Che vergogna!

15.10.2022 00:07 di Manuel Listuzzi   vedi letture
Che vergogna!

Pensavamo di aver toccato il fondo. E’ evidente quanto ci sbagliavamo.

Raramente mi è capitato di tornare così svuotato dal Penzo, senza speranza, senza prospettiva, senza futuro. E’ questo che abbiamo barattato in cambio della nostra identità, dei nostri colori, delle nostre bandiere? E’ tutto qui il progetto a stelle e strisce che solamente un anno e mezzo fa ha avuto la fortuna di trovarsi tra le mani una miniera d’oro, un domani sincero e una strada in discesa?

Vi rendete conto di quanto in basso ci avete fatto precipitare? E non parlo nemmeno del risultato di questa sera e della classifica indegna a cui ci avete abituato, ma della depressione in cui avete fatti piombare un popolo intero. Siete riusciti nell’impresa di deprimere la tifoseria più coriacea e resiliente del paese, una curva che in questa città ha sopportato ogni tipo di sopruso, di umiliazione e di vessazione con l’unico ideale di sostenere un sogno, quello di due città unite intorno ad una squadra di pallone perché in essa vedeva la propria storia, i propri sacrifici, l’utopia di consegnare ai propri figli una tradizione, una fede. Ci avete tolto tutto. Ci fate giocare in oronero, con una rosa di scandinavi che dopodomani nemmeno ricorderà di esser stati emblema della città più bella del mondo. Ci zittite nei social per critiche di cui, ora, avreste un disperato bisogno. Per il secondo anno di fila ignorate le richieste dell’allenatore, gli fornite una squadra senza capo né coda, formata da giocatori di buon livello, ma che, logicamente, non hanno nulla per cui lottare in questa piazza. Accettate 800 abbonamenti come fosse la normalità, senza un minimo di autocritica, o di volontà di cambiare le cose. Sorvolate sulla necessità di due città di chiarire l’identità ed il progetto. E la cosa peggiore è che vi sorprenderete del punteggio di questa sera e della posizione in classifica, facendo finta, o peggio, non capendo quanto siano imprescindibili le fondamenta quando si vuole costruire un progetto. In Italia il calcio non è un gioco. E’ una religione. E se si ha la presunzione di cambiare questi dogmi senza le basi necessarie, questo è quello che potete regalarci.

Vorrei parlare di calcio, del match, non ce la faccio. Se nemmeno un gol di vantaggio mi rende partecipe di quel che sto guardando, se la noia è il sentimento primario che vivo guardando la creatura non umana che amo di più al mondo, dovreste domandarvi il perché. Dovreste chiedervi cosa sia un club di calcio, cosa sia il VeneziaMestre, quale sia il vostro obiettivo. Non ho nulla da dire di fronte ad una partita di così infimo livello, delle sostituzioni del mister, del centrocampo leggero, degli errori di Ceccaroni. Mi avete tolto tutto, non ve lo perdonerò mai.

Ora diteci quante magliette abbiamo venduto in cambio dei nostri colori, della nostra storia, del nostro sogno. Grazie.

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