Venezia: Antonelli, Niederauer, Vanoli e quei 9 secondi di paura

02.02.2024 19:30 di  Davide Marchiol  Twitter:    vedi letture
Venezia: Antonelli, Niederauer, Vanoli e quei 9 secondi di paura

Stavolta l'editoriale sarà duplice e non per manchevolezze del sempre ottimo Manuel Listuzzi, che con i suoi pezzi vi dà sempre uno spaccato perfetto di quello che il momento Venezia FC, VeneziaMestre o Unione Venezia agli occhi dei tifosi. L'editoriale sarà duplice perché anche io sento di dover dire qualcosa di meno impostato, da qui la mia decisione di prendere in mano la penna non per informarvi sulle ultime in casa arancioneroverde come faccio di solito, ma per dare la mia. Ultimamente ho cominciato magari a farlo di più a video, tra i punti su YouTube e i Talk in live insieme a tutti gli altri, dove cerco di costruire un rapporto one to one (per quanto possibile) con chi ci legge. Giusto però anche dare qualcosa a chi magari preferisce la scrittura perché alla fine Tutto Venezia è una testata giornalistica in primis basata sullo scritto. Di solito di questi tempi ero alle prese con il pagellone finale della sessione di calciomercato, che però per ovvie ragioni non si può fare visto che operazioni non ce ne sono state, o meglio, una sì, ed è stata peggio di una tempesta. Dennis Johnsen, titolarissimo ormai per Vanoli e ragazzo dai colpi di categoria superiore, ceduto alla Cremonese, una diretta concorrente nella lotta alla Serie A.

Qualcuno lo ha definito un fulmine a ciel sereno, come sapete se ci seguite anche a video non la penso così, perché in una situazione di "ristrutturazione finanziaria" come la definisce il direttore Antonelli è normale che ci si esponga al pericolo che un'offerta buona per società e giocatore possa far vacillare tutti indipendentemente da quello che è il campo. Però ammetto che tante cose mi sarei aspettato meno che di ascoltare tre conferenze stampa che più che chiarire la situazione hanno gettato solo ulteriore confusione in un ambiente già confuso e intimorito. C'è una cosa che ho capito fin dal primo giorno in cui ho cominciato a parlare di Venezia, quei fallimenti in rapida successione hanno lasciato una memoria storica tangibile nei tifosi. Naturale che sia così, succederebbe in ogni piazza se dovesse accadere. Ecco perché credo che in primis, al di là della questione sportiva, chi dirige il Venezia dovrebbe avere bene in mente che si può sbagliare in tutto meno che su una cosa: il modo in cui si comunica con la piazza.

Venezia è una piazza che può e darà tanto, l'abbraccio tra Niederauer e la Curva Sud, avvenuto in diverse partite e non solo una, ne è la dimostrazione. Un presidente che ha capito e compreso i suoi errori e ha chiesto scusa è stato riabilitato dai tifosi, che sono tornati a dare la giusta importanza a una figura che comunque ha portato a una sede del club all'avanguardia e a un Penzo, che resta uno stadio molto divisivo per le sue difficoltà geografiche, ristrutturato e quindi almeno più comodo e soprattutto sulla carta utilizzabile anche in Serie A, se dovesse arrivare prima del Bosco dello Sport. Ecco perché veramente non capisco le modalità con cui si è deciso di procedere per quanto riguarda la comunicazione dei fatti più importanti di questo mese e ce ne sono stati diversi.

In primis il ban arrivato dalla FIFA per l'affaire Cuisance. Sarebbe bastato dire all'ufficio stampa di redarre un comunicato ufficiale, forse qualche tifoso si sarebbe scandalizzato, ma avrebbe dato fin da subito contezza del fatto che in questa sessione non sarebbe arrivato nessuno, anziché dar adito a mormorii e chiacchiericci nel sottobosco dei social. Talvolta una spiegazione accurata fa molti meno danni del silenzio e chissà che quell'affare Demba Seck che si è bloccato improvvisamente e senza un perché chiaro non si sia bloccato proprio poiché in concomitanza è arrivata la comunicazione da parte del massimo organo del calcio. Sta di fatto che nessuno l'avrebbe presa bene, men che meno il mister che aveva dato qualche indicazione su come si sarebbe migliorare la squadra, ma tutti ormai siamo ben consci che veniamo da anni di spese senza particolari limiti e da errori del passato che ora gravano sul bilancio, nessuno avrebbe dato colpe all'attuale gestione, anche alla luce della crescita fatta ultimamente, con comunicazioni sempre più puntuali quando noi giornalisti abbiamo rivolto qualche domanda agli addetti.

A suonare un po' come le unghie sulla lavagna ci sono poi le parole usate dal presidente Duncan Niederauer, dove ha sì spiegato il ban e il perché sia arrivato, ma a far rumore è stato altro. Nel suo punto autunnale infatti aveva parlato di far entrare un nuovo socio per dare al Venezia modo di alzare ulteriormente le ambizioni e che probabilmente sarebbe stato necessario far entrare un nuovo gruppo di maggioranza. Poi però le trattative hanno portato sì a un nuovo socio, ma di minoranza, per il 40% delle quote. A stridere è la spiegazione fornita da Duncan: "Ci siamo chiesti se fosse il momento di vendere la maggioranza nel momento migliore. Stiamo ora cominciando a raccogliere i frutti del nostro lavoro, abbiamo quindi deciso di andare alla ricerca di un socio di minoranza per un coinvestimento, questo tipo di situazione rende più semplice per il fondo investitore, non entra in un club dove l'attuale investitore si defila, ma si uniscono le forze. Questo ha maggiormente convinto questo fondo a entrare". Tutto fila, con un "ma". Quindi il nuovo socio di minoranza porterà comunque abbastanza fondi da garantire un progetto ambizioso o meno quote del previsto vendute vorrà dire anche stringere un po' la cinghia delle spese visto che siamo in una situazione economica complessa? Ecco su questo la risposta chiara da parte del presidente non è arrivata nonostante le domande della stampa ed è stato il punto più problematico, perché non serve molto a Venezia, solo chiarezza su quali siano i piani futuri e tutti sappiamo che l'attuale proprietà sta accordando sforzi economici grossi per un monte ingaggi che era e resta mostruoso in Serie B, un qualcosa che sicuramente gli va riconosciuto al netto delle grosse difficoltà comunicative.

Chiaramente così si comprende il perché la cessione di Johnsen arrivi solo come ciliegina sulla torta. Mentre c'è già un turbinio di discussioni sul come sopravviverà il Venezia, se il nuovo socio di minoranza basterà, se la A non sia un obbligo per sopravvivere anziché un sogno e tante altre ipotesi che vanno dal razionale al complottistico, ecco che allora arriva sì il fulmine. Non tanto perché il ragazzo, che ci ha regalato gioie e dolori in questi anni, fosse impossibile da vendere, ma perché il tutto viene comunicato in modo grottesco dai protagonisti. Nella stessa conferenza stampa il presidente dice che avevano già deciso di non muoversi sul mercato prima del ban FIFA, che la squadra è forte così, ed esattamente il giorno dopo vendi un titolare, a una diretta concorrente, senza poterlo sostituire. Difficile che il presidente non sapesse interiormente che il problema poteva porsi, anche qui "avvisare" senza far cadere tutti dal palco forse avrebbe attutito il tonfo.

Ed ecco che arriviamo all'atto finale, la giornata di oggi, dove, francamente stavolta ve lo sottolineo senza giri di parole, il sottoscritto ha iniziato a sentire le stesse paure che stanno montando tra i tifosi. Già con il carico di una tre giorni dove praticamente un manifesto di intenzioni ha visto le sue fondamenta scricchiolare istantaneamente davanti a delle necessità economiche che ci sono e si fanno un po' fatica ad ammettere, ecco che in conferenza stampa Paolo Vanoli si presenta da console tradito dal suo stesso senato. Si potrebbero dire tante cose, tipo che è una fortuna che il tavolo delle conferenze stampa non provi dolore perché il mister l'ha letteralmente tartassato mentre leggeva una lettera iniziale scritta di suo pugno e carica di una comprensibile rabbia, che però può essere sbollita e assimilata. Quello che fa paura viene dopo. La domanda è molto semplice e d'obbligo: "Con questa decisione cambieranno i tuoi rapporti con la società d'ora in avanti?". Paolo Vanoli, che di solito ha una voglia tale che addirittura non ti fa finire la domanda per prendere la parola, resta in silenzio per 9 secondi netti. Possono sembrare poco ma vi assicuro che sentendo l'audio sembrano un'eternità.

Possiamo solo immaginare cosa sia vorticato in una testa così affamata di passione in quei nove secondi, ma penso che forse sia vorticato il pensiero che abbiamo tutti, ovvero che con il lavoro enorme che si sta facendo le parole scelte dagli altri protagonisti per dare spiegazioni siano difficilmente concepibili, soprattutto per un mister convinto di aver fatto fare uno step in avanti forse forse anche allo stesso presidente. Forse per la prima volta questa convinzione nella testa del nostro console ha scricchiolato. Non mi lancerò in vaticini sul futuro del tecnico, ha un contratto lungo, può sempre parlare con la dirigenza e chiarire i problemi, può sempre ricevere l'offerta giusta per andarsene, non lo sappiamo cosa riserva il domani. Però c'è la sensazione che per la prima volta la granitica convinzione che si stia operando tutti, per quanto riguarda chi ha potere decisionale, nella stessa maniera abbia vacillato.

Perché si percepisce la delusione profondissima di Vanoli nelle sue parole e su come il tutto sia stato comunicato male nelle parole utilizzate dai dirigenti: dalla richiesta della società a prima su che rinforzi potessero servire, a un ban FIFA poi che quello sì pare caduto come fulmine a ciel sereno, fino a un Johnsen che non voleva veder partire neanche in scadenza e di fronte a un'offerta importante in quanto arrivata dalla Cremonese diretta concorrente. Qui arriviamo all'ultimissimo punto, quello conclusivo, ovvero le parole di un sempre lucido Antonelli, che ricopre una carica di prim'ordine per meriti ovvi. Stavolta però mi sento di muovere una critica anche su questo fronte. Ottima l'arringa sui motivi per cui la cessione è stata fatta e in primis deve venire il Venezia, non il singolo e il suo contratto. L'offerta presentata dai grigiorossi però dà una mano alle casse societarie? Anche qui, bene dire che la volontà era trattenerlo, ma quei milioni serviranno a ridarci fiato? Ci aiuteranno a risolvere il ban FIFA? Ci aiuteranno a sistemare i contratti in scadenza compreso un Tessmann che si spera si arrivi a rinnovare prima dell'arrivo del nuovo socio sennò potremmo vedere di nuovo un caso identico? Perché tutti abbiamo chiaro che ristrutturazione finanziaria significa che spese ingenti come prima non ce ne saranno, sarebbe bello però sapere da parte dei diretti interessati se almeno quanto si sta facendo lato business ci permetterà di continuare a sognare non solo quest'anno ma anche in quelli dopo o se invece dovremo accettare un periodo di pericoli, che il mercato presenta sempre, e quindi stare con i piedi strapiantiati per terra.

Basterebbe veramente poco per evitare certi cicloni di sorpresa, paure e dubbi, su una proprietà che così tante belle cose è riuscita a fare in una piazza come quella del Venezia che ha sofferto molto ma che nonostante tutto ha una squadra seconda in classifica, un Penzo che quando serve si riempie come nello scontro diretto con il Parma e delle infrastrutture in costante miglioramento. Basterebbe scegliere parole un po' più chiare, per evitare sorprese e per evitare di restare tutti in un silenzio gravoso come accaduto a un Vanoli che spera ora di vedere undici leoni feriti affamati domani in campo, perché in tutto questo ci si dimentica del campo. Domani c'è un primo contro seconda da urlo. La speranza di tutti è che il gruppo reagisca con la rabbia del mister e che la testa non sia all'extrcampo, perchè altrimenti allora sì con poco si sarebbe rotto un giocattolo che, nonostante i problemi noti, ci stava comunque facendo gioire facendoci ritornare la mente a quel 2020, dove tutto è partito...