VeneziaMestre, è ancora il momento di soffrire

19.09.2021 20:13 di  Manuel Listuzzi   vedi letture
VeneziaMestre, è ancora il momento di soffrire

Fa male. Fa tremendamente male. Ma anche se sembra una frase fatta, questa è la serie a. Una categoria in cui davanti hai giocatori che sanno calciare da fuori, dove la fisicità spesso conta più della tecnica ed in cui, soprattutto, l’esperienza sa essere decisiva. Un fallo al momento giusto, della malizia negli attimi decisivi, può fare la differenza, e la prima cosa da fare adesso, è apprenderlo in fretta. La lettura dei momenti, la cattiveria sottoporta, la caparbietà nei contrasti indirizzano i match in modi in cui nelle categorie inferiori non eravamo abituati a concepire. Nella bilancia del mercato abbiamo scelto di scommettere sulla qualità dei singoli, sul loro potenziale di crescita, sacrificando la maturità di quei giocatori di “categoria” che invece lo Spezia ha dimostrato di possedere. I liguri sono sembrati decisamente più squadra per larghi tratti di primo tempo, quando il VeneziaMestre è sembrato in ritardo sia dal punto di vista tecnico, che fisico. Le distanze tra i reparti apparivano errate, il timing del pressing piuttosto casuale. Un centrocampo soventemente leggero e scarico, insieme ad un’approssimazione nelle geometrie ha consegnato agli ospiti le redini del match, con l’Unione che riusciva a rendersi pericolosa unicamente grazie alle intuizioni di Magic Johnsen. Il possesso palla dal basso di Zanetti non può funzionare se costellato da una marea di errori individuali, e dalla timidezza di alcuni nella gestione della manovra. In un Penzo tirato a lucido e tronfio dell’orgoglio arancioneroverde, la prima frazione ha proposto una squadra che difficilmente potrà ambire ad una classifica serena. Ma mentre i pensieri vacillano e le speranze scarseggiano è accaduta la metamorfosi di un VeneziaMestre sceso in campo nella ripresa in tutt’altra veste. La convinzione del proprio gioco, la crescita della propria mediana e l’abbassamento generale dei ritmi, ha consentito agli arancioneroverdi di prendere campo e consapevolezza, con uno Spezia che minuto dopo minuto si è reso conto della complessità della sfida. La stoccata aerea di Ceccawall ha regalato la prima fotografia del nuovo corso, degno epilogo di venti minuti di ottimo calcio. La mentalità zanettiana incentrata sulla ricerca cieca della vittoria ci ha portato a crederci, spinti da un rinnovato vigore atletico. Ma la conoscenza del gioco, in particolare in questo gioco da adulti, si assimila solo con i minuti sul campo, e la gestione di un finale in cui anche il punticino avrebbe fatto comodo, si è tramutata in un arrembaggio caotico che ha purtroppo dimenticato come nel calcio, tante volte, non vince chi merita di più.

Non è accettabile subire una rete del genere, in un momento del genere. Lo sviluppo di un gruppo passa anche attraverso legnate di questo tipo, ma nel gioco del pallone, mentre scorrono i secondi finali, un avversario va aggredito allo stremo, va fermato in ogni modo, perché l’obiettivo finale è la concretizzazione di 90 minuti di lotta, che non può essere sacrificata per la poca cattiveria.

Ed è un peccato perché la squadra ha reagito alla grandissima, ha offerto un secondo tempo di livello, palesando come la differenza con le dirette concorrenti non sia marcata come ci si poteva immaginare. Nei secondi 45 il VeneziaMestre è riuscito a portare finalmente più giocatori in area, ha espresso un palleggio più ficcante e convinto, ha spinto sulle fasce nei modi e nei tempi giusti. Ma quest’oggi, onestamente, troppi protagonisti hanno marcato visita, partendo da un Crngoj ampiamente in ritardo di condizione, passando per Henry che non ha confermato le buone sensazioni di Empoli, finendo con gli esterni che si sono accontentati del compitino, portando raramente superiorità numerica in fase offensiva. I cambi però sono piaciuti, con Peretz decisamente più a suo agio con ritmi in fase calante e con Aramu che è apparso nuovamente in palla nell’armonizzare la mediana con l’asse offensivo. Okereke ha avuto pochi palloni giocabili, mentre Vacca è stato arginato alla grande dalla strategia ligure. Thiago Motta ha saputo leggere bene l’incontro raddoppiando su Johnsen e concedendo ai veneziani solamente le aperture, per altro interessanti, di Ceccaroni e Caldara autori di due ottime prestazioni sia in fase difensiva che di iniziativa.

Ma non basta. Non può bastare. Queste sono le sfide alla nostra portata, le partite da portare a casa. Ma per farlo servirà ancora tempo, quello che dopo Empoli pensavamo di poter accorciare. Ed invece ce ne vorrà per mettere in pratica i dettami di un mister che ha scelto di giocarsi questo torneo a testa alta. Esattamente ciò che sognavamo.

E’ il primo vero passo falso della stagione. Una lezione da imparare in fretta. Ma non si molla e non si mollerà un centimetro, ed a quelli che sono già scesi dal carro dei vincitori, ai divanisti che santificano dall’alto della loro esperienza costruita su Champions league e scudetti, non possiamo che dire grazie, ma di voi non abbiamo bisogno. Perché l’Unione è anche sofferenza, è reazione alle batoste della vita, è resistenza e resilienza, è passione. E la passione può essere scalfita, ma mai abbattuta. E questo si, è volutamente un richiamo ad una curva unita di cui questa squadra ha dannatamente bisogno.

Avanti Unione!