Se questa è l’Unione

Non abbiamo mai chiesto una squadra da Europa. Non avevamo nemmeno preteso una salvezza tranquilla. Volevamo solamente una stagione di lotta, dove almeno l’entusiasmo della promozione venisse coltivato nel modo giusto, provando a seminare in una città che aveva provato e riprovato a rialzare la testa, sempre con più frustranti ricadute. Ed invece eccoci qui, a commentare una partita scialba, anonima, dove, esattamente come tutta questa nostra stagione, sarebbe bastato poco di più per portarla a casa, o quantomeno provare a farlo. I ragazzi hanno dato tutto ciò che avevano, ma, purtroppo, ciò che abbiamo in questo momento non è neanche lontanamente vicino a ciò che servirebbe per un miracolo sportivo. Le condizioni in cui Niederauer ed i suoi uomini ci hanno fatto scendere in campo questa sera sono l’emblema stesso di una società che non ha alcun interesse a regalare a questo popolo una minima speranza.
Per la quarta volta dall’inizio del mercato, e nel momento decisivo della stagione, si scende infatti in campo con una squadra raffazzonata, composta da giocatori sul piede di partenza, alcuni fuori ruolo, altri arrivati da pochi giorni e palesemente non preparati, ancora, al livello di uno spareggio come questo. Anche la condizione fisica è apparsa critica, come naturale che fosse quando la rosa si restringe a 13-14 giocatori al massimo da settimane. Doveva essere la partita della vita, l’ultima chance per provare a riagganciare un treno che incredibilmente sembrava ancora alla portata. Ed invece gli arancioneroverdi sono usciti sconfitti da quasi ogni duello individuale, evidenziando una colpevole carenza tecnica e fisica, seppur di fronte ad un modesto avversario. Il dato finale di tredici conclusioni a tre, è solo il sintomo più evidente di un VeneziaMestre incapace di costruire occasioni, di mantenere un baricentro alto, nonostante il casuale gol del vantaggio. Funziona poco o nulla nelle trame lagunari, che cercano una giocata profonda costantemente preda degli anticipi gialloblù, ed a causa di un’apatia offensiva figlia sia di un crollo della fantasia, sia di una situazione extra campo che rasenta il paradosso.
Se addio doveva essere infatti del capitano, ci aspettavamo almeno una partita di cuore ed orgoglio, ed invece si torna a casa persino con la sensazione di aver chiuso una bellissima storia d’amore tra avvocati e beghe legali. Ma come fare una colpa così grande al Doge Joel, quando non c’è segnale alcuno da parte della società, di voglia di cambiare le cose, di invertire un’inerzia che può avere esclusivamente un solo risultato? Era un derby, eppure è apparso come un dettaglio, una sfida come un’altra, dove salvare la faccia fosse l’unica cosa che contava. Beh, non ci siamo riusciti granché. Anche una curva monumentale è dovuta calare al passare dei minuti, quando diventava chiaro il canovaccio di un match che ci vedeva chiusi cercando di contenere il predominio scaligero. E poi, come sempre accade quando la volontà non riesce a superare i limiti, è stato l’ennesimo errore a condannarci ad un pari che equivale ad una resa. I volti in campo e tra gli spalti condividono un’emozione che sa di epilogo, quella di chi si è reso perfettamente conto che di più non si può chiedere.
Le tempistiche in serie A non sono però un dettaglio. Arrivare a fine gennaio con una squadra a pezzi è una responsabilità di chi ha optato per una strategia di attesa, sebbene non ci sia concesso sapere se per colpa di un ritardo nelle operazioni o per un comitato decisionale distante, visto il continuo silenzio comunicativo. Sta di fatto che, nonostante un Penzo ancora una volta da applausi, si ritorna a casa con quell’amarezza di chi, questa sera, ha probabilmente detto addio a buona parte delle chance, e pure al suo unico simbolo che tanto ci aveva fatto innamorare solo fino a qualche mese fa e che invece ci ha probabilmente salutato senza quell’emozione e quel trasporto che la storia e questo popolo avrebbe meritato. A riveder le stelle ragazzi, prima o poi qualcuno ci racconterà che scopo ha avuto affrontare una massima serie in questo modo.
Avanti Unione.