Il primo punto di un nuovo VeneziaMestre!

28.09.2021 01:03 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Il primo punto di un nuovo VeneziaMestre!

Provate per un secondo a vestirvi da Ds di una squadra che inaspettatamente, almeno nei tempi, si ritrova nel grande palcoscenico della serie a. Per prima cosa dovrete stracciare il progetto disegnato solamente dodici mesi fa, quell’idea di crescita graduale fatta di giovani promesse, di un gruppo da costruire, di un settore giovanile da rifondare, e di un mister del quale si parla molto bene, ma che ancora ha molto da dimostrare. C’è da cambiare registro, bisogna salvarsi, ma come si può buttare al vento una strategia che ti ha appena regalato un sogno? Esiste un budget, ma non si può mai dimenticare come questo sia da integrarsi ad una crescita degli impianti, della struttura societaria, di un metodo di lavoro, con il fine di regalare alla tua città non un anno di paradiso, ma un futuro. Allora si decide di seguire il percorso intrapreso, affidandosi ad una rete di scout importanti, sul falso tracciato dei successi ottenuti, e cercando di cogliere le possibilità di un mercato bloccato. Si portano così a casa stranieri pressoché sconosciuti, scelti per qualità tecnica, ovviamente, ma anche per capacità di integrazione e per carisma. Dopo cinque, cinque giornate giocate anche dignitosamente, ti ritrovi così in un vortice di critiche di un popolo che fino ad un paio di mesi fa, semplicemente non esisteva.

Ora invece proviamo a metterci nei panni di un mister, un uomo che ha trascinato letteralmente una città assopita e smarrita nei propri atavici problemi nella massima serie. Un allenatore che improvvisamente si ritrova ad avere a che fare con una babele di lingue e caratteri, precipitato in un rompicapo tattico e tecnico di cui chiunque avrebbe terrore. Ed a quel punto ti spogli di preconcetti e nastrini guadagnati nella stagione passata e provi a fare l’unica cosa che va fatta, trovare l’equilibrio.

Ecco, dopo solo sei giornate, si è costretti a ricapitolare una situazione che dovrebbe apparire ovvia. Ovvero quella di un VeneziaMestre in una situazione bellissima quanto inaspettata che va affrontata in un solo unico modo. Restare uniti e lottare, lottare fino alla fine.

Questo serviva e questo è stato fatto questa sera, quando l’Unione per un’ora abbondante di calcio ha dimostrato di poterci stare a questi livelli, e soprattutto, a questi ritmi. Zanetti ha ancora una volta palesato tutta la sua umiltà e saggezza tattica, concedendo certezze ad una squadra che ne aveva disperato bisogno. Il 4-4-2 di Novelliana memoria, con due esterni accorti e solidi in avvio ha permesso ai lagunari di essere corti e compatti, tentando la carta delle due punte veloci per rispondere alle velleità dei piemontesi. Si è dolorosamente concesso il possesso ai granata, ma limitando i brividi a qualche mischia e poco più. Gli arancioneroverdi hanno seguito solo in parte il copione ideato da Zanetti, azzoppati da una carenza tecnica ed inventiva evidente. Gli alleggerimenti sono così diventati leggibili, mutilati da un blocco dei terzini mai liberi nell’esplodere in sgroppate offensive. E portando pochi uomini in area avversaria si concede il  doppio vantaggio agli avversari, quello di non rischiare nulla e quello di poter alzarsi con maggiore veemenza. Ma la preoccupante uscita dal match di Jr Vacca ha invece donato all’Unione l’ordine di Ampadu, protagonista con il suo ingresso di un riequilibrio tattico decisivo. La ripresa infatti ha mostrato un VeneziaMestre diverso, più sicuro e convinto nel palleggio e nella geometria. Il discreto Busio della prima frazione è emerso nella sua eleganza, concedendo a Kiyine maggior possesso e convinzione. Alzando il baricentro è cresciuta anche la fisicità dei ragazzi, più ottimisti nel recuperare alto il pallone, dinnanzi ad un Toro costretto alle ripartenza. Ma questa è la serie a baby, e qui gli errori ed i mismatch si pagano carissimo. Così uno Schnegg che fino ad allora era sembrato meno alieno rispetto alle prime apparizioni, si è fatto saltare in modo imbarazzante regalando il vantaggio ai piemontesi. Ed è li che si è visto quel rapido bagliore, quella fiammella di speranza che ci fa credere in questo gruppo. L’Unione non si è abbattuta, ha continuato a cercare di trovare un minimo di gioco, ha iniziato a vincere i contrasti e guadagnarsi i palloni sporchi . L’alchimia si è fatta a quel punto magica con un briciolo della qualità di Aramu e l’unica giocata di un Johnsen in serata difficile. “Spina sul fianco” Okereke ha gettato su terreno la cattiveria giusta guadagnandosi rigore, espulsione e fede del popolo arancioneroverde.

Ed alla fine si porta dunque a casa un punto bello e sofferto. Il tempo di un doppio brivido sulla schiena, il secondo dei quali sarebbe stato totalmente imperdonabile, e via a prendersi gli applausi di una curva finalmente ritrovata. Ed insieme al pareggio la convinzione di una difesa quasi impeccabile, con uno Svoboda che merita una nota di merito per la sua prestazione, con un’idea tattica alternativa fatta di un centrocampo fosforo e legna targato Busio-Ampedu, ed un innesto come Kyine che promette ampi margini di crescita.

Ora mettetevi nei panni di un tifoso che sei anni fa si prendeva un permesso per vedere Abano Terme-VeneziaMestre e questa sera esce stremato ma felice da un match sofferto, in cui ha capito che si, questa squadra può farcela. E spiegatemi perché mai non dovremmo essere fieri ed appagati solamente per avere l’arancioverde stampato nel cuore.

Avanti Unione!