L’Unione non ha ancora capito cos’è la B

Una partita maledetta, una squadra a tratti irritante, un gruppo che fatica terribilmente a calarsi nel contesto della B. Così si può riassumere in poche parole questo VeneziaMestre-Cesena in cui gli arancioneroverdi hanno fatto tutto il possibile per rendere questa sfida molto più complicata di quanto potesse essere. E non è per mancare di rispetto ad un avversario che di sicuro farà un ottimo torneo, ma è il metro con cui misuriamo i nostri ragazzi a farci essere, oggi, tremendamente preoccupati. Perché oggi, a funzionare, è stato veramente poco. Ed al macero il concetto sempreverde degli “episodi che cambiano la storia”, poiché qui la storia avremmo potuto stravolgerla e capovolgerla in ogni istante, se solo avessimo idea di come si faccia. Invece la squadra di Stroppa appare ancora, per la terza volta di fila, una formazione a cui piace specchiarsi, giocare di fioretto, ma soprattutto, si mostra fastidiosamente fragile nel non cadere in tentazione, facendosi trascinare facilmente nella gara che vogliono i nostri avversari. Un undici, quello lagunare, che appare fatalmente scarico di concretezza e personalità, in cui i presunti leader si notano per il secondo rosso in tre partite. E sebbene sia presto per delineare margini e possibilità di questa Unione, si può già fare un piccolo bilancio su una rosa che forse direttore ed addetti ai lavori (noi compresi) hanno analizzato con troppo ottimismo. Un gioco, infatti, quello del tecnico lombardo fatto di movimento continuo e spinta costante sulle fasce, ritmo alto e squadra corta. Eppure le fasce sembrano sguarnite di fantasia e tecnica, seppur Hainout appaia finora come l’unico leader carismatico del gruppo. Mentre la retroguardia annaspa ad ogni ripartenza avversaria, lacunosa negli anticipi e di conseguenza sempre in ritardo. Davanti troppo a corrente alternata uno Yeboah che aveva molto da farsi perdonare, mentre su Adorante pesa tantissimo l’erroraccio sottoporta che poteva valere il vantaggio veneziano. Al loro posto Fila e Casas sono sembrati quantomeno più caparbi e tenaci, ma i palloni puliti per loro, questo pomeriggio, erano cosa rara. In mezzo al campo il solito gusto dolce amaro, con un terzetto che a tratti dà l’impressione di poter smaramaldeggiare a proprio piacimento: triangoli, tunnel, aperture volanti, ma se poi si perde un pallone sulla trequarti e si regala un comodo contropiede agli ospiti l’unico risultato è quello di creare un’unica, globale, eco di bestemmie in dolby stereo. Ma, vomitate in poche righe rabbia e delusione, si deve fare un lungo respiro ed invocare come un mantra ciò che serve ora. No panic. Nessun passo indietro. Il tempo c’è, l’esperienza in panchina per invertire la rotta anche. Di sicuro, però, questi atteggiamenti di superficialità, questa penuria di fosforo nei momenti chiave, e questi errori veramente poco dignitosi per il livello che ha assunto curva e società, vanno presi e buttati nel cesso. Perché noi, in pochi anni, abbiamo avuto la fortuna di comprendere bene come si vincono i campionati di serie b. Ed è molto lontano da ciò che abbiamo visto oggi pomeriggio.
Avanti Unione e fuori gli attributi!