Alex Menta, storia di un rapporto complicato

12.07.2023 16:23 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Alex Menta, storia di un rapporto complicato

Ne sono passati di personaggi, diciamo, caratteristici da queste parti. Dal vulcanico ed esplosivo Zampa, ai famigerati fratelli Poletti, il fantasma di Golban e la sua crew, lo showman Tacopina; ma sicuramente nessuno di questi potrà mai competere con quello che è stato Alexander Menta negli ultimi mesi, quantomeno per la sua capacità di far discutere e dividere la piazza come nessuno prima. Ed il saluto, commosso, del ragazzo di Philadelphia ci da la possibilità di provare a tracciarne la parabola qui in laguna, tentando di valutarlo, per una volta, senza troppi pregiudizi. La scalata di carriera dell'ex Director of Analitycs non può infatti essere derubricata a semplice "circostanza", né tantomeno a fortuna, intesa sia come trovarsi al posto giusto che come conoscenze giuste.

Arrivato infatti a Venezia in sordina, ha iniziato il suo percorso cooperando in quello che sembrava un team piuttosto coeso, formato dalle conoscenze e l'esperienza di Collauto, Poggi e Speggiorin, speziato dalle intuizioni sui mercati esteri dell'americano. Ma quello che appariva come un progetto sensato ed intrigante, fatto di giocatori affamati e di giovani promettenti, si è presto trasformato in una deriva distopica, fantasiosa, costosa e soprattutto perdente. Le interferenze sul mercato del presidente hanno condotto alle operazioni thriller che ricordiamo bene, come quelle di Mazzocchi e Nsame, passando per la mossa Nani.

La frattura con la parte sportiva che ambiva ad un prodotto più "classico" od almeno fondato su basi solide si è così fatta insanabile e si è conclusa nel modo peggiore, tra addii e tribunali.Nella guerra fratricida che ha visto la tifoseria come sofferente spettatore è così riuscito ad inserirsi Menta, abile nel convincere il presidente a ricomporre un team di Direttori sportivi e tecnici formato dai vari Donati, Molinaro and co. Ma è stato, con il senno del poi, un errore per il ragazzo americano voler fare, come si usa dire, il passo più lungo della gamba, e nonostante un budget molto importante per la categoria, la campagna acquisti 2022 si è tramutata in un vero disastro che è costato, con ogni probabilità, il futuro in laguna allo statunitense. Fin qui la storia conosciuta, con il passaggio a Trieste di Menta ed il saluto alla città via social.

Ma perchè Alexander Menta non ha ancora finito di animare le discussioni del tifo unionista? Come mai tra tantissimi dirigenti passati di qua, proprio lui? Ci sono diverse risposte a questi quesiti. Il principale direi che è il fattore comunicazione. Raramente, se non quasi mai, si è infatti avuta la possibilità di disquisire direttamente con un dirigente sportivo, la grande voglia di Menta di avvicinarsi ai tifosi lo ha probabilmente esposto a discussioni e litigi privati che, una volta diventati virali, ne hanno dipinto inevitabilmente una figura ambigua e non all'altezza di un ruolo che prevede riservatezza e capacità. Il suo voler invece rispondere colpo su colpo alle critiche del popolo veneziano lo hanno così esposto alla dura realtà dei fatti, e più era forte la sua voce nel voler cambiare le cose, più i risultati della squadra lo innalzavano a capro espiatorio di ogni problema. Il secondo punto è, ovviamente, la sua strategia di calciomercato.

Il voler puntellare una squadra già su solide fondamenta con qualche scommessa era ammirevole e sensato, ma quando l'inserire giocatori dai campionati più disparati è diventato una religione la piazza ha iniziato a preoccuparsi, facilitata dai risultati sul campo che ci avevano portato dal dodicesimo posto in serie a all'ultimissimo di cadetteria in meno di un anno. A quel punto la lista dei fallimenti dell'americano si faceva via via più ingombrante, Dor Peretz, Myllimaki, Cuisance, Heymans, Sigurdsson, Karlsson, Kacinari, Johnsen fratello, Schnegg, Mateju, Novakovich e, ovviamente, Busio. La misura era piena, e le casse del Venezia Fc vuote. L'intuizione di Wisniewski, l'affare Pojhanpalo, davano però ancora credito ad un ragazzo che comunque dimostrava di avere anche delle idee interessanti e proficue se sfruttate nel modo giusto.

Trovarsi alla sua giovane età ad un ruolo simile ed avere comunque la voglia e l'ambizione di migliorare frequentando Coverciano, la sua disponibilità negli appuntamenti pubblici, la sua "leggerezza" nel parlare di calcio, ne hanno mostrato un lato positivo e sensibile che merita di essere ricordato e sottolineato. Ma la campagna di isolamento che da quel momento lo ha circondato lo hanno fatto sprofondare in una spirale di insuccessi dal quale è riuscito ad emergere grazie alla scelta di Vanoli prima, e di Antonelli poi che gli hanno permesso di deresponsabilizzarsi, tornando a compiti più limitati e circoscritti. Ciononostante è stata quasi certamente l'operazione Redan la goccia che ha fatto traboccare il vaso, o meglio, disintegrare il vaso, ovvero il rapporto tra i neo arrivati e lo stesso Menta.

L'uso praticamente nullo dell'avanti olandese è apparso come il sigillo sulle scelte poco condivise in sede di mercato, causando un'inevitabile separazione. Ma tornando al discorso principale, ovvero l'astio della tifoseria nei suoi confronti, non possiamo non citare quel vocio, quel rumore che tra Venezia e Mestre si è respirato per parecchi mesi. Ovvero il rapporto particolare tra Alex ed i "suoi" ragazzi, come ama lui stesso chiamarli. Un legame che ha fatto sorgere dubbi sul suo rapporto con il fratello e procuratore di Busio per esempio, o sui motivi che lo spingevano verso alcuni tipi di mercati esotici. Ma è stata la sensazione di veder "coccolati" alcuni suoi pupilli anche nei momenti più tristi della stagione ad aumentare forse in modo esagerato, le frizioni; le serate in discoteca, le serate frivole per la città, e quindi il poco polso della società verso quegli elementi che in campo dimostravano poco o nulla del loro impegno, è costato al nuovo dg della Triestina parte della sua reputazione, come fosse incapace di trattare tutti gli elementi della rosa nello stesso modo.

Tutti, ne siamo consci, discorsi che lascerebbero il tempo che trovano qualora i risultati lo permettessero, ma così proprio non era. E sono questi, credo, i motivi principali di una separazione strana, quasi celebrata dalla curva, e di un addio che stride fortemente con la realtà. Perchè se è apprezzabile il ringraziamento di Menta ai suoi mentori, stona la scelta degli stessi di non volerci più lavorare assieme.. ma per quel che ci riguarda, non possiamo che augurare all'ex direttore delle analisi un grosso in bocca al lupo, con la speranza che queste righe vengano accolte come stimolo alla crescita e ad una autocritica che fondamentalmente, non è mai arrivata. 
Good luck!