Il VeneziaMestre non riesce a volare

08.10.2022 16:35 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Il VeneziaMestre non riesce a volare

Questa è la differenza tra un progetto di calcio e l’improvvisazione. Questo l’emblema di chi è conscio dell’importanza che può avere trascinare il proprio popolo verso un’impresa e chi invece preferisce silenziare i propri tifosi, zittire le critiche, incapace totalmente di mostrare il benché minimo segnale di autocritica. Sta tutta qui la differenza tra VeneziaMestre e Bari in questo momento. Tra chi sa scegliere una serie di giocatori che conoscono la categoria, che hanno fame e senso del gruppo, e chi vive di scommesse. C’eravamo illusi dopo la straripante vittoria di Cagliari che l’Unione avesse trovato una logica, che i tanti neo acquisti stessero iniziando a comprendere l’intensità e la grinta giusta per primeggiare in questa maledetta categoria, ma direi che i segnali di questo pomeriggio non invogliano che a lavorare, e molto, su un’identità di squadra che, semplicemente, non esiste. Ed oramai è anche inutile deprimersi più di tanto, perché almeno al sottoscritto non spaventano più di tanto i bassifondi della classifica, conscio del fatto che la qualità tecnica di questa rosa non potrà mai scadere in una debacle totale, o almeno è ciò che si spera. Ma di sicuro per sognare lidi più assolati servirà molto di più da ognuno dei rappresentanti di questa maglia nerooro. E come se non bastasse l’ennesima batosta casalinga ci si rimette pure la società a concedere mezzo Penzo ai calorosissimi pugliesi, che si accodano alla marea di tifoserie che in quest’anno e mezzo hanno spadroneggiato nell’isola di Sant’Elena, lasciando quel senso di beffa ancor maggiore di ciò che ha sancito il terreno di gioco. Non bastano, presidente, un paio di caffè ed una maglietta per riconquistarsi questo bistrattato popolo arancioneroverde. Servono solamente due piccole, insignificanti, cose , la coerenza ed il rispetto. Non si può parlare di serie a quando il progetto tecnico è un disastro, quando tutt’intorno a te scricchiola e sembra che a nessuno importi. Abbiamo parlato del 3-5-2 come dell’abito giusto di questa Unione, ma se dobbiamo riprogrammare tutto dopo qualche giornata, se si è scelto un allenatore e degli interpreti adatti ad un modulo e dopo un paio di mesi si ricambia tutto, qualcosa  non va. E di conseguenza sarà la normalità vedere prestazioni come quella odierna dove l’equilibrio appare sempre precario, dove si lasciano praterie agli avversari mentre davanti si crea poco o nulla a causa di errori tecnici realmente inspiegabili per alcuni talentuosi calciatori. Le distanza vanno allenate, ideate, ragionate e per questo tempo ne avremo. Ciò che non si può addestrare invece è la voglia di vincere, di lottare, di aiutare un compagno, di incoraggiarlo, in pratica diventare una cosa sola. Ed invece di cose, in questa Unione, ce ne sono troppe. Da un centrocampo inventato con dolo, dove Busio si dimostra per l’ennesima volta incapace di ricoprire un ruolo che necessita di fiato , gambe e grinta, con un Andersen pienamente fuori dai ritmi della gara, per finire con Cuisance che ad ogni giocata buona ne alterna tre di inguardabili. Se poi davanti incorri nella giornata no dei tuoi attaccanti è evidente come questa diventi una squadra banale, opaca, senza senso, e senza palle.

Peccato perché eravamo i primi a sperare in una musica diversa, in una squadra più compatta e conscia dell’importanza di questo torneo. Ma evidentemente le speranze e le scommesse nascono per essere disilluse, in particolare se dietro di esse c’è il vuoto.

Resistiamo, resistiamo sugli spalti e dietro alle tastiere, perché tanto questa è la musica, ed i maestri non cambieranno ancora per un po’. Non ci resta che l’orgoglio e quella passione che nonostante tutto non riusciranno mai a strapparci. Perché noi amiamo l’Unione e, fondamentalmente, siamo abituati. Purtroppo quando lo spartito sembrava diverso, si è preferito cambiare. Che agonia.

Avanti Unione.