Questo si chiama “accanimento terapeutico “

12.11.2022 17:30 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
Questo si chiama “accanimento terapeutico “

L’emblema di un fallimento. Questo è stato VeneziaMestre-Reggina. Una squadra che ha dimostrato dopo il cambio di regia di avere qualcosa, un minimo quantomeno di qualità, ma che poi, semplicemente, non ha le capacità per sostenere la reazione di una rivale più forte, più compatta, più seria. Io non riesco nemmeno più a prendermela con un gruppo di giocatori che, banalmente, non sono adatti a questa categoria. Due più due non fa quattro in questo sport. Non basta assemblare una serie di figurine sparse per mezzo mondo per regalarci qualcosa di commestibile. Non funziona così. Lo diciamo da più di un anno ma, evidentemente, è una lezione che oltreoceano non riescono proprio a recepire. Se nel marasma di queste ultime settimane si esce con una nuova notizia su un approccio all’ennesimo ex giocatore russo è chiaro come non s’incorra più nel banale errore, ma nella provocazione ad una piazza che, nonostante tutto, meriterebbe un po’ di pace. Ma se la reazione della dirigenza è quella di attaccare fisicamente chi prova civilmente, tramite qualche striscione, a far sentire la propria voce, diventa palese come parlare di calcio diventi un fattore secondario, un dettaglio, di fronte allo scempio che questa società sta attuando alla nostra città. Ed è triste perché, in fondo, qualcosa di buono il nuovo mister l’aveva portato. È stata un’Unione scesa in campo, infatti, con lo spirito giusto, con le distanze giuste. Un VeneziaMestre che avrebbe meritato il raddoppio dopo la migliore mezz’ora dell’ultimo anno solare. Ma la fragilità mentale è figlia non solo delle precarie condizioni psichiche dei ragazzi, ma anche di un’ambiente che non trasmette nessun senso di urgenza, di allarme, di disastro. Di conseguenza la seconda frazione di una Reggina in fiducia non può essere arginabile da chi si guarda intorno e vede solo facce dismesse, stanche, che esprimono l’unico desiderio di andarsene il prima possibile. Ed è così che si perdono nel vuoto le prestazioni sopra alla miserevole media dell’ultima stagione di gente come Busio, Andersen e Pojahnpalo, che mostrano sicuramente la voglia di reagire, ma allo stesso tempo rivelano la totale inadeguatezza ad un torneo tanto particolare come la serie b italiana. E mentre i secondi 45 minuti tolgono persino la voglia alla curva di contestare, si assiste all’ennesima tragedia in salsa arancioneroverde, dove minuto dopo minuto gli ospiti si rendono conto di quanto basti poco per portare via punti da questa landa desolata, in cui nel biglietto d’ingresso alla curva nord prevede anche tre punti omaggio da riportare a casa. 

Ma la vera sciagura è che nemmeno questo basterà a liberarci dalla peggior gestione societaria della già terrificante storia veneziana. Nemmeno 90 minuti di insulti ai responsabili non solo di una classifica terrificante, ma pure di una frattura oramai irrecuperabile tra viale Ancona e curva sud, farà prendere consapevolezza ai responsabili di tale suicidio sportivo. E mentre si torna a casa, ancora una volta, ammirando le tifoserie ospiti cantare navigando nel canale della Giudecca, ci tocca anche la penitenza di ammirare il responsabile marketing denigrare i suoi stessi tifosi via web. La settimana scorsa sono stato tacciato addirittura di provare piacere nello scrivere editoriali di tale tenore, non avete nemmeno idea di quanto mi piacerebbe fosse così, invece tifo Unione. Evidentemente una condanna in questa città. 

Avanti Unione.