VeneziaMestre, questione di cuore e Kharma

14.05.2021 00:07 di Manuel Listuzzi   vedi letture
VeneziaMestre, questione di cuore e Kharma

Eppure esiste ancora gente che non crede nel Kharma. Pazzesco.

Certo che di prove ne avete avute, due pali per gli avversari, un autogol, un paio di occasioni clamorose.. direi che qualche segnale sia arrivato. I 17 legni arancioneroverdi nel torneo, gli sconvolgenti finali di Salerno, Brescia e Chievo, evidentemente qualcosa ci riconsegnano. Ma la puoi chiamare sorte, combinazione astrale o legge dell’attrazione, sta di fatto che questo VeneziaMestre è la cosa più bella che mi sia capitata in questo anno e mezzo di vita a metà. Il senso profondo di squadra, l’equilibrio chimico di un gruppo di amici che lottano per lo stesso piccolo, grande obiettivo. Eccolo il segreto, eccola la pietra filosofale in grado di trasformare un  buon metallo in oro purissimo. Abbiamo sofferto, sofferto al punto di domandarci il motivo per cui autoingliggerci tale dolore. E poi, in pochi minuti sembra che ogni pezzo dell’universo vada al proprio posto, quando la rete si gonfia, il match si ribalta e l’abbraccio dei tuoi amici sembra una vera e propria carezza dell’anima.

Dicono sia solo uno sport, un gioco. A volte invece penso che questa sia la vita e tutto il resto il contorno. Perché vedere i nostri colori brillare, unirmi a quella forza che vibra in tutta la città nello stesso momento, urlare insieme a mio padre, mio zio e tutti gli altri amici a distanza di kilometri, scendere sempre più in profondità di un sogno meraviglioso.

Ho tremato, eccome, per larghissimi tratti del match. La maturità e concretezza del Chievo sembravano scalfire con continuità le certezze lagunari. Il destino in un minuto sembrava realizzarsi quando il gol di Aramu veniva annullato, mentre nell’altro lato il Chievo passava grazie al primo penalty di serata. L’Unione ha sbandato, impaurita ma mai sottomessa, abile nel controllare i nervi nel momento saliente, arginando la propria mancanza di idee e di leggerezza ammaestrarando minuti di discreto panico. Il VeneziaMestre ha saputo rimanere nel match, pur limitata nella solita manovra da un Chievo perfetto in interdizione. La mano di qualcosa di Grande ha poi deciso di regalarci ancora un tentativo, con l’autorete a risollevare risultato e morale. Poi la tortura. Mezzora extra di calcio puro al cento per cento, fatto di contrasti, polemiche, palloni in tribuna e sliding doors continue. E mentre il solito rigore riportava avanti i gialloblu scorrevano negli occhi degli unionisti le diapositive di questa stagione fantastica. Ma a richiamarci dal tunnel bianco e luminoso ci ha pensato sua maestà, il professore, il multidimensionale Youssef Maleh. Ciò che ci ha regalato l’italo marocchino stasera sarà qualcosa che rimarrà per sempre nella storia di questi colori. Una prestazione da raccontare ai nipoti, come qualcosa che si è visto ma che oramai non si è più sicuri se fosse realtà o finzione. Questa è la tua vittoria ragazzo. Non solo per la rete, non solo per il milione di palloni che hai recuperato. Ma per essere diventato l’effige vivente di cosa significhi lottare per una maglia. E questa sera i tuoi compagni hanno riconosciuto in te il leader che può portarci in paradiso. Chapeau.

Si è faticato eh? I ragazzi sono stati spesso irriconoscibili. Una geometria scomposta in fase di possesso, un rincorrere l’equilibrio in fase difensiva. Obi ci ha letteralmente massacrato. Crngoj e Taegordeau hanno sofferto le pene dell’inferno, arrivando frequentemente in ritardo ed offrendo poche linee all’uscita veneziana. Abbiamo conquistato la possibilità di aspettare Forte ancora qualche giorno, ma è lampante come si necessiti di un bomber diverso se si vuole aspirare al paradiso. Voglioso ma in ritardo, al contrario di un Di Mariano spesso confusionario e poco ficcante, ma protagonista di ogni apprezzabile idea locale. Aramu in versione incompiuto, protagonista della più grande esultanza strozzata in gola della storia, ammirevole in un paio di soluzioni di qualità, ma troppo incostante per risultare decisivo. Decisivo come invece sono stati i cambi di un mister ancora una volta in controllo totale di match ed emotività dei propri ragazzi. Johnsen la stella, totale luminosità di un cambio di ritmo magistrale. La rete dell’uno ad uno e l’orgasmo della posa della pietra tombale sono tutti opera di questo ragazzo con un futuro alquanto radioso.

Non c’è molto altro da dire invece di una difesa precisa nonostante un campo insidioso, spettatrice di un Chievo Verona che stasera ha mostrato la sua faccia migliore. Ma la semifinale però è cosa nostra. Ce la siamo guadagnati sia stasera che in tutta la stagione. Una partita che entrerà nella storia. Dopo Cesena, dopo la Juve, dopo il Monza... ci sarà questa prima, grandissima dimostrazione di come questa squadra meriti l'eterna riconoscenza. Ci siamo meritati di far sognare una città intera, stretta intorno a questo gruppo di ragazzi che ogni giorno ci rendono più orgogliosi di tifare VeneziaMestre. Non resta che crederci, ma crederci veramente!

Avanti Unione!