Questione di equilibrio

24.04.2023 11:24 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Questione di equilibrio

Ogni tassello al proprio posto. Esattamente come in un mosaico, l’opera di Paolo Vanoli appare compiuta. Ed è uno spettacolo. Ce lo meritavamo dopo un anno e passa vissuto così, danzando sul limite tra depressione e labile speranza, in cui ogni cosa sembrava costantemente navigare per il verso sbagliato, una sorta di maledizione cosmica che aveva poco o nulla a che fare con gli astri però, ma con una gestione superterrena e claudicante della nostra squadra del cuore. E l’allineamento perfetto delle stelle arancioneroverde parte, bisogna ammetterlo, dalla prima scelta corretta quanto inevitabile di sua presidenza Niederauer quando decise finalmente di rivedere le proprie scelte (o mancate scelte) organizzative, andando prima a prendere un allenatore come Vanoli e successivamente andando a tappare quella enorme falla chiamata direttore sportivo, scegliendo Antonelli per la futura rivoluzione d’inverno. Anche l’allontanamento degli “amati” Ted e Sonya suggerivano al popolo veneziano la sensazione che si fosse ritrovata la strada maestra. Ma è quest’ultimo mese, ed in particolare la meravigliosa vittoria del Liberati, a toglierci, forse definitivamente, quella zavorra che da tempo ci premeva sul petto e ci ancorava al suolo, incapaci sia di sognare che di urlare. Nel calcio non si improvvisa, che sia una piccola piazza come la nostra o un Napoli ad un passo dal trionfo, ci vuole competenza ed esperienza. La sorte, il destino, hanno il loro peso, ma prendono forza e vigore solamente se il tavolo è imbandito, se ogni cosa concorre seguendo un piano, una vibrazione. L’impresa, o almeno, la vicinanza ad essa, del mister ed il suo staff è perciò ancora più lampante ed ammirevole proprio perché nulla funzionava nel verso giusto fino a gennaio inoltrato. Il coraggio di Antonelli e la capacità di trasmettere comprensione, caparbietà ma soprattuto Unità da parte di Vanoli hanno portato il VeneziaMestre ad una continua crescita di gioco e di consapevolezza. Solamente in questo modo si sarebbe potuta sopportare la perdita di Jajalo, esclusivamente attraverso la compattezza nelle idee di sarebbe potuto trasformare una squadra, ed in particolare un centrocampo, pieni di lacune in un granitico undici capace di svoltare una stagione che appariva maledetta. Non accetto e non dovremmo accettare l’idea che questa sia un’impresa da parte del Venezia Fc. La chiave in un futuro migliore e più coraggioso sta proprio nell’ammettere gli errori, nel mettere la faccia davanti ad un progetto che ha miseramente fallito e che rischiava di tramutarsi in un’apocalisse per i colori arancioneroverdi, nonostante una possibilità economica per una volta all’altezza della categoria. Le quattro partite che mancano dovranno rappresentare quindi non solo l’ultimo gradino verso una salvezza sudata quanto meritata, ma anche l’occasione per comprendere, assimilare, respirare quanto sarebbe bastato poco per giocare un torneo diverso e magari ritentare la scalata. Il Penzo improvvisamente rianimato dalla nuova aria che emanano i nostri ragazzi dev’essere la molla per tornare a rialzare l’asticella, non solo sul terreno di gioco, ma anche all’esterno, proseguendo quel percorso di riavvicinamento alla piazza che, a mio parere, è stato terreno fertile per le vittorie delle ultime settimane. Contro i fratelli modenesi ci aspetta quindi una grande festa, l’abbraccio del popolo unionista diventerà così il sigillo di bontà al lavoro fatto con competenza, testa e passione del nuovo corso arancioneroverde, e fossi in voi, non mancherei per nulla al mondo!

Avanti Unione!