pura energia, dove ogni interprete appare pienamente convinto del proprio compito, andando al di là dei limiti che sembravano così macroscopici prima della cura Vanoli. Questa Unione è una creatura viva che si alimenta di consapevolezza, partita dopo partita, occasione dopo occasione, cresce in equilibrio, geometria, potenza fisica. Le prestazioni di Andersen, Tessman, Ellertson certificano come a volte, quasi sempre, il calcio sia questione di armonia ed autostima, e quando le tessere si incastrano tutto diventa magico, automatico. Ma ci vuole anche il coraggio di osare, come quello di un allenatore che ha l’ardore di cambiare scommettendo su un trio difensivo diverso e teoricamente meno esperto, trovando però in Svoboda quel perno che evidentemente mancava. Gli esterni sfornano semplicemente la partita perfetta, perennemente alla ricerca della giocata utile, ficcante, arrivando a portare quella superiorità numerica in fase offensiva determinante per la golaeada di oggi. Ma è lo show di sua maestà Pojhanpalo che ci resterá sotto le palpebre questa notte quando andremo a coricarci, una gara che faremo fatica a dimenticare per molto, molto tempo. Un bomber, un campione che può caricarsi sulle spalle compagni e sogni di una città intera. Se poi al suo fianco si conferma uno Johnsen in grandissima forma allora, forse, e dico forse, la nostra stagione potrebbe non essere finita..
E la speranza è proprio questa, che i ragazzi si rendano perfettamente conto di come si stiano e ci stiano divertendo, capiscano quanto siano fortunati a vivere un momento ed un gruppo così. Esclusivamente attraverso la loro voglia di continuare a stupire, solamente con la loro brama di rivalsa e di conferma potremmo andare a vivere questi ultimi 270 minuti come se veramente fosse un sogno dal quale non vogliamo svegliarci più. Per ora però vogliamo solo portarci a casa la concretezza di un pomeriggio meraviglioso, dove tutto, per una volta, per la prima volta, appare esattamente al proprio posto. Eccetto gli avversari, che avremmo preferito portassero un altro nome e degli altri colori..
Vorremmo dire di averci sempre creduto, ma mentirei. Perché a volte l’amore ha bisogno di dimostrazione, e di abbracci. Quello che ora non vorremmo più sciogliere.
Avanti Unione!